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La Vinea sulla Oliva ascolana Dop

Ascoli Piceno | “Produrre Oliva Ascolana Tenera del Piceno DOP non è un obbligo ma è una scelta di qualità, chi vuole produrre altro potrà continuare a farlo ma nella chiarezza sia commerciale sia produttiva”.

Dalla società Cooperativa Agricola Vinea riceviamo e pubblichiamo:

In merito agli articoli apparsi in questi giorni sulla stampa locale circa il riconoscimento della DOP per l’Oliva Ascolana del Piceno ci sentiamo il dovere di fare alcune considerazioni:

Ci pare innanzitutto che vada stigmatizzato il modo in cui certe organizzazioni di categoria affrontano con superficialità ed in maniera controproducente, per l’immagine del territorio e degli stessi operatori che dice di rappresentare, un tema fondamentale per lo sviluppo dell’economia sia agricola sia turistica della nostra area.

E’ noto a tutti che l’Italia può fregiarsi del maggiore numero di prodotti DOP che la rendono un vero giacimento gastronomico, e che milioni di visitatori, di tutto il mondo, decidono di trascorrere un periodo di vacanza nel nostro paese sia per l’enorme ricchezza del patrimonio storico, artistico e culturale sia per questa ricchezza di produzioni, tipiche, garantite e certificate.

Da anni a livello internazionale si cerca di portare avanti una dura battaglia con le competenti Istituzioni affinché tutelino i marchi DOP italiani da imitazioni, adulterazioni, e sofisticazioni in quanto dannose per l’immagine del nostro sistema produttivo e foriere d’incalcolabili danni economici.
L’Oliva Tenera Ascolana rappresenta un prodotto simbolo del Piceno, nota, apprezzata e ricercata per le sue particolari caratteristiche, sin dai tempi di Marziale, il piatto che ne deriva, le olive farcite e fritte all’ascolana godono di una fama universalmente riconosciuta, e chi ha avuto modo di degustarle, prodotte da una qualsiasi gastronomia di qualità della nostra provincia, attende con brama la possibilità di poterle riassaporare.  

Conscia dell’enorme ricchezza di uno dei nostri prodotti simbolo, VINEA  per prima si è spesa, anche in termini finanziari, collaborando con Slow Food per l’istituzione del Presidio dell’Oliva Tenera Ascolana.

Si è inoltre avviato un progetto di filiera, lavorando direttamente la drupa ascolana in salamoia, ciò nello spirito di approdare ad una vera valorizzazione e promozione con obbiettivo prioritario di riconoscere una giusta remunerazione alle aziende agricole produttrici.

Noi riteniamo che il problema, al di la di fumosi e più o meno interessati allarmi, sta tutto qui, ossia garantire ai nostri produttori un giusto reddito per il loro lavoro ed impegno, ciò che ovviamente vale anche per tutte le materie prime impiegate nella produzione del succulento piatto, carne, uova, ma anche pane ed olio. 

I nostri produttori agricoli hanno accettato la sfida della qualità, ma spesso quanti coltivavano la tenera ascolana, a causa prezzi molto bassi, che non garantiscono un’adeguata remunerazione, preferiscono molire la Tenera ricavandone olio o, addirittura, hanno reinnestato oliveti con varietà da olio. Le olive greche o pugliesi costano meno ed è più facile utilizzarle ma quale valenze organolettiche e garanzie di qualità danno?

Tanti allevatori locali di razza marchigiana e di carni avicunicole, lottano tutti i giorni per affermare la qualità riconosciuta della carne prodotta ma si sono trovati a dover ridurre i capi. Ovviamente la carne proveniente dalla Turchia o dall’est Europa è a più buon mercato ma che garanzie abbiamo sulla sua qualità e sicurezza?

Quando ci si lamenta della mancanza di Oliva Tenera Ascolana, o delle altre materie prime, ci si dovrebbe interrogare sui motivi reali! Come mai certe associazioni, rappresentative di commercianti, artigiani ed industriali, sinora non si sono chieste quale oliva verde venisse utilizzata e venduta spacciandola per Oliva Ascolana? 

Valutazioni di questo tipo si possono fare per qualsiasi filiera produttiva agricola, dobbiamo allora chiederci se sia ora di passare veramente dalle parole ai fatti.

Pensare di avviare un’effettiva ed efficace collaborazione di filiera tra trasformatori, produttori artigiani, produttori zootecnici ed aziende olivicole, un rapporto in grado di garantire produzioni finali di alta qualità, ottenute con prodotti realmente del territorio, ed investendo risorse in una più efficace e mirata promozione e valorizzazione territoriale e delle sue eccellenze.

Siamo certi che tale approccio garantirebbe sicuramente maggior occupazione nel nostro territorio, dando giuste soddisfazioni a tutti gli attori della filiera, salvaguardando gli interessi di tutti e garantendo un futuro più certo per tutto il settore agroalimentare.

Noi non vogliamo rassegnarci al declino produttivo della nostra agricoltura ma però dobbiamo crederci tutti insieme. 

Produrre Oliva Ascolana Tenera del Piceno DOP non è un obbligo ma è una scelta di qualità, chi vuole produrre altro potrà continuare a farlo ma nella chiarezza sia commerciale sia produttiva, in primis nei confronti dei consumatori, senza quindi sfruttare un nome che non può essere svilito.
Siamo certi che chi ha ritenuto di dare l’imput per tale allarme, in realtà non rappresenti affatto le migliori energie produttive del nostro territorio, ristoratori, albergatori, artigiani ed industriali dell’agroalimentare, perché la nostra esperienza di anni di lavoro, anche con tanti rappresentanti di questi settori, ci fa ritenere che la maggior parte degli operatori enogastronomici della nostra area siano i primi attenti alla qualità di ciò che propongono alla loro clientela potendone, giustamente, farsene un vanto oltrechè motivo di riconoscimento e vantaggio nei confronti dei consumatori.

Chi a blandito l’arma dell’allarme probabilmente poco ha a che fare con la gastronomia e la ristorazione picena di qualità ma vuole invece spacciare tonnellate di “polpette” con l’oliva prodotte a basso costo, con carni spesso provenienti dall’estero, olive, quando va bene, pugliesi o greche, pan grattato importato addirittura dall’Inghilterra per olive ascolane, facendo quindi profitto sfruttando la notorietà ed il valore aggiunto che questo prodotto possiede senza nessun legame produttivo e di materia prima con il nostro territorio.

Per chiudere, tornando alla metafora giallistica, non vorremmo che in tutta questa storia la vittima fosse l’Oliva Tenera Ascolana del Piceno come simbolo della qualità che la nostra zona sa esprimere e che l’omicida, nella veste di maggiordomo di alcuni interessi forti, sia impersonato da qualche associazione di categoria che tutto abbia a cuore piuttosto che l’affermazione della nostra realtà territoriale come zona di eccellenza nel panorama nazionale, se i nostri sospetti fossero fondati invitiamo le Istituzioni preposte, tutte le istituzioni, in primis la Camera di Commercio, la provincia e la Regione, a non rendersi complice di un simile misfatto, ne va degli interessi e dell’immagine, non nostri ma di tutto il Piceno.

03/06/2006





        
  



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