Cinema e lavoro, ultimo appuntamento
Ascoli Piceno | Intervista allesperto di arti visive, William Craia
di Anna Laura Biagini
In occasione dell’ultimo incontro del seminario Cinema e lavoro, tenutosi alla Biblioteca U. Toria con grandissimo successo di pubblico, abbiamo intervistato l’esperto di arti visive William Craia, a proposito del lavoro, del cinema, degli appuntamenti futuri.
Sig. Craia, come mai il tema del lavoro per il seminario?
L’idea mi è stata proposta dall’Istituto di Storia Contemporanea, come già in passato per altre rassegne tematiche. Quest’anno è toccato al lavoro, tema fondamentale eppure poco trattato dal nostro cinema, soprattutto recentemente. Mi viene in mente solo Volevo solo dormirle addosso di Cappuccio.
Come ha scelto i film da proporre?
Innanzitutto film che mi piacessero, poi ho pensato al contenuto. Ci tengo che i film che propongo siano di ottimo livello linguistico, anche inconsueti se vogliamo, ma approfonditi, in cui ci siano corrispondenze tra forma e contenuto.
Come mai il lavoro è un tema così poco trattato?
Perché ci vogliono registi operai, impegnati, che sanno quel che fanno. Non so Daniele Segre, Wilma Labate, Delillo. Gli autori che conoscono la realtà proletaria sono pochissimi, perché sostanzialmente vengono da famiglie borghesi, quindi raccontano ambiti che conoscono meglio. Ultimamente ho notato grande interesse per i mestieri dello spettacolo ad esempio, musicisti in testa. Però andando già in Francia, c’è un’attenzione maggiore che da noi.
Converrà che anche il proletariato è in via di estinzione?
Certo, le classi medio-basse sono altre. Assistiamo comunque ad una crisi del concetto di lavoro, che si sta modificando, come anche ci spiega il prof. De Masi nei suoi libri, ma che non va di pari passo con la cultura della gente. Le teste si adeguano molto più lentamente della tecnologia o del progresso in generale. La base è l’uomo e l’uomo procede lento.
Questa è anche la causa anche della presunta crisi del cinema italiano?
La crisi non è nella produzione, ma nella fruizione che si è diversificata, privilegiando la visione domestica.
Dopo questa rassegna, quali sono i suoi programmi?
Con la mia ditta Vertigo, mi occupo di didattica cinematografica, girando le scuole per avvicinare i ragazzi alle arti visive in modo insolito. Non certo di accattivarmi la loro attenzione, propongo cose nuove che riescono ad interessarli. Ad esempio Sherlock Junior di Buster Keaton, ha ottenuto applausi inaspettati, anche se è un film muto. Insisto molto su i concetti di nuovo e vecchio, perché i ragazzi sono plagiati dal consumismo.
Ho anche in ballo un corto, L’amore al tempo dei videogame, al festival Sotto18 di Torino, con cui partecipo con gli studenti della Scuola Media di Pedaso. Un lavoro in cui davvero si sono impegnati molto. Nei ragazzi, se spiegato bene, il cinema provoca gran fermento.
Per chi fosse interessato ad incontrare William Craia, il 20 dicembre sarà presente con un intervento, sempre alla Biblioteca Toria in Corso Mazzini, con un montaggio scherzoso su cinema e gastronomia, mostrando come il cinema possa essere impegnato, anche su temi leggeri.
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29/11/2005
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