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53 senatori Ulivo: "No al carcere per un grammo di cannabis"

| ROMA - Documento sottoscritto anche dalla senatrice a vita Rita Levi Montalcini

"Siamo contrari all'uso di sostanze stupefacenti; vogliamo punire il traffico e lo spaccio; vogliamo lavorare per la prevenzione. Concordiamo con la decisione del ministro Turco".

Inizia così il documento d'iniziativa dei senatori dell'Ulivo Marina Magistrelli e Ignazio Marino sottoscritto dalla senatrice a vita Rita Levi Montalcini e dai 54 senatori del gruppo: Albertina Soliani, Francesco Ferrante, Giorgio Tonini, Luca Marcora, Luigi Zanda, Franco Danieli, Antonio Maccanico, Willer Bordon, Enzo Bianco, Felice Casson, Valerio Zanone, Guido Calvi, Silvana Amati, Goffredo Bettini, Anna Serafini, Nuccio Iovene, Renato Turano, Cesare Salvi, Natale D'Amico, Gavino Angius, Rosa Villecco Calipari, Massimo Villone, Furio Colombo, Sabina Rossa, Fiorenza Bassoli, Giovanni Battaglia, Esterino Montino, Vittoria Franco, Colomba Mongello, Walter Vitali, Giorgio Mele, Annamaria Carloni, Andrea Ranieri, Donato Piglionica, Massimo Brutti, Silvana Pisa, Augusto Massa, Carlo Pegorer, Costantino Garraffa, Mario Gasbarri, Giovanni Bellini, Marco Filippi, Leana Pignedoli, Paolo Brutti, Giuliano Barbolini, Federico Enriques, Paolo Rossi, Enrico Morando, Lido Scarpetti, Gerardo D'Ambrosio e Vidmer Mercatali.

Si legge nel documento sottoscritto dai 53 senatori dell'Ulivo: "Innalzare la quantità di principio attivo di cannabis che una persona può detenere non significa liberalizzare la droga. Chi semplifica la questione in questo modo non l'ha compresa: il decreto del ministro della salute non solo non interviene in alcun modo sull'impianto generale della legge Fini-Giovanardi (che è da rivedere, ma naturalmente nelle aule del Parlamento), ma nemmeno incide sulla illiceità delle condotte di spaccio o detenzione ai fini di spaccio. Si limita ad ampliare, peraltro in misura limitata, l'area entro la quale il possesso di sostanza stupefacente 'leggera' non comporta l'arresto e il carcere. La condotta non diventa per ciò lecita o indifferente, restano le procedure amministrative finalizzate al contrasto delle dipendenze, ma si vuole evitare che una persona, magari un giovane, conosca l'esperienza del carcere per avere con sé una quantità 'modica' di sostanza.

Siamo tutti consapevoli del fatto che la disciplina degli stupefacenti vada discussa nelle sedi opportune e con il più ampio dibattito; non possiamo aderire, però, a semplificazioni meramente ideologiche. La sede e' quella parlamentare, li' potranno essere valutate tutte le diverse posizioni a partire da un'analisi oggettiva del fenomeno e dei dati dopo le modifiche apportate dalle legge Fini-Giovanardi".

23/11/2006





        
  



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