Ad Appignano si parla di pace
Appignano del Tronto | Dopo la mostra, il concerto e il teatro, la tavola rotonda chiude il festival della Pace promosso dai giovani del circolo appignanese.
Un Festival per la pace è stato quello promosso ad Appignano dai giovani componenti dell’associazione socio-culturale Circolo Appignanese, con il patrocinio del comune di Appignano del Tronto e della Provincia di Ascoli.
Un festival costruito attorno ad uno strumento ricco di simbolismi e di storia, qual è quello del manifesto.
Infatti per tutti i 3 giorni, da venerdì scorso a domenica, dalle 10 alle 24, è stato possibile visitare la mostra del Manifesto Pacifista presso i locali della scuola Materna. Più di 100 i manifesti esposti, concessi dal Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale di Bologna, presieduto da Vittorio Pallotti. Una testimonianza viva e ancora tangibile in grado di risvegliare le coscienze su un tema antico ma ancora tanto attuale come quello del pacifismo e del disarmo.
Ma il festival è stato anche molto di più; è stato divertimento e musica, con gli Yuppie Flu e gli Zoodiva, portati ad Appignano da Piermario Maravalli di Picenoeventi per un concerto, lo scorso sabato, tutto da ascoltare.
Ed è stato anche riflessione, attraverso lo strumento del teatro, sabato con Piergiorgio Cinì e il suo spettacolo Schifo, e condivisione delle idee domenica con la tavola rotonda “L’industria della Pace”, con il sindaco di Appignano Maria Nazzarena Agostini, Massimo Rossi presidente della Provincia di Ascoli Piceno, Licia Canigola assessore provinciale alle politiche per la pace e la cooperazione mondiale, Nazzareno Quinzi presidente della consulta per la pace per la provincia di Ascoli e coordinatore regione Marche del WCRP regioni per la Pace, Omar Khattab coordinatore del centro polivalente provinciale immigrati di Ascoli Piceno, Vittorio Pallotti presidente del Centro Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale, e il coordinamento di Stefania Spina dell’associazione socio-culturale “Circolo Appignanese”.
“Parlare di Pace significa parlare di economia di giustizia – ha ricordato il presidente Rossi – in un mondo dove si va sempre più allargando la distanza tra chi non ha niente e chi ha troppo e dove siamo ormai anestetizzati dall’orrore quotidiano che si vive in terre martoriate dalla guerra o dalla carestia. La responsabilità delle comunità locali come Appignano sta proprio nel diffondere una cultura della Pace, che passa attraverso un cambiamento nel nostro stile di vita e del nostro modello di sviluppo, che si è fin troppo mostrato fallimentare”.
E allora la pace deve essere costruita dalla società civile, giorno per giorno. “La pace va seminata – afferma Omar Khattab – educhiamo i nostri figli alla Pace”.
Ed è Vittorio Pallotti a tracciare un bilancio relativo all’avanzamento del percorso di pace nel nostro paese, ove si impone una generale riconversione dell’industria bellica. “A partire dalle armi pesanti a quelle di distruzioni di massa, per poi passare in modo graduale ad una drastica riduzione di produzione di quelle leggere”. E se da questo punto di vista il paese è ancora fermo, non lo è sotto l’aspetto dello sviluppo del mercato equo solidale, della nascita delle centrali per le energie rinnovabili e su un fertile tessuto associativo (da associazioni come Emergency e Medici senza frontiere a quelle più piccole, regionali comunali, rionali) che costituiscono un segno di speranza “perchè sono la testimonianza di un inizio di riconversione delle coscienze, ineludibile premessa per la riconversione dell’industria di guerra in industria di pace”.
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24/07/2006
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