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Lavoro e immigrazione

Fermo | In aumento le assunzioni di stranieri nel fermano. Legge Bossi-Fini e clandestinità

di Francesca Ripa

Statistiche sul territorio nazionale parlano di un aumento del numero delle assunzioni di extracomunitari. E’ così anche nel fermano?

Un sondaggio svolto su un campione di imprese dislocate sul territorio conferma l’andamento nazionale. La ricerca ha calcolato la percentuale di assunzioni di stranieri extra UE sul totale degli assunti negli ultimi 5 anni.

Nel 2000 il livello è basso, si rileva solo lo 0,51% di extracomunitari assunti. Già nel 2001 la percentuale aumenta al 3,03 %. Nel 2002, anno dell’entrata in vigore della legge Bossi-Fini, le assunzioni di stranieri giungono al 4,1%. Nel 2003 la percentuale ha un ulteriore aumento, 6,7% . Il picco massimo è raggiunto nel 2004 con 12, 23 % al quale va sommato un 3,19 % di assunzioni di stranieri da parte di imprese di proprietà di stranieri stabilitisi in Italia. In totale nel 2004 si raggiunge il 15,42%. Nel 2005 i dati raccolti fino ora mostrano un andamento analogo a quello dell’anno precedente, circa il 15,3% di assunzioni di extracomunitari. Ma gli addetti ai lavori, credono che sia un fenomeno in aumento.

Per quanto concerne il fermano sono lavoratori, uomini e donne, provenienti sopratutto dall’Europa dell’est, Russia, Polonia, Ucraina, Romania, ma anche Albania, Cina, Africa e America latina, come Argentina, Brasile, Ecuador. Spesso trovano impiego in fabbrica o nell’ambito della ristorazione.

La procedura per assumere uno straniero extra UE è molto più macchinosa rispetto all’assunzione di un lavoratore italiano, soprattutto dopo la legge sull’immigrazione n. 189 del 2002, che ha modificato e integrato la precedente n. 286 del 1998.

Innanzitutto c’è da rispettare le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello stato per lavoro subordinato. La quota è stabilita dal Governo anno per anno. Lo straniero che senza permesso di soggiorno varca la frontiera in cerca di lavoro, è considerato clandestino. Entra regolarmente solo se ha già un contratto di lavoro. La consuetudine vuole che questi stranieri entrino in Italia clandestini, si accordino con un datore di lavoro e tornino in patria in attesa che la burocrazia faccia il suo corso. Quando al consolato italiano del loro paese arriva il nulla osta, ripartono e giungono, non più clandestini ma regolari, in Italia. Per legge dovrebbero trovare un lavoro in Italia rimanendo nel loro paese, e accordarsi con il datore di lavoro a distanza di chilometri e chilometri.

Una delle novità della Bossi-Fini è l’istituzione dello sportello unico per l’immigrazione presso la prefettura. Qui il datore di lavoro consegna la richiesta di assunzione di uno straniero. La domanda può essere nominale, e quindi indirizzata ad un persona specifica di cui si inserisce nome o cognome, o anche generale. A questo punto la richiesta viene inoltrata negli uffici per l’impiego per accertarsi che nelle liste del collocamento non ci sia un italiano in attesa di quello specifico lavoro. Se nell’arco di 20 giorni, nessuno ha fatto richiesta, viene rilasciato, nel giro di altri 40 giorni, il nulla osta, con il quale lo straniero può ufficialmente entrare in Italia. Una volta arrivato entro 8 giorni ha l’obbligo di regolarizzare la sua posizione ovvero firmare il contratto di soggiorno con il datore di lavoro, e conseguentemente ricevere il rilascio del permesso di soggiorno, con il quale ha il diritto di rimanere in Italia per i mesi previsti. Prima però è soggetto a rilievo di impronte digitali. Nel sottoscrivere il contratto di soggiorno, il datore di lavoro non solo garantisce una retribuzione adeguata, ma anche un alloggio e si impegna al pagamento delle spese di viaggio per il rientro nel paese di provenienza.

Come si coniuga la complessità delle procedure con l’aumento delle assunzioni di stranieri?

07/12/2005





        
  



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