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Ciao, Oriana

San Benedetto del Tronto | Giornalista prima che scrittrice, è stata la personalità italiana più nota nel mondo.

di Laura Ripani

Oriana Fallaci in una delle rare foto, in cui mostrava il suo sorriso.


Oriana se n’è andata. La giornalista prima che la scrittrice resta un modello, un esempio per tutti e, soprattutto tutte, coloro che vogliono fare questa professione.
Aveva 77 anni. Pochi, tutto sommato. Troppi per sconfiggere l’alieno, come lo chiamava lei, quel cancro che l’ha divorata. Ma non sconfitta.

E’ morta nella sua Firenze. La città che amava e l’aveva vista, bambina, vedetta della Resistenza. Lontano dalla sua seconda patria, New York. Oggi sarebbe giusto che tutti i giornalisti andassero in redazione con il lutto al braccio. Proprio ieri un’amica avvocato mi chiedeva della sua figura, così controversa.

Il rispetto che si è guadagnata sul campo, attraversando mille guerre dell’ultimo secolo ne fanno tecnicamente, la più straordinaria interprete dei nostri tempi. Al di là del merito delle sue idee che si possono condividere o no. Resta la scrittrice italiana più nota all’estero. Mi piace ricordare due episodi della sua vita. Quando si strappò il chador durante l’intervista al leader religioso irianano, Komeini per non abdicare alla sua dignità. Quando, durante la guerra a Città del Messico fu ferita negli scontri tra manifestanti e polizia durante una manifestazione e fu creduta morta, soltanto in obitorio un prete si accorse che respirava ancora.

Il suo essere “contro”, i potenti, i benpensanti, la real politik e la mentalità dominante non era un atteggiamento snob della ragazzina per bene, abituata alla villa sulle colline di Fiesole. Un atteggiamento maturo e ragionato, piuttosto. Di chi sa bene che il pensiero della massa nasconde da un lato l’osanna della folla di manzoniana memoria e, dall’altro, l’interesse di pochi.
Lettera ad un Bambino mai nato, il suo libro laicamente contro l’aborto è stato il primo manifesto di questa consapevolezza. E poi Un Uomo, sul suo compagno irredentista, Alekis Panagulis un atto d’amore, a modo suo. E anche i discussi La Rabbia e l’Orgoglio e la Forza della Ragione.

L’esaltazione dell’intuito femminile e, allo stesso tempo, la capacità di analisi, vedere laddove ancora nessuno osava pensare le sono stati sostegno. Tra duemila anni, quando ancora si parlerà dell’11 Settembre, il suo resoconto “in diretta” sarà ancora il più valido reportage dell’avvenimento che ha segnato il passaggio del millennio. E poi lo stile, inconfondibile e chiaro, affascinante e insuperato. In prima linea, ha vissuto tutto da protagonista, al posto giusto al momento giusto di ogni evento degli ultimi 70 anni. Senza mai rinunciare alla sua sensibilità tipicamente femminile che ne hanno modulato le ragioni.

Oggi l’Italia e il mondo hanno perso una grande persona. Potrebbe scaturire una lacrima se ella per prima non avesse insegnato che “una vera donna non piange”.

15/09/2006





        
  



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