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Le storie estreme e la storia

| I racconti della Shoah.

Siamo forse troppo abituati all'idea che la storia della distruzione dell'ebraismo europeo sia un campo d'indagine poco frequentato dagli italiani. A parte i lavori di Michele Sarfatti, Collotti, l'intelligente opera di divulgazione di Frediano Sessi e di pochi altri il panorama italiano sembra alquanto vuoto. "Le storie estreme e la storia. I racconti della Shoah", edito dalla Associazione culturale "L'orecchio di Van Gogh", smentisce questa idea preconcetta.

Il libro nasce da un corso di aggiornamento per insegnanti promosso nell'anno scolastico 1997/98 dall'Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea nella provincia di Bologna e si propone come una lettura "non lineare" della Shoah. Costruito infatti su diversi interventi affronta temi anche inediti. Una piacevole sorpresa - tra le tante - è l'intervento di Silvio Paolucci che si sofferma sulla autobiografia di due storici che hanno dato i maggiori contributi alla ricostruzione della Shoah: Raul Hilberg e Saul Friedlander. Una piacevole visione del lavoro della storia attraverso la biografia degli storici.

Altro tema affrontato - e molto poco frequentato altrove - è la poesia. Se ne occupa nel libro Paolo Bonavita che ribalta la frase di Adorno secondo cui dopo Auschwitz "è impossibile scrivere poesie".
Scorrendo il volume la piacevole impressione che i temi trattati siano realmente innovativi per il pubblico italiano si rafforza. A costo di essere ripetitivi dobbiamo notare come la scelta di affrontare le "traiettorie linguistiche del nazismo" (Deoriti) o la normalizzazione della storia sia originale ed interessante. Non ci si è neppure nascosti il problema del revisionismo e del negazionismo: lo affrontano Silvio Paolucci e Rossella Ropa rispettivamente nell'intervento "Normalizzazioni e risentimenti" e in "La negazione della storia".

Lo sforzo sembra essere quello di offrire una panoramica a tutto campo della Shoah con la predilezione per angoli visuali poco frequentati. Ne risulta più che un lavoro "che fissa" i problemi, un impegno di riflessione che spinge al rinnovare le domande, a porle in una luce differente, a sviluppare percorsi di lettura successivi.

Dalla lettura del volume emerge una considerazione che ha un duplice sapore, da un lato scopriamo la piacevole sorpresa di un lavoro storiografico di valore che parte dalla scuola; dall'altro siamo spinti a domandarci il perché emergano così poco le capacità di analisi presso il grande pubblico. Sembra oggi che la storia sia diventata terreno per giornalisti che si improvvisano storici, divulgatori dediti allo "studio" del piccolo scandalo del potente di turno, polemisti da televisione.

La storia sembra diventata terreno privilegiato di personaggi a caccia di "enigmi", di "misteri", di "complotti". Il risultato è che l'apparire di contributi seri, documentati, intelligenti ci riapre alla speranza che anche in Italia non manchino intelligenze e capacità per interpretare e capire.

Recensione di Giovanni De Martis apparsa in www.olokaustus.org

28/01/2006





        
  



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