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Un anconetano alla guida dell’ambasciata italiana a Nairobi

| ANCONA - Al teatro delle Muse interverrà Enrico Gerardo De Maio

All’iniziativa della “Giornata delle Marche” prevista per sabato pomeriggio al teatro delle Muse di Ancona ci sarà anche la testimonianza di Enrico De Maio, attuale Ambasciatore d’Italia a Nairobi.
Nato ad Ancona il 14 febbraio del 1940, De Maio ha vissuto la sua adolescenza ad Ascoli Piceno e appena laureato in giurisprudenza e in scienze politiche, ha intrapreso la carriera diplomatica. Dopo essere stato assegnato alla direzione generale degli Affari Economici, nel 1970 è diventato console aggiunto commerciale a Hong Kong e poi a New York. Nominato ambasciatore ad Abu Dhabi nel 1987 e poi successivamente promosso Ministro plenipotenziario, nel 2000 è stato ambasciatore a Islamabad.

La sua storia simboleggia momenti significativi della Giornata delle Marche in particolare quando è stato inviato speciale del ministero degli Affari Esteri per l’Afghanistan perché ha contribuito attivamente alla costruzione della Pace dando un forte e sostanziale appoggio al progetto di rovesciare i Taleban e sostituirli con un governo formato da tutte le etnie, proporzionalmente rappresentate e con riferimento centrale l'ex re Zahir Shah.

Nel novembre del 2001 De Maio ha rilasciato un’intervista all’indomani dell’agguato fallito teso a Hamid Kharza e dell’uccisione di Abdul Hag, inviato in Afganistan dell'ex re Zahir.
“Hamid Kharzaj è un capotribù di etnia pashtun che si stava dirigendo verso il sud dell'Afganistan per preparare un'insurrezione. Kharzaj è un uomo di grande intelligenza e coraggio, a lui debbo molto.

Mi ha fatto comprendere i complicati problemi dell'Afganistan e mi ha fatto amare questo straordinario e martoriato Paese. Abdul Haq è un eroe che si è sacrificato per la liberazione del suo Paese. Un uomo che se non fosse esistito avremmo dovuto inventarlo in quanto era una figura al di sopra delle parti, riconosciuta da tutti gli afgani, dalle Nazioni Unite, dalla Loya Jirga. Un uomo indispensabile in questa fase transitoria non per restaurare la monarchia, ma per una conciliazione nazionale”.

“Paradossalmente – continua De Maio - l'11 settembre e la conseguente guerra hanno, in un certo senso, portato all'attenzione del mondo la questione afgana. Non sono in grado di parlare della strategia americana del dopoguerra perché Washington confida nelle operazioni belliche, ma so con certezza che senza i pashtun non si va da nessuna parte. Lo dimostra bene anche la posizione più volte sottolineata dal Pakistan che non accetterebbe un governo con una posizione preponderante dell'Alleanza del Nord. Non credo proprio che esista un'alternativa ad un governo di transizione che abbia come riferimento l'ex re.”

07/12/2005





        
  



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