Il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Paolo De Castro ha emesso il 18 luglio il decreto relativo al fermo pesca 2006. Le navi abilitate ai sistemi di pesca a strascico e/o volante, iscritte nei compartimenti da Trieste a Termoli, dovranno interrompere la pesca per ventisei giorni consecutivi, dal 31 luglio al 25 agosto (art. 3, comma 1).

«Nelle otto settimane successive all’interruzione temporanea e comunque non oltre il 31 dicembre 2006, le unità iscritte nei compartimenti marittimi da Trieste a Gallipoli che effettuano il fermo obbligatorio, autorizzate allo strascico e/o volante, osservano un ulteriore periodo di interruzione dell’attività tale da consentire un numero massimo di giorni operativi di pesca pari a trentadue nell’intero periodo» (art. 6, comma 2).

Dall’entrata in vigore del decreto fino al 31 ottobre 2006 è vietata «la pesca a strascico e/o volante entro una distanza dalla costa inferiore alle 4 miglia ovvero con una profondità d’acqua inferiore a 60 metri» (art. 5, c. 4).

Il divieto nel tratto specificato è ovviamente esteso anche alle navi provenienti da altri compartimenti (art. 4, c. 2). Il divieto nei loro confronti, tuttavia, si estende per altri dieci giorni feriali dopo il termine del fermo (art. 6, c. 1).

Come parziale deroga, «Le navi abilitate all’esercizio con altri sistemi di pesca, oltre allo strascico e/o volante, nonché quelle autorizzate al pesca-turismo, possono optare, con rinuncia alle misure sociali, per la continuazione durante il periodo di interruzione obbligatorio, della pesca con gli altri sistemi, previo sbarco delle attrezzature per lo strascico e/o volante» (art. 4, c. 4). Ma «effettuata l’opzione, le navi in questione possono riprendere ad operare a strascico e/o volante solo a partire dall’inizio della nona settimana dopo la conclusione del periodo di fermo cui avrebbero dovuto partecipare» (ib.).