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“Il nucleo industriale va chiuso”

Ascoli Piceno | Assindustria riunita in Giunta: l'Ente non può essere più strumento "pianificatore dello sviluppo dell’area"

Gli imprenditori chiedono la chiusura definitiva del Consorzio di Industrializzazione delle Valli del Tronto, del Tesino e dell’Aso.

Questo è quanto espresso unanimemente dalla giunta dell’Associazione degli Industriali di Ascoli a seguito ad una partecipata riunione (40 i membri presenti, rappresentanti delle diverse realtà imprenditoriali del territorio provinciale), conclusasi con il mandato al presidente Adriano Federici di portare questa istanza nelle opportune sedi decisionali.

“La posizione dell’associazione – riporta la nota stampa – è stata assunta dopo un’attenta ed esauriente analisi dell’operato dell’Ente dalla sua costituzione, passando per il provvedimento della Regione Marche del 1996, fino ai giorni nostri”.

Da qui il riconoscimento dell’utilità che il Consorzio ha avuto in passato, ma anche la consapevolezza dei problemi di gestione sopravvenuti in seguito alla cessazione dei benefici della Cassa per il Mezzogiorno.

“Ciò che oggi si contesta – continua la nota – è che per far fronte a tali problemi si voglia ricorrere alla retrocessione delle aree già assegnate alle imprese”, cosa che secondo gli imprenditori limiterebbe in modo inaccettabile le prospettive di sviluppo e di crescita.

Ma gli industriali non si fermano qui, anzi lamentano “lungaggini di procedura” per l’assegnazione e l’utilizzo delle aree, “l’incertezza nei tempi, negli oneri e negli esiti” e la non rispondenza qualità-costi relativamente ai servizi erogati dall’ente, come “la gestione dei reflui industriali, dell’acquedotto industriale, della cartellonistica-segnaletica e del livello di manutenzione delle infrastrutture di servizio nel loro complesso”.

“In buona sostanza – conclude la nota – gli imprenditori ritengono, per i motivi sopra esposti, che sia superata la motivazione dell’esistenza dell’Ente quale pianificatore dello sviluppo dell’area, così come risulta evidente che l’attività di erogazione di servizi sia funzione secondaria e facilmente restituibile al libero mercato per garantire concorrenza e quindi minori costi e maggiore qualità dei servizi stessi”.

24/02/2006





        
  



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