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"Per i Comuni arriveranno scelte difficili"

Fermo | L'opinione di Enrico Gualandi, vicepresidente di Legautonomie, che ha scritto ai sindaci

di Enrico Gualandi, vicepresidente di Legautonomie

Quella che segue è la lettera del vicepresidente nazionale di Legautonomie. La sede marchigiana dell'organismo ha inviato questa nota ai sindaci insieme ad una lettera in cui si esprime preoccupazione per le difficoltà di enti e comunità locali in vista dei bilanci 2007. Enrico Gualandi, vicepresidente della Lega Autonomie, indica le proposte necessarie per dare risposte adeguate al sistema degli Enti Locali.

"Legge Finanziaria 2007 – 2009, a metà del percorso parlamentare, è stata approvata con un voto di fiducia della Camera dei Deputati, su un maxi emendamento di oltre 800 commi. Così i problemi degli Enti territoriali, ancora aperti, non sono stati compiutamente discussi dall’Assemblea di Montecitorio. Il Patto di Stabilità interno per i Comuni sopra i 5.000 abitanti, per le Provincie e le Regioni, pur definito sulla base di un “saldo finanziario” (sia in termini di competenza che di cassa pari a quello medio dei tre anni 2003 – 2005 e con coefficienti predeterminati; - vedi commi dal 328 al 337-), comporterà nel triennio 2007 – 2009 un taglio delle loro spese di 14,7 miliardi di euro.

Tagli che saranno in parte recuperati con l’aumento della pressione fiscale (con il quasi raddoppio dell’addizionale IRPEF sino allo 0,8 punti percentuali, con l’imposta di scopo per opere pubbliche, con l’ICI e le tariffe). Ormai una via obbligata per il mantenimento dei servizi degli Enti locali. Nel quadro della manovra generale si colloca anche il Decreto fiscale n. 262/2006, collegato alla finanziaria, che all’art. 5 prevede una revisione di categorie catastali e quindi della rendita di unità immobiliari destinate ad uso commerciale, industriale ed uffici privati; il maggior gettito derivante, in relazione all’ICI (circa 610 milioni di euro) sarà tagliato dai trasferimenti dovuti ai Comuni.

Tutto ciò implica da parte dei Comuni scelte difficili e chiari criteri di equità. Da registrare che “il Contributo comunale di ingresso e soggiorno” è stato cassato dalla Camera dei Deputati, cancellando una facoltà che sembrava ormai acquisita alle imposte comunali. Va ricordato che fra i provvedimenti collegati alla Legge Finanziaria 2007 era previsto un Disegno di Legge sul Federalismo fiscale, ma dopo l’indicazione formale fatta nel Documento di Programmazione Economica e Finanziaria, se ne è perduta ogni traccia. Si istituisce, invece, dal 1 gennaio 2008, a favore dei Comuni, una compartecipazione del 2% al gettito dell’IRPEF, con una corrispondente riduzione di pari ammontare dei trasferimenti statali. Poi nel 2009 l’incremento del gettito compartecipato, rispetto all’anno 2008, derivante dalla dinamica dell’imposta sul reddito dell’IRPEF è ripartito fra i singoli Comuni secondo criteri perequativi definiti con Decreto Ministeriale.

Come si può constatare si è ben lontani dall’applicazione dell’art. 119 della Costituzione. Un segnale di rinvio è dato anche dalla soppressione dell’Alta Commissione di Studio che doveva indicare al Governo le modalità applicative della compartecipazione al gettito dei tributi erariali riferiti al territorio degli Enti locali. Al suo posto viene proposta, ai commi 175 – 178 della Finanziaria 2007, una Commissione sulla finanza pubblica per la classificazione dei bilanci pubblici, per meccanismi di controllo della finanza territoriale, per un efficace sistema di informazione statistica, per studi ed analisi, ecc. Altra difficoltà ai bilanci dei Comuni è data dalla previsione che stabilisce che i proventi delle concessioni edilizie possono essere destinati al finanziamento per spese correnti solo in misura non superiore al 35%; ciò mentre negli anni scorsi era riconosciuta la possibilità di utilizzarne il 50%, anche per garantire l’equilibrio dei bilanci a fronte del taglio dei trasferimenti statali. Per i Comuni con popolazione fino a 5 mila abitanti, esclusi dal patto di stabilità, si sono previsti alcuni interventi che, nel comma 350, assommano a circa 265 milioni di euro, da spalmare tra i Comuni minori che hanno un particolare rapporto tra residenti e popolazione ultrasessantacinquenne e di età inferiore ai 5 anni, fra Enti locali associati e con specifica densità di popolazione, per piccole manutenzioni ed opere pubbliche.

Di rilievo, per tutti gli Enti locali, è il mantenimento del tetto di indebitamento per investimenti così come era previsto nel 2006. Positivi sono altresì alcuni commi che specificano le modalità di esercizio delle funzioni catastali che, dal 1 novembre 2007, i Comuni potranno esercitare direttamente, anche in forma associata, sulla base dell’art. 66 del D. Lvo n. 112/1998 e con il decisivo supporto dell’Agenzia del Territorio. Assurde sono invece alcune norme ordinamentali che pretendono di ridisegnare dall’alto i Consigli Comunali, le Comunità Montane, gli Organi dei Comuni e delle Provincie, ciò mentre sarebbe più logica una organica revisione del Testo Unico degli Enti Locali. Legautonomie, facendosi interprete del malessere delle comunità locali e della estrema difficoltà a garantire servizi ed equilibrio dei bilanci 2007, auspica una ripresa della concertazione Governo – Autonomie ed una maggiore sensibilità del Senato della Repubblica nei confronti delle responsabili proposte più volte avanzate da Comuni e Province.

In particolare: 1. applicare, sin dal 2007, una compartecipazione dinamica all’IRPEF, riservando al Comune l’incremento annuale del gettito compartecipato; 2. precisare che il Patto di Stabilità interno per gli Enti locali riguardi la sola gestione di cassa e che il saldo finanziario per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 e per quello medio del triennio 2003 – 2005 sia calcolato, per la gestione di cassa, quale differenza tra le entrate finali e le spese finali; 3. utilizzare i proventi delle concessioni edilizie per il finanziamento delle spese correnti entro il limite del 75%; 4. prevedere che il gettito dell’Imposta di Scopo facoltativa sia pari alla spesa dell’opera da realizzare; 5. sopprimere la norma che esclude dall’imposta di pubblicità le superficie pubblicitarie sino ai 5 metri quadrati; 6. sopprimere le disposizioni ordinamentali impegnando Governo ed autonomie locali per una organica revisione del Testo Unico affidata al confronto parlamentare; 7. permettere l’assunzione di personale per la gestione del decentramento catastale e per la lotta alla elusione ed evasione fiscale; 8. prevedere una sanatoria rispetto alle norme punitive del Patto di Stabilità 2006; 9. riproporre, fra i compiti della Commissione sulla Finanza Pubblica, l’indicazione al Governo di proposte per il federalismo fiscale assumendo i lavori della Commissione Vitaletti come base di riferimento. Meno centralismo, più concertazione e cooperazione, rappresentano la via maestra per una prospettiva di sviluppo e risanamento, per una nuova fase riformatrice che ha bisogno dell’impegno e del protagonismo delle autonomie locali.

30/11/2006





        
  



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