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Fonti, fontane ma soprattutto fontanelle e cannelle

San Benedetto del Tronto | Viaggio tra quelle della nostra città...

di Renato Novelli


Secondo viaggio del Professor Renato Novelli tra "le Fontane"


Quando si parla di distruzione dell’ambiente, ci si riferisce alle grandi foreste,ai mari del mondo. Ma se c’è un eco - sistema che in Europa è stato cancellato ed è oggi completamente perduto, questo è quello delle acque locali, delle fonti, delle sorgenti, dei ruscelli, che per secoli erano stati la risorsa idrica degli abitanti dei borghi e delle città. Da lungo tempo l’acqua è stata resa sotterranea, sbarrata, i fiumi come dice un libro molto noto, non parlano più. Non da oggi.

La Domus Aurea di Nerone drenava acqua da tutta Roma per magnificare la centralità del principe e la sala stampa della Casa Bianca che tutti conosciamo nelle immagini televisive, è stata fatta costruire da Nixon, sulla piscina dove si svolgeva la riabilitazione di F. D. Roosevelt, presidente dalle gambe paralizzate e dal cervello fino. San Benedetto, piccolo borgo di pescatori, artigiani, coltivatori di verdure, ha conosciuto, come Faust, nella sua stessa dinamica modernità, la propria grande fortunata trasformazione e la propria condanna.

Era un borgo attivo e moderato, è divenuto un centro forsennato ed estremo, come testimoniano i quartieri nuovi dove l’oscena architettura dei palazzi della speculazione, delle grandi vie contorte, ha accolto e nascosto l’intelligenza umanissima dei nuovi sambenedettesi venuti da Colli, Comunanza, Force e altri decine di borghi dell’interno. Le prime vittime dello sviluppo edilizio che va chiamato con il suo proprio nome di Tsunami a rallentatore, sono state le fonti del borgo o meglio dei due borghi (San Benedetto e Porto d’Ascoli). Del passato rimangono fontane e soprattutto fontanelle, quelle verde scuro dove si beve, modesto e grande simbolo dell’intera città. In queste sorgenti urbane di acqua, si può leggere la storia della comunità locale, del sottosuolo trasparente.

Sono partito dalla madre di tutte le fontane sambenedettesi: quella, ricostruita in Piazza Matteotti,
con mattoni impropri e infedeli alla base. Ma quella fu la fontana del borgo marinaro, dove si andava a prendere l’acqua da portare a casa. Più avanti in Via Leopardi c’è una cannella con la data 1958 e un’immagine più recente di Maria. In Piazza Nardone, finalmente si vede la fontanella tipica sambenedettese. Quella dove ci si abbevera, aprendo il rubinetto. Ma non ha la base e l’acqua corre intorno. Il getto d’acqua non è centrato nell’anello del piede della fontanella. Dettagli, che indicano un’ingiusta trascuranza.

La fontana di Piazza Nardone è abbandonata. Putrida. Volgiamo la domanda a chi di dovere. Ecco in fila in una passeggiata nel ventre di San Benedetto le fontanelle del centro: a Piazza Ancona (una volta Delle uova che ora si sono trasferite in uno slargo di Via Piemonte), nei giorni di mercato i meloni si bagnano sotto il getto d’acqua, al mercato della verdura, la fontanella è la più usata in assoluto. Si vedono muratori che devono e si sciacquano il viso, venditori di9 frutta o di fiori che la usano per sé. Da lì giù verso la Rotonda. Se in Piazza Matteotti la fontana è la madre di tutte le fontane, la colonna d’acqua della Rotonda è la balia di ogni altra fonte d’acqua urbana. In poco più di cento metri, il borgo marinaro cede il passo alla città turistica.

Chissà cosa accadde nelle menti dei sambenedettesi di allora, quando con il lungomare dilatò gli spazi del borgo marinaro, tutto chiuso, fino ad allora, nel Paese Alto e nei vicoli compresi tra Via Roma e L’Albula ( il torrente nella mappa del 1892 si chiamava Albero). Non che gli ampi spazi fossero assenti: le lancette e le paranze approdavano sull’ampia spiaggia, ma erano scenari di lavoro. Le passeggiate arrivarono audacemente fino all’Hotel Progresso e i giovani che da Santa Lucia tentavano di andare a passeggiare sul Lungomare, venivano presi a sassate da altri giovani del borgo. La San Benedetto del turismo era nata.

Dopo la Rotonda, la prima fontana si ritrova alla seconda pineta di fronte allo stabilimento storico La Serenella e la quello nuovo o rinnovato Le 3 Caravelle. E’, di nuovo, una fontanella verde – scuro, adibita al dissetarsi dei passeggiatori. Molto frequentata dai turisti in transito verso o dalla spiaggia. All’ex Camping ci sono una fontana e una fontanella. La prima, non rilevante, è in rovina e non ha più acqua, la seconda ha un rubinetto di plastica rosso, riversa l’acqua d’intorno, ma funziona. Ancora verso Sud una fontanella misteriosamente moderna, non verde, ma stile ghiaia pressata, fa mostra di sé nella piccola pineta all’incrocio tra il Lungomare e Via Sforza, dietro gli stabilimenti compresi tra il 45 e il 47. Qui si abbeverano i passeggiatori della pineta medesima e primo inter pares, il mio carissimo amico Francesco Vagnoni, della CGIL. Qui finisce la passeggiata di oggi. Ho escluso Porto d’Ascoli, il Paese Alto e la cannella del ponte di fronte alle scuole elementari e la fonte del porto. Ed altre ancora, verso l’autostrada.

La riflessione a due piedi, come in ogni passeggiata che si rispetti, è molto semplice. Sulla sezione di Lungomare recentemente ristrutturata, ci sono altre acque. Perché non valorizzare anche le fontanelle tradizionali e trasformarle in passeggiata nella storia dell’acqua a san Benedetto, come storia della fine delle fonti nel mondo. Ma per fare questo non basta certo un passeggiatore svagato come me.

06/08/2006





        
  



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