Ato 4: il presidente Sforza critico verso Massimo Rossi
Sant'Elpidio a Mare | "La sua interpretazione sugli effetti dell'iniziativa di legge regionale è riduttiva e fuorviante"
di Pierpaolo Pierleoni

Dopo la presa di posizione del presidente provinciale Massimo Rossi sulla riorganizzazione delle autorità di ambito del servizio idrico, che ha sottolineato come sia opportuna una razionalizzazione ed un contenimento dei costi, il presidente dell’Ato 4 Cataldo Sforza, tra i più convinti promotori della protesta contro la proposta di legge regionale, replica punto per punto.
“L’interpretazione che dà il Presidente della Provincia sugli effetti di questa iniziativa è riduttiva e fuorviante. Per razionalizzare bastano alcune modifiche e una revisione degli statuti: si potrebbero diminuire i costi dei Cda e, anche se più difficile, le spese di funzionamento. Su questo non ci sarebbe opposizione ma sostegno convinto da parte di tutti. Appoggiare questa proposta di legge solo per i costi di gestione e del Cda appare moralistico e francamente demagogico. L’assemblea straordinaria dei sindaci dell’Ato 4 svoltasi il 9 settembre 2006 ha ravvisato nella legge regionale un’espropriazione sostanziale dei Comuni dalla gestione delle risorse idriche, ed approvato all’unanimità un documento che racchiude tutte le loro preoccupazioni, e che il sottoscritto è impegnato a rappresentare in tutte le sedi”.
“La Regione – continua Sforza - determina le priorità d’intervento e investimento, e stabilisce il metodo per definire la tariffa del servizio idrico; all’art. 4 si prevede che i Sindaci partecipino all’assemblea e che al Sindaco del comune capofila o al Presidente provinciale dove ha sede il maggior numero di utenti venga data rappresentanza legale e delega delle funzioni relative. Alla provincia si attribuisce immotivatamente un peso del 10%, riducendo così quello dei comuni, che sono proprietari di reti ed impianti e vengono limitati senza poter eleggere o eventualmente sfiduciare gli organi rappresentativi delle autorità di ambito. All’art. 6 si istituisce un organismo consultivo in cui sono rappresentati in particolare alcuni Comuni di minori dimensioni e dipendenti dal soggetto gestore del servizio idrico. E’ un’evidente commistione tra soggetto regolatore e gestore, così che il controllato intervenga sull’operato del controllore. Per le Ato 4 e 5, multi provinciali poiché una divisa tra la futura provincia di Fermo e quella di Macerata, l’altra tra Fermo ed Ascoli, si creerebbero anche problemi sulla scelta dell’ente capofila.
“Mentre il presidente Rossi si preoccupa che la gestione delle acque resti pubblica – conclude Cataldo Sforza - la proposta di legge prevede una deroga che consente anche per venti anni il mantenimento delle attuali gestioni, in parte private. Quindi, caro Presidente, non è questione di costi: la proposta è espressione di un neo-centralismo regionale cui si accoda anche lei, e questo spiace.
Inoltre c’è un punto prettamente politico. I comuni dell’Ato4, tutti di modeste dimensioni, difficilmente riuscirebbero a scegliere un Comune capofila, quindi dovrebbero per forza optare oggi per la Provincia di Ascoli Piceno, in seguito per quella di Fermo. Ci sarebbe una stasi deleteria per la gestione ed il miglioramento del servizi; nel frattempo, i comuni della Provincia di Macerata a chi dovrebbero rivolgersi? Nel’Ato 5, che racchiude comuni dell’ascolano e del fermano, come potrebbero questi ultimi, segnatamente il comune di Fermo, accettare e dare la rappresentanza alla Provincia di Ascoli, o ad un comune, presumibilmente quello di Ascoli Piceno? Il Presidente Rossi dovrebbe riflettere su questi interrogativi. Si è disponibili ad un confronto sereno e pacato per migliorare il testo della proposta, purché ai Comuni ed alle autorità di ambito siano garantite titolarità delle funzioni e personalità giuridica degli Ato”
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27/09/2006
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