Molo sud: situazione non delle migliori
San Benedetto del Tronto | Per una visione più ampia del problema delle aree attrezzate, di svago e di sosta...
di Fabio Viviani*

Molo Sud
"La situazione del molo sud, sappiamo tutti, non é delle migliori. Nonostante gli sbarramenti (vedi sbarre e scalini vari) é un posto frequentato da tantissime persone. Un posto da dove si percepisce la città e il suo intorno in maniera diversa, ampia, e nello stesso tempo, sintetica. Possiamo così vedere, di giorno, elementi distonici delle nostre ed altrui colline ma alla sera, con la notte che "ovatta" dolcemente tutto, anche i lungomari illuminati e le luci dei paesi vicini.
L'impressione che se ne trae é di un'altro città, avulsa da quell'"incasinata" San Benedetto che viviamo tutti i giorni. Per miafortuna lo percorro spesso a piedi o in bici, in ore poco frequentate.
Al mattino presto o alla sera dopo cena. In quelle ore solo pochi pescatori, anziani che passeggiano, qualche nostalgico del mare, qualche coppietta che si apparta, o chi come me soffre di pressione alta e deve camminare.
Ma quello che più deturpa l'occhio, e soprattutto la mente, sono quelle "maledette" scritte, sia spry sia a pennarello indelebile, che ormai hanno invaso le _sculture_ del molo sud. Fa male pensare all'impegno che mette la comunità nel cercare di arricchire d'arte un posto "povero" come il nostro e quel poco vederselo insozzato da mani guidate da menti infelici dedite sicuramente più alla vigliaccheria del vandalismo che a più miti pensieri.
Ma di questi "sfregi" che ce ne facciamo? Alla fine ci dobbiamo abituare anche a questo? Perché non ci si indigna più di fronte a tali idiozie? Quale amore, verso la città che ci ospita, hanno questi nottambuli senza educazione che lasciano traccia del loro passaggio, come nuovi Garibaldi dell'inchiostro?
In un mondo sempre più duro, e senza grandi ideali, è difficile far passare il concetto di educazione, di rispetto verso le cose altrui e verso gli altri, ma tant'é.
Perché non si organizzano campagne di sensibilizzazione per la scuola e le famiglie su queste situazioni? E' utopistico pensare che anche gli imbecilli possano cambiare se messi di fronte al loro pervicace comportamento? E' giusto che la gente si lamenti della sporcizia che invade l'area. Però con un pò di buona volontà questa può essere tolta. Ci vorrebbe però anche un pò di buona volontà perché possano essere messi dei cestini di cui la zona é colposamente sprovvista.
D'altra parte quando si parla di arredo urbano, nella nostra città, si pensa più a disegni di scarso valore estetico per pavimentazioni pubbliche già scarse di loro per materiali poco adatti all'uopo. Si pensa a pali di illuminazione che ricordano campi di concentramento o giraffe di studi televisivi.
Le panchine, l'illuminazione, i cestini ecc. per i nostri tecnici comunali sono elementi da prendere da un catalogo ogni volta diverso, tanto che di queste attrezzature usate sull'intero territorio comunale si potrebbe fare un abaco di moltissime pagine.
E soprattutto quando si pensa all'"arredo urbano" questi sono gli elementi a cui si pensa per ultimo.
Manca un confronto con la città su questi temi. Deve essere messo in atto un confronto che permetta di avere contributi ed osservazioni più ampie. Un confronto che permetta a San Benedetto di crescere finalmente come immagine. Un immagine moderna ed all'avanguardia.
Un'immagine che non sia ancorata a stereotipi antiquati, privi di valori e con scarso senso del domani. Un'immagine che non deve essere pensata da pochi in recondite stanze polverose.
In definitiva, ultimamente, sembra che si sia ricercato più la sicurezza di un immagine cittadina ancorata al passato che una visione futura di lunga durata. Bisogna investire in ricerca e pensare al meglio. Perché per la San Benedetto del futuro bisogna desiderare il meglio, soprattutto guardando ed osservando cosa fanno altre realtà, e non mi riferisco a quelle limitrofe.
Che ne sappiamo di quello che avviene in altri posti? Dice niente il concorso di Savona per alcune aree a mare o il concorso per la spiaggia di Pescara? Il waterfront di Civitavecchia di Massimiliano Fuksas o quello di Mola di Bari di Oriol Bohigas? Il futuro sviluppo turistico a mare di Termoli? Questo solo per rimanere in Italia.
La lista poi sarebbe lunghissima se includiamo altre esperienze europee come quelle spagnole, svedesi o olandesi. E' vero che per l'allora piano di spiaggia approvato dall'amm. Martinelli e per il rifacimento del lungomare sono state pagate consulenze all'equipe dei progettisti del piano regolatore per avere un risultato di immagine stantia?
Perché quei soldi non sono stati investiti per i nostri tecnici comunali con viaggi e stage all'estero ed in altre parti d'italia con lo scopo di capire cosa nel mondo succede?
Perché manca il coraggio dell'innovazione? Perché dobbiamo sempre arrivare dopo? E mi sovviene un grande dubbio: che con i modi usati finora forse non si arriverà mai. Non credete che sia finalmente arrivato il momento di "pensare profondamente" prima di fare? Che ne pensa la sonnacchiosa classe professionale degli architetti dedita più agli affari di cortile che ad una crescita collettiva? Che ne pensa soprattutto la città?"
*Architetto
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10/08/2006
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