Un pomeriggio di emozioni alla Rinascita
Ascoli Piceno | 3 autori, 3 storie, 3 emozioni
di Anna Laura Biagini
Pomeriggio di emozioni ieri al Palazzetto della Comunicazione, della Libreria Rinascita. 3 autori si sono incontrati con le loro vite, le loro emozioni e il loro modo di esprimerle. Un incontro presentato dalla dott.ssa Mimma Pecorari, dell’Associazione Tahrih, che ha introdotto i presenti.
Patrizia Di Ruscio, ha colorato la sala con i quadri della sua personale Respiro. Fondali marini, che resterà esposta alla Rinascita fino al 16 dicembre. “Fondali marini”, spiega la pittrice, “ma la mostra poteva anche intitolarsi emozioni, sentimenti. Quello che conta è ciò che ognuno prova e rintraccia nei miei lavori. Ognuno di noi, può vederci quel che preferisce e sentirlo vicino alla propria anima”. L’artista è nata a Porto S. Giorgio nel 1957, ha studiato al Liceo Artistico e poi all’Accademia di Macerata, dove si è diplomata in decorazione. Attualmente la sua ricerca artistica, si volge al colore, con rimandi grafici. Di Ruscio infatti si dedica anche all’arte applicata, alla pubblicità alla decorazione d’interni, al restauro e al teatro. Il suo studio è in via Vecchi 25, a Fermo.
Il prof. Stefano Papetti, Direttore della Pinacoteca Comunale, ha introdotto Le ragioni di Giulia, di Giulia Chieffi, un racconto autobiografico denso e avvincente, edito da Guida Editore, in cui si ripercorrono le vicende dell’autrice. Dalla vita di bambina nella Napoli bene degli anni ’30 del ‘900, fino al trasferimento a Fermo, per via della guerra, dove Giulia e la sua famiglia, si scontrano con una realtà sociale, quella marchigiana della fine degli anni ’50, dove le famiglie patrizie, di cui fa parte il marito di Giulia, si appigliano strenuamente alla tradizione, per resistere alla decadenza e si scontrano con la mentalità aperta ed evoluta, che i Chieffi portano da Napoli. Una società che cambia è lo sfondo dei dolori di Giulia, bimba infelice, adolescente triste, moglie che soffre, madre insicura. Un libro che con linguaggio chiaro, aggressivo, a volte scabroso, porta una testimonianza non solo di vita, ma anche di storia.
La dott.ssa Pecorari stessa ha poi introdotto L’odore del pane di Daniele Granatelli, racconto edito dalla Fondazione Archivio Diaristico Nazionale-I libri terre di mezzo, che nel 2003 ha vinto il premio Pieve-Banca Toscana. Anche questa una vita, quella dell’autore, profondamente intaccata dalle vicende storiche italiane. Anzi Granatelli riporta alla luce episodi storici ormai dimenticati, quelli che riguardano l’iniziativa dei Partigiani emiliani, quando nel dopoguerra ospitarono per alcuni mesi nelle loro famiglie, i figli di genitori della bassa Lombardia, impossibilitati dalla miseria a sfamare i bambini. Daniele Granatelli fu uno di quelli, che la mamma mandò a Reggio Emilia in campagna, e dove rimase 8 anni. La sua testimonianza è presentata anche in un breve filmato, che raccoglie le sue apparizioni come ospite televisivo alle trasmissioni Un giorno per sempre e Uno mattina, che hanno dato rilievo alla vicenda.
Intervento conclusivo e molto interessante quello della prof.ssa Maria Stella Agnoli, Presidente del Corso di Laurea di Sociologia, all’Università di Roma La Sapienza, che ha sottolineato punti di convergenza e differenze, tra i due romanzi. La prof.ssa Agnoli ha fatto notare come, da un punto di vista psico-sociale, le due storie della Chieffi e di Granatelli, “siano accomunate dall’abbandono della madre, ma come abbiano però avuto conseguenze diverse, in base alla percezione che il bambino ha avuto delle motivazioni del gesto. Giulia si è sentita rifiutata per il suo carattere, per l’arrivo di una sorellina che ha preso il suo posto in casa, mentre lei è stata trasferita dalla nonna.
Un allontanamento meno cruento di quello che ha subito Daniele, lontano da casa tra estranei per 8 anni, senza vedere la mamma per 5 anni. Ma Daniele avvertiva lo stato di necessità del gesto materno, mentre Giulia non ha mai compreso realmente la scelta della mamma, vivendo emotivamente la situazione che l’ha segnata per sempre, in tutti i rapporti umani incorsi nella sua vita. Daniele non ha perso la capacità di amare, Giulia si è inibita e preclusa questa possibilità, perché la bimba dentro lei non è mai cresciuta, rielaborando il dolore.”
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04/12/2005
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