Sperandia e Quirino Stortini, Giusti tra le nazioni
| MACERATA - Martedi 14 novembre a Macerata, in provincia, la consegna del riconoscimento
Numerosi episodi di straordinaria solidarietà hanno visto protagonisti i maceratesi durante la seconda guerra mondiale. Oggi torna alla memoria la storia della famiglia di Quirino Stortini che, fra il ’43 e il ’44, riuscì a tenere lontano dalle persecuzioni nazifastiste padre, madre e tre figli di origine ebraica.
Una storia di generosità, di gente comune che ha rischiato la vita per un forte ideale di fratellanza. A distanza di oltre 60 anni, una di quelle persone “salvate” – Viviana Volterra, oggi ottuagenaria cittadina israeliana – ha voluto riscoprire i luoghi e riabbracciare gli amici di Monte San Martino. Ma non solo. Ha segnalato nomi ed episodi all’Istituto “Yad Vashem” di Gerusalemme che conferisce il titolo onorifico di “Giusto tra le Nazioni” a chi, non ebreo, ha agito in modo eroico a rischio della propria vita per salvare dalla Shoah anche un solo ebreo. Così, una commissione, guidata dalla Suprema corte israeliana, ha valutato i fatti di Monte San Martino e ha concesso a Quirino Stortini e a sua moglie Sperandia Azzurri l’onorificenza alla memoria (i coniugi sono entrambi deceduti). A ritirarla, martedì 14 novembre nella sede della Provincia di Macerata, saranno le figlie superstiti, Maria Pia e Tommasina Stortini, dalle mani del Consigliere dell’Ambasciata di Israele in Italia, Rami Hatan.
Chi viene riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” viene insignito di una speciale medaglia con inciso il suo nome, riceve un certificato d’onore e il privilegio di vedere il proprio nome aggiunto agli altri presenti nel “Giardino dei Giusti” presso il museo “Yad Vashem” a Gerusalemme. Inoltre, ad ogni “Giusto tra le Nazioni” viene dedicata la piantumazione di un albero, poiché nella tradizione ebraica mettere a dimora un albero per una persona cara ne indica il desiderio di ricordo eterno.
La storia. Vito Volterra era membro di un’importante famiglia ebraica residente ad Ancona, padre di tre figli e commerciante all’ingrosso di tessuti. All’epoca della guerra, conoscendo bene Quirino (che aveva un emporio a Monte San Martino), gli chiese aiuto per sfuggire alla follia razziale dei nazifascisti. Così tutta la famiglia Volterra si trasferì nel piccolo paese del maceratese e lì rimase nascosta fino al termine del conflitto, vivendo in alcuni locali sottostanti l’abitazione degli Stortini, adattati per la circostanza. Finita la guerra, i Volterra ripresero a vivere la propria vita. Per alcuni anni Quirino e Vito si scambiarono alcune lettere. Ma qualche anno dopo Quirino morì, senza raccontare mai quella straordinaria avventura, mite e schivo di carattere qual era. Probabilmente convinto che quanto aveva fatto per il suo amico fosse più o meno il suo dovere. Poi, nell’estate 2004 arrivò al municipio di Monte San Martino una lettera in cui si chiedevano notizie della famiglia Stortini. La “missiva” giunse da Israele, firmata Volterra.
Dopo alcuni giorni, una figlia di Quirino telefonò al numero indicato nella lettera e dall’altro capo del telefono rispose Viviana Volterra che aveva deciso, sollecitata dai suoi nipoti e d’accordo con un altro fratello superstite, di voler tornare per la prima volta su quei luoghi e da quelle persone che la nascosero appena diciottenne. Dopo qualche settimana avvenne l’abbraccio tra Viviana e le figlie di Quirino: Maria Pia e Tommasina. Nel 2005 le due maceratesi vennero contattate dall’Istituto “Yad Vashem” che chiedeva documentazione sull’accaduto e, nei mesi scorsi, l’inattesa comunicazione dello stesso Istituto che informava del riconoscimento concesso a suoi genitori.
Una storia di generosità, di gente comune che ha rischiato la vita per un forte ideale di fratellanza. A distanza di oltre 60 anni, una di quelle persone “salvate” – Viviana Volterra, oggi ottuagenaria cittadina israeliana – ha voluto riscoprire i luoghi e riabbracciare gli amici di Monte San Martino. Ma non solo. Ha segnalato nomi ed episodi all’Istituto “Yad Vashem” di Gerusalemme che conferisce il titolo onorifico di “Giusto tra le Nazioni” a chi, non ebreo, ha agito in modo eroico a rischio della propria vita per salvare dalla Shoah anche un solo ebreo. Così, una commissione, guidata dalla Suprema corte israeliana, ha valutato i fatti di Monte San Martino e ha concesso a Quirino Stortini e a sua moglie Sperandia Azzurri l’onorificenza alla memoria (i coniugi sono entrambi deceduti). A ritirarla, martedì 14 novembre nella sede della Provincia di Macerata, saranno le figlie superstiti, Maria Pia e Tommasina Stortini, dalle mani del Consigliere dell’Ambasciata di Israele in Italia, Rami Hatan.
Chi viene riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” viene insignito di una speciale medaglia con inciso il suo nome, riceve un certificato d’onore e il privilegio di vedere il proprio nome aggiunto agli altri presenti nel “Giardino dei Giusti” presso il museo “Yad Vashem” a Gerusalemme. Inoltre, ad ogni “Giusto tra le Nazioni” viene dedicata la piantumazione di un albero, poiché nella tradizione ebraica mettere a dimora un albero per una persona cara ne indica il desiderio di ricordo eterno.
La storia. Vito Volterra era membro di un’importante famiglia ebraica residente ad Ancona, padre di tre figli e commerciante all’ingrosso di tessuti. All’epoca della guerra, conoscendo bene Quirino (che aveva un emporio a Monte San Martino), gli chiese aiuto per sfuggire alla follia razziale dei nazifascisti. Così tutta la famiglia Volterra si trasferì nel piccolo paese del maceratese e lì rimase nascosta fino al termine del conflitto, vivendo in alcuni locali sottostanti l’abitazione degli Stortini, adattati per la circostanza. Finita la guerra, i Volterra ripresero a vivere la propria vita. Per alcuni anni Quirino e Vito si scambiarono alcune lettere. Ma qualche anno dopo Quirino morì, senza raccontare mai quella straordinaria avventura, mite e schivo di carattere qual era. Probabilmente convinto che quanto aveva fatto per il suo amico fosse più o meno il suo dovere. Poi, nell’estate 2004 arrivò al municipio di Monte San Martino una lettera in cui si chiedevano notizie della famiglia Stortini. La “missiva” giunse da Israele, firmata Volterra.
Dopo alcuni giorni, una figlia di Quirino telefonò al numero indicato nella lettera e dall’altro capo del telefono rispose Viviana Volterra che aveva deciso, sollecitata dai suoi nipoti e d’accordo con un altro fratello superstite, di voler tornare per la prima volta su quei luoghi e da quelle persone che la nascosero appena diciottenne. Dopo qualche settimana avvenne l’abbraccio tra Viviana e le figlie di Quirino: Maria Pia e Tommasina. Nel 2005 le due maceratesi vennero contattate dall’Istituto “Yad Vashem” che chiedeva documentazione sull’accaduto e, nei mesi scorsi, l’inattesa comunicazione dello stesso Istituto che informava del riconoscimento concesso a suoi genitori.
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10/11/2006
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