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Depressione: male oscuro che si può vincere

Ascoli Piceno | Riflessioni dal Texas ed un invito a non aver paura

di Anna Laura Biagini


“La depressione è una malattia fisica vera e propria, è ereditaria, e può essere fatale”. Questa la riflessione pervenutaci in una lettera, da una lettrice marchigiana, residente in Texas, che ogni mattina legge il nostro giornale, per “legarsi” alla sua terra. “Fortunatamente”, continua la lettera, “la depressione clinica è curabile, con molte terapie sia chimiche che psicologiche. Nella maggior parte dei casi, una combinazione di entrambe le terapie, risolve il problema. E' un peccato che il pubblico Italiano ancora abbia paura delle terapie chimiche e psicologiche”.

Queste considerazioni sono scaturite a seguito della pubblicazione di un articolo di cronaca, qualche giorno fa, sul suicidio di un finanziere ascolano, il cui gesto si è supposto, sia stato causato da eventi dolorosi e dalla conseguente depressione. “Si, la solitudine e l'angoscia possono condurre una persona sana al suicidio”, riflette la nostra lettrice, ma pone l’attenzione sulla malattia, da molti definita del secolo, la depressione. l’ombra nera che cala all’improvviso sulle anime delle persone, le indebolisce, le sfinisce e raramente le abbandona.

Un pericolo reale, ancora non avvertito come grave affezione fisica e psicologica, anzi, spesso sminuito e per questo trascurato, ma così grave da portare talvolta a gesti estremi. C’è molta reticenza su questo argomento, senso di colpa per chi è depresso e pregiudizio della società. "Noi non prendiamo le pillole come gli Americani", questo ha sentito dire la lettrice qui in Italia. Ed è vero, la cultura cattolica in cui siamo immersi, porta molti a credere che le medicine curano solo il corpo. La mente è ancora vista come parte immateriale di esso, sede di uno spirito che la preghiera forse può curare, la chimica no.

La vera causa allora delle morti per depressione, in solitudine, senza poter comunicare un dolore che soffoca e toglie il respiro, “è”, come ci viene suggerito nella lettera, “forse la mancanza di consapevolezza, che la depressione clinica e' una malattia che può essere alleviata, nonostante le perdite grandi che tutti abbiamo nella vita”. Una carenza di informazione, come sempre causa danni irreparabili. Anche noi crediamo come chi ci scrive che, “è un peccato che ci accontentiamo di dire era depresso e capiamo che si e' suicidato. Io vorrei invece gridare era depresso, si e' suicidato, ed adesso vediamo come si possa evitare di avere un'altra vittima, che certamente lo seguirà”.

La speranza è che questa triste vicenda possa essere utile, un invito ai lettori ad educarsi, conoscere e capire che la depressione può essere curata, vinta. E che la colpa non è di chi ne soffre, ma di una società che ci lascia soli, che giudica anche quello che non capisce, solo perché diverso. Conclude la lettera, “la colpa del suicidio non si dà mai a nessuno: è una tragedia. Ma le informazioni giuste sono necessarie, per evitare più tragedie”.

09/02/2006





        
  



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