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Immigrati, il “cedolino” della Questura vale come il permesso di soggiorno

Ascoli Piceno | L'assessore alle Politiche sociali, Licia Canigola esprime soddisfazione per l'esito dell'operazione compiuta dalla Provincia

“Siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto. Grazie alla sensibilità del Prefetto e delle altre istituzioni coinvolte, abbiamo potuto dare una risposta certa e confortante ai tanti cittadini extracomunitari che chiedevano certezze sul loro futuro in Italia”. Esprime soddisfazione l’Assessore provinciale alle politiche sociali Licia Canigola dopo che il Prefetto della Provincia di Ascoli Alberto Cifelli ha diramato una direttiva a tutte le autorità interessate (soprattutto istituzioni pubbliche e private che si occupano di regolarizzazione di posizioni lavorative) che, richiamando un parere espresso nello stesso senso dal Ministero dell’Interno, dice chiaramente che il “cedolino”, cioè la ricevuta di presentazione della domanda di rinnovo del permesso di soggiorno, è pienamente valida “ai fini della instaurazione o della prosecuzione del rapporti di lavoro con cittadini extracomunitari”. Il problema era sorto a causa di una non chiara interpretazione della norma che rischiava di far ricadere sul cittadino extracomunitario le conseguenze di problemi burocratici a lui non imputabili.
 
“Desideriamo ringraziare il Prefetto - spiega ancora l’assessore Canigola  - che ha preso a cuore il problema dando un rapido riscontro alle numerose istanze che, attraverso il nostro Centro Polivalente per l’immigrazione, ma anche attraverso le forze sindacali, ci erano pervenute e che noi abbiamo subito portato all’attenzione delle autorità. Il cedolino in realtà sostituisce a tutti gli effetti il permesso in attesa che esso venga rinnovato, naturalmente a condizione che la domanda di rinnovo sia stata presentata nei tempi previsti con tutta la documentazione necessaria.

Gli immigrati quindi trovano nelle disposizioni prefettizie una conferma al fatto che l’impossibilità di ottenere nei tempi previsti il rinnovo del permesso a causa dei problemi che incontrano gli uffici nello smaltire la gran mole di pratiche, non  può riflettersi sul loro diritto ad avere, o proseguire a svolgere, un lavoro regolare ma anche a tornare temporaneamente nel Paese d’origine per riabbracciare le persone care senza paura di non poter far rientro in Italia”.

06/11/2006





        
  



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