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La giornata del ricordo

San Benedetto del Tronto | Sulla questione Iraq-Nassirya, ultimamente sono intervenuti due fatti che rabbrividiscono le persone dotate di equilibrio e buon senso

di Gian luigi Pepa


Sulla questione Iraq-Nassirya, ultimamente sono intervenuti due fatti che rabbrividiscono le persone dotate di equilibrio e buon senso:
- il Governo in carica si è rifiutato di dedicare una giornata commemorativa al ricordo dei caduti Italiani per la missione di pace,
- alle manifestazioni di sabato 18 novembre a Roma ed a Milano, dove al tragico grido “10, 100, 1000 Nassiryah”, sono stati bruciati fantocci raffiguranti soldati Italiani, il tutto condito con la bandiera della pace.

Corre l’obbligo, di ricordare che con due risoluzioni O.N.U. le forze multinazionali sono state legittimate ad intervenire in Iraq, missione a cui gli Italiani hanno partecipato con coraggio e determinazione, unitamente a 33 Paesi per la pace, di libertà e democrazia, del popolo iracheno.

Con la Risoluzione n.1511 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, del 16 ottobre 2003, votata all’unanimità, sono state create le premesse per un miglioramento politico, economico e della sicurezza, attraverso la partecipazione internazionale e delle Nazioni Unite alla ricostruzione politica ed economica dell'Iraq e al mantenimento della sicurezza.

Il Consiglio di Sicurezza ha disposto, che le Nazioni Unite debbono consolidare il proprio ruolo vitale in Iraq, adoperandosi, fra l'altro, per fornire aiuti umanitari, favorire la ripresa economica e le condizioni per uno sviluppo sostenibile e portare avanti gli sforzi per ristabilire e creare istituzioni nazionali e locali per un Governo rappresentativo; cioè la creazione di uno stato democratico, attraverso la predisposizione della Costituzione della nuova Repubblica;

Con la Risoluzione n.1546 del 20/6/2004, si invitava “la Forza Multinazionale a proseguire gli sforzi per contribuire al mantenimento della sicurezza e della stabilità in Iraq a sostegno della transizione politica in vista soprattutto delle prossime elezioni, e a fornire condizioni di sicurezza alla presenza Onu in Iraq. Per rilevare l'impegno di tutte le forze che promuovono il mantenimento della sicurezza e della stabilità in Iraq ad agire in conformità con la legge internazionale, compresi gli obblighi previsti dalla legge umanitaria internazionale, e a cooperare con le organizzazioni internazionali del caso. Per ... legittimare il nuovo governo iracheno, ed affermare l'importanza dello stato di diritto, del rispetto dei diritti umani compresi i diritti delle donne, delle libertà fondamentali e della democrazia comprese elezioni libere e imparziali”.

Ma l'Irak è un luogo dove la vita umana non conta, mentre la popolazione è da aiutare.

Nel contempo certa posizione politica in occidente alimentava l’odio contro le truppe definite di occupazione, e definire un'operazione militare quella che è una missione di pace è politicamente ingiusto e rappresenta una scelta sconsiderata perché offre ingiustificate motivazioni ai terroristi.

Tale atteggiamento anti-Occidentale, che vorrebbe essere anti-Americano, ma che di certo è anti-Italiano, le plateali manifestazioni in piazza hanno dimostrato che i partecipanti non solo non conoscono le Risoluzioni ONU, ma utilizzano le stereotipate bandiere arcobaleno della pace, più come un blasone, poiché di fatto nella realtà quotidiana esprimono l’odio sconsiderato contro se stessi ed il proprio popolo.

Contr’altare a questi comportamenti sconsiderati, vi è la volontà consapevole di persone che dalla normalità di una vita abituale, hanno scelto di combattere per la libertà, e che la storia non può che porli in un gradino superiore all’ordinario, ed è questa forse la vera accezione di Eroi.

Non possiamo dimenticare una di quelle frasi che segnano, e nel profondo, un pezzo di storia del nostro Paese "Adesso vi faccio vedere come muore un italiano"; la fine di Fabrizio Quattrocchi, un uomo pacato, riflessivo, che con un tono impercettibile, ed orgoglioso dell’appartenenza al proprio popolo, pronuncia negli ultimi istanti della propria vita il nome del suo Paese.

I terroristi, senza volerlo, hanno filmato un comportamento dignitoso, signorile, d’altri tempi, tanto che il ministro Frattini, disse "è morto da eroe", e l’intento denigratorio di quel filmato da utilizzare contro l’Occidente ha avuto la determinazione di dimostrare la vera forza della democrazia e della libertà, e che con il valore dell’onore sono stati denigrati gli aguzzini.

Ci sono parole che vanno usate con ponderatezza, e la parola eroe è una di queste, di certo, si può dire che Fabrizio Quattrocchi è morto in piedi, da uomo prigioniero ma non sconfitto, senza permettere a quel colpo di pistola di uccidere la sua dignità. Difficile dire cosa sia un eroe, facile dire che quelle sue parole, sono parole che restano, e resteranno.

Con decreto del 13 marzo 2006 il Capo dello Stato Carlo Azzeglio Ciampi ha conferito la Medaglia d’oro al valor civile alla memoria di Fabrizio Quattrocchi, con la seguente motivazione:
“Vittima di un brutale atto terroristico rivolto contro l'Italia, con eccezionale coraggio ed esemplare amor di Patria, affrontava la barbara esecuzione, tenendo alto il prestigio e l'onore del suo Paese. 14 aprile 2004 – Iraq”.

Altro evento drammatico da non dimenticare è quello della strage di NASSIRIYA, il cui bilancio alla fine della giornata è tragico muoiono 12 carabinieri, quattro soldati dell'esercito e due civili, i feriti sono 20, 15 carabinieri, quattro militari e un civile.

Per i caduti in Iraq, nessuna cerimonia ufficiale del Governo è stata celebrata, anzi al contrario vi è stata una manifestazione denigrativa con la partecipazione di alcuni rappresentanti dello Stato.

Purtroppo gli atti di terrorismo continuano mentre c’è chi resta indifferente, ma finché gli insensibili sono degli esagitati con la bandiera multicolore che gridano “uno, cento, mille… Nassirya” resta la gravità.

Ancor più preoccupante è l’atteggiamento di coloro che ricoprono cariche Istituzionali.

Nessuno deve dimenticare i nuovi eroi che sono la parte sana della nostra civiltà, per senso dell’onore, del dovere, della dignità, e dell’appartenenza al popolo.
L’Italia è orgogliosa del sacrificio dei suoi figli che effettivamente hanno donato alla Patria ed al Mondo il bene supremo per la vera pace, la democrazia e la libertà, è quindi giusto istituire la Giornata della Patria per la memoria storica futura per ricordare i caduti in Iraq.

30/11/2006





        
  



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