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Lezione di interculturalità all’Ex Cartiera Papale

Ascoli Piceno | Colla: “La vera democrazia non è quella che dà ragione alla maggioranza, ma quella che tutela le minoranze”

di Anna Laura Biagini


Lezione di interculturalità ieri all’Ex Cartiera Papale, nell’ambito delle manifestazione legate alla mostra Dalle ceneri di Sobibor, organizzata dall’Istituto di Storia Contemporanea. L’esposizione, che ha avuto un inatteso successo, ha accolto molti visitatori, tra cui 10000 studenti e avrà la sua conclusione domenica 5 alle 17, dove nello stesso sito si proietterà il video di Mimmo Calopresti, Volevo solo vivere. Poi la mostra proseguirà per Parigi e Washington.

Nell’appuntamento di ieri pomeriggio, studenti, cittadini interessati e autorità cittadine, tra cui il Prefetto Cifelli e il Presidente della Provincia Massimo Rossi, hanno assistito alla lezione di storia e civiltà, tenuta da Costantino Di Sante, Presidente dell’Istituto, Olimpia Gobbi, Assessore provinciale alla Cultura e Giuliano Colla, Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche italiane, giunto in rappresentanza del Presidente Amos Luzzatto.

Dopo la collocazione storica della Prof. Gobbi, che ha raccontato la situazione di convivenza nel nostro territorio, tra la comunità locale e quella ebrea, che dal XI al XVI secolo, hanno vissuto insieme perfettamente integrati. “Vorrei mettere in evidenza”, ha detto la Prof. Gobbi, “come ci sia sempre stata una relazione continua tra il nostro territorio e la comunità ebraica, attiva in vari settori, particolarmente nel settore finanziario, in cui erano polmone dello sviluppo locale”. Questo fino alla cacciata dello Stato Pontificio, quando il mondo cattolico si chiuse, oppresso dalla paura, “quella paura”, a continuato l’Assessore, “che potrebbe riproporsi oggi, seppur con diversi nemici. Da qui l’importanza di ricordare Sobibor, ma soprattutto di capire eventi come questi”.

Anche Costantino Di Sante, nel suo intervento, narra le vicende della esigua realtà ebraica nelle Marche, specialmente del periodo della 2ª Guerra Mondiale, della loro ghettizzazione e deportazione. Di Sante ha ripercorso gli episodi tragici, che portarono gli ebrei marchigiani alla morte, per mano spesso dei loro concittadini, su un territorio, che ospitò svariati campi di internamento, tra cui quelli di Offida, Servigliano, Maltignano, Fiastra. Tristi storie, tragiche, toccanti e non totalmente sconosciute, ma del quale evidentemente c’è ancora bisogno, poiché ha concluso Di Sante, “c’è chi espone ancora svastiche e simbologia nazista allo stadio. Che uso è questo della storia? Eppure dobbiamo ricordare che non siamo stati solo vittime o brava gente, ma anche carnefici”.

Conclusioni di Giuliano Colla, con un affascinante serie di esempi, talvolta curiosi, che dimostrano come la nostra cultura sia intrisa di elementi di altre civiltà, tra cui quella ebraica e di come queste siano talmente radicate, da non conoscerne più nemmeno l’origine. “E’ la diversità che arricchisce”, ha spiegato Colla, “appartenere ad una comunità formata da diversi contributi, che contribuiscono all’evoluzione. La stessa lingua italiana, nacque dal fecondo incontro nella corte araba-normanna di Palermo e da lì si diffuse a nord, dandoci illustri esempi di letteratura volgare. Gli Ebrei spesso sono stati tramite col sapere arabo ed hanno arricchito la cultura italiana con la loro mediazione”. Ma anche diffondendo alimenti (finocchi e melanzane), ispirando il gioco del lotto con la Kabala. Piccoli gesti del quotidiano, scelte che possono combattere l’ottusa bigotteria. “I pesanti silenzi”, ha terminato Colla, “non servono a niente, ci vuole riconciliazione. Piangere cioè tutte le vittime allo stesso modo, ma non trattare le cause per cui morirono alla stessa stregua. In fondo essere diversi significa solo dare un diverso contributo ad una causa comune”.

03/02/2006





        
  



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