Il grido di libertà di Budapest, a Fermo, 50 anni dopo
Fermo | Parte sabato al Centro congressi San Martino la mostra organizzata dal Centro culturale il portico del fotografo Erich Lessing sulla rivoluzione di Budapest del 1956
“Budapest 1956: Il grido della libertà” è il titolo della mostra fotografica che il Centro Culturale “Il Portico”, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, allestirà in occasione del cinquantesimo anniversario dell’invasione delle truppe sovietiche dell’Ungheria avvenuta esattamente il 23 ottobre 1956. La mostra sarà esposta al Centro Congressi San Martino a Fermo e potrà essere visitata da sabato 21 a mercoledì 25 ottobre nei seguenti orari: 9:30 – 12:30 e 16:30 – 19:30.
Sono previste visite guidate per gruppi e scolaresche. Inoltre venerdì p.v. 20 ottobre alle ore 21:15 si terrà l’incontro di presentazione con il curatore della mostra prof. Sandro Chierici al Centro San Martino. Le fotografie sono state realizzate dal famoso fotografo viennese Erich Lessing che ha documentato i principali avvenimenti politici dell’Europa del dopoguerra per le riviste Life, Paris Match, Picture Post ricevendo prestigiosi premi internazionali, e documentando gli avvenimenti politici nell’Europa del dopoguerra e soprattutto gli eventi dei paesi comunisti che stavano nascendo in quel periodo. Ha ricevuto l’American Art Editor’s Award per il suo lavoro sulla Rivoluzione Ungherese del 1956 e il Prix Nadar per il suo libro sull’Odissea nel 1966.
E la mostra, al di là del valore artistico, porta con sé un profondo significato umano e civile. L'interrogativo di cosa spinga un popolo a scendere in piazza, nell’Europa martoriata da poco uscita da una guerra terribile. Le difficoltà della vita, la fame, la povertà,la mancanza di lavoro, la fatica di ricostruire un tessuto sociale e civile erano comuni in tutti i paesi d’Europa. E la prima parte di questa mostra fa capire che la situazione in Ungheria non era apparentemente peggiore di altre. Allora, di che si tratta? Nel cuore dell’uomo c’è qualcosa di più importante dell’aspirazione a un maggiore benessere. E’ l’anelito della libertà, il bisogno di dare il nome alle cose, di distinguere il vero dalla menzogna, l’esigenza di mettere in gioco se stessi in un giudizio sulla realtà, il desiderio di partecipare al bene comune, di costruire insieme una società più giusta e umana.
Per questo la rivoluzione di Budapest rappresenta una delle grandi testimonianze rese alla libertà nel secolo scorso. Una rivoluzione per sottrarsi alla cappa di un controllo soffocante di ogni espressione di pensiero, realizzata attraverso una burocrazia opprimente. Ricordarla oggi, a cinquant’anni di distanza, significa allora rivivere il grido che è in ogni uomo, in ogni tempo. E il valore di questo richiamo resta quanto mai valido soprattutto in un Occidente sempre più intorpidito e disposto ad “ accontentarsi “ di un benessere materiale che pure mostra sempre più evidente la debolezza delle sue fondamenta.
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17/10/2006
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Betto Liberati