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Il calcio da esempio…di vita

San Benedetto del Tronto | Gianluigi Pepa sulla vicenda Zidane- Materassi

di Gianluigi Pepa


L’epilogo della vicenda Materassi/Zidane, nonché le conseguenti manifestazioni di antitalianità, le manifestazioni antisportive, gli insulti razzisti contro l’Italia ed infine calciopoli, con le due sen-tenze, il calcio ed i suoi personaggi, sono esempio emulativo per i giovani, che oramai hanno perso i valori, ed ogni tipo di riferimento sociale, dunque il mondo del calcio è uno dei parametri di con-fronto da rapportare nel vivere quotidiano.

Di tutte le questioni che più influiscono direttamente sul comportamento dei giovani non sono tanto gli intrallazzi di calciopoli, ma il comportamento dei calciatori, i nuovi eroi.
Degli ultimi precipitosi avvenimenti calcistici resta vivo nella memoria di tutti la questione in-sorta dal comportamento di fine mondiali, cioè di Zidane e della FiFa.

Dal semplice diverbio in campo della finale tra Materassi e Zidane, ove sembra che il primo ab-bia offeso, dopo uno scambio di reciproche battute offensive in una tipica immaturità calcistica, la madre, meglio l’onore del padre, l’altro replica con una violenta testata allo sterno del contraddit-tore, che gli costa l’espulsione dal campo.

La Disciplinare della Fifa per la prima volta oltre a convocare chi ha commesso la violenza, per-ché di questo si tratta, convoca anche chi avrebbe provocato, e malgrado la confessione di Zidane: “Materazzi ha usato parole molto dure, offendendo più volte le donne della mia famiglia", "Mi ha tirato la maglia e io gli ho detto 'Se vuoi te la do alla fine della partita'. Poi lui ha detto parole molto dure che ha ripetuto più volte e che sono più dure anche dei gesti; Materazzi avrebbe detto cose "molto gravi e molto personali offendendo mia madre e mia sorella: sono prima di tutto un uomo e avrei preferito prendere un pugno in faccia piuttosto che sentire queste parole; ma non mi pento perché sono stato provocato: "E' Materazzi il vero colpevole, andrebbe punito".

La stessa confessione del francese-algerino Zidane, conferma che non sono state proferite frasi razziste, pertanto tutto il resto sono mere illazioni, non supportate da alcuna testimonianza o altro elemento di prova, al contrario Materassi a sua volta è stato realmente minacciato, da noti giocatori della nazionale transalpina tra cui William Gallas che dice “vorrei picchiarlo”, dal 61% dei francesi, dalla madre di Zidane che ha auspicato, con toni “signorili”, il taglio delle parti basse di Materazzi, elogiando il figlio dell’eroico gesto a difesa dell’onore della famiglia.

Unica cosa certa e provata è l’azione violenta, perché vista da tutti i telespettatori del mondo.
Ancor più grave è il provvedimento disciplinare emesso dalla Disciplinare della Fifa, che ha inflitto a Zidane tre giornate di squalifica dal campo di calcio Internazionale ed un’ammenda di 4.900 Euro, e a Materazzi due giornate di squalifica, con un’ammenda di 3.200 Euro, per aver proferito frasi offensive non di natura razzista.

Peggiore del provvedimento, sono le conseguenze concrete delle sanzioni, poiché per Zidane la squalifica costituisce un nulla di fatto dato che, guarda caso, ha appeso le scarpette al chiodo, e la sanzione di 4.900,00, non è certo esemplare per chi incassa milioni di euro, mentre per Materassi la squalifica è effettiva.

Che dire poi dei trascorsi violenti di Zidane di cui tutti sembra si siano dimenticati: il calcio al viso, durante gli europei, ad un giocatore che era a terra, o l’espulsione ai precedenti mondiali.

La stampa internazionale ha condannato il gesto di Zidane, ma nel contempo si è preoccupata di conoscere il perché della reazione, chiamando esperti conoscitori del labiale, accusando l’italiano di essere un provocatore, insomma un’indagine ad ampio raggio al fine di giustificare il gesto che non può essere definito in modo diverso da violento.

Per cui perché quando Totti ha sputato, o De Rossi ha inferto una gomitata all’avversario, sono stati espulsi, e nessuno ha cercato la motivazione o la giustificazione, e l’opinione pubblica senza mezzi termini ha offeso il calcio italiano, perché De Rossi e Totti immediatamente si sono scusati del gesto, al contrario perché il “campione” non si è scusato, ma ha anzi dichiarato “non mi pen-to”, perché tutti hanno cercato per Zidane le presunte attenuanti o giustificazioni, perché Zidane è stato premiato con il “Pallone d’oro”, malgrado l’espulsione.

La spiegazione della Federazione Calcistica Internazionale, non convince ed è ovviamente fitti-zia, poiché non si conosce l'esatto numero di giornalisti che hanno votato prima e dopo la finale, depositando le schede elettorali in un'urna rimasta aperta per 24 ore nel centro stampa di Berlino, ed i voti sono stati contati soltanto al termine della procedura.

Mentre c’è da chiedersi se i giornalisti che hanno votato a favore di Zidane prima della finale e quindi prima dell’espulsione e quindi prima della manifestazione di violenza, avrebbero comunque assegnato il Pallone d’oro ad un grande campione, che finisce con un gesto da piccolo uomo.

Il calcio è un gioco che muove le masse, i giocatori sono i nuovi eroi, purtroppo d’esempio formativo per i giovani, conseguentemente nel momento che ci si accinge ad emettere un giudizio disciplinare non è possibile mettere sullo stesso piano la violenza e un presunto insulto orale.

Non si può ignorare o cambiare le carte in tavola di fronte a comportamenti diseducativi, la vio-lenza non può essere giustificata, a meno che tale giustificazione non nasconda la diffusa anti-italianità.

L’epilogo della vicenda è l’uscita sul mercato di video-giochi violenti in cui per giocare e vince-re bisogna dare testate al prossimo, questo è il grande esempio educativo e sociale del “capio-ne”.

27/07/2006





        
  



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