La libertà di pensiero, di espressione trova il limite nel rispetto dei sentimenti e delle idee dei contraddittori.

Ma se il valore religioso è fondamentale il valore di patria non lo è da meno.

Nella questione insorta dalle vignette che ironizzano sulla figura di Maometto c’è da chiedersi se queste producono concretamente un’offesa alla religione o se semplicemente creano ilarità in sé e per sé, seppur nel rispetto della fede religiosa che non viene intaccata nella Sua dignità.

Certo che la spropositata reazione oltre ogni limite di decenza, ha superato ultra dimidium la presunta offesa.

Ma la bandiera non si brucia.

La bandiera, l’inno nazionale, sono simboli che appartengono all’orgoglio e alla storia di un popolo.

Per il nostro paese, il tricolore è stato il simbolo d’indipendenza e libertà, un simbolo che aiutò a maturare la coscienza culturale e politica di una reale coesione nazionale.

Era il 3 gennaio 1797 quanto durante la proclamazione della Repubblica Cispadana, al congresso di Reggio Emilia, Giuseppe Compagnoni presentò il tricolore quale bandiera italiana di stato.

Attraverso la bandiera ci riconosciamo figli della patria, una e indivisibile, eredità lasciata dai nostri avi, attraverso la quale vi vediamo rappresentata la nostra famiglia, i nostri sentimenti più cari.

Vi si rispecchiano i Nostri principi, la volontà del lavoro, del sacrificio, del costruire perché questo è il popolo italiano e nessuno arrogante, insensato, violento può permettersi impunemente di offendere quello che c’è più di intimo nei nostri sentimenti e la bandiera ricopre il primo posto.

Onore quindi alla bandiera.

*Un cittadino offeso