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Il Principe Salina apre la stagione di prosa

| ANCONA – Debutto di Barbareschi al Teatro delle Muse: “tutto esaurito”. Il teatro lo applaude per più di cinque minuti.

di Andrea Carnevali

Barbareschi


Con piglio eccentrico Luca Barbareschi entra in scena nel ruolo del Principe Salina. Aspro contro la lunga tradizione del cattolicesimo italiano si è dimostrato fin da subito un attore sorprendente tanto che è stato applaudito al debutto del 30 settembre per ben cinque minuti al termine della rappresentazione.

La vicenda del “Gattopardo” è una storia nazionale che s’incrocia con la fede, con la tradizione culturale della Sicilia negli ideali romantici che sono riconquistati, anche se lentamente, nello spirito di unità nel popolo italiano.

Il romanzo “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa è stato scritto nel 1956 e pubblicato nel 1958 a cura di Bassani. Don Fabrizio Salina non viene turbato dal cambiamento che i piemontesi, arrivando a Marsala, avevano portato in tutta la Sicilia. La sua vita da nobile – da Principe Salina – gli permetteva di dedicarsi allo studio dell’astronomia e alla caccia come momenti autentici. Ma nella sua famiglia il nipote Tancredi si era dimostrato un simpatizzante dei garibaldini. Celebre la battuta del giovane Tancredi “ …Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. La nuova classe sociale che rivendica uguaglianza e libertà è riuscita a diventare potente, tanto che Tancredi sposerà la bell’Angelica, una ragazza borghese, figlia del Sindaco della città. Don Fabrizio Salina non potrà opporsi, perché ormai è consapevole dei cambiamenti che erano avvenuti in Sicilia.

La brillante interpretazione di Luca Barbareschi durante la scena della battuta di caccia, vestito con abiti di un verde squillante, ha fatto sentire, tra il pubblico, il fluire del tempo: un ricordo lontano che ha riportato alla memoria la storia della cavalleria medievale. La scena piena di pathos è stata illuminata da una luce calda che scesa sul sipario ha smorzato le battute del Principe.

Le scelte registiche di Andrea Battistini hanno fatto pensare a Luca Barbareschi forse proprio per il tono e la lunga esperienza nella vita teatrale di genere comico che predilige l’ironia. Lo stesso forse vale anche gli abiti di scena: il rosso che usciva dalla cornice di gusto secentesco e rompeva lo schema geometrico del fondale con armadi e libri. I costumi di Giammello sono stati una delle tante rivelazioni della serata. I personaggi femminili con indosso abiti di “stile razionale” erano la testimonianza di una buona contestualizzazione storica del vestire quotidiano nell’800.

La moda del tempo, infatti, della Sicilia sembrava aver subito una certa influenza dall’America. Le interpretazioni del personaggio femminile erano scandite nelle diverse scene da abiti colorati (rosso fuxia, bianco). Addirittura la giovane ragazza di casa Salina, la serva disposta ad accogliere i piaceri del Principe, era vestita con una camicia bianca.

E cosa dire della moglie che si mostra al pubblico con la camicia da notte in preghiera? Gli abiti nella scena raccontano il quotidiano della vita nobile che si andava lentamente declinando. Anche il cappello a cuffia testimonia la grande trasformazione delle abitudini dei nobili: lo stile della cuffia era entrato a far parte della moda del tempo grazie al teatro. Il glorioso passato viene ricordato dalla fitta rete di oggetti inseriti nella scena: fondali in movimento, librerie, poltrone e quadri di gusto seicentesco; addirittura la profondità della stanza è amplificata dai panneggi pesanti di gusto barocco.

03/10/2006





        
  



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