Dopo dieci anni di vita del concorso Tomassini, dopo la prova eliminatoria di giovedì, ho provato a svestirmi dei panni di direttore artistico, per immedesimarmi nelle emozioni forti vissute in quel momento dai giovani oboisti venuti a Petritoli da ogni parte del mondo.

 

Le lacrime vere di Eva Fodor, giovane e dolcissima ragazza israeliana, mi ricordavano in maniera bruciante l’eliminazione dolorosa al mio primo concorso internazionale. L’indignazione fiera della signora Paisova, moglie del Primo oboe della prestigiosa orchestra del teatro Bolscioi di Mosca, il più anziano dei partecipanti, mi ha invece ricordato l’ultimo dei miei concorsi non andato a buon fine. Ero già primo flauto in Rai e so che vuol dire caricarsi sulle spalle la reputazione, non solo tua, ma di un’orchestra intera!

 

Dovrei scrivere un reportage tecnico del Concorso, da addetto ai lavori, ma ritengo sia più importante raccontare l’espressione tenera di Paolino Tona, di Caltanissetta, che dovendo suonare per primo mi supplicava di aspettare ancora un minuto prima di entrare in palcoscenico.

 

Aveva una paura tremenda ma poi è andata bene. E l’aria tranquilla, da orsacchiotto, del più giovane della combriccola, il russo Mihail Zhuravlev. La calma dei predestinati!Suono meraviglioso! E così gli altri, giapponesi, coreani, bulgari e italiani più o meno avvolti nei propri dilemmi, nella comune trepidazione prima del verdetto.

 

Io davanti a loro per annunciare gli sconfitti! No, io sto con loro! Dalle sconfitte ci si rialza più forti e più maturi, si impara tanto, se si vuole, con umiltà e tenacia!

E poi che dire dei pianisti premurosi, degli operai del Comune e di Pino Salvatori che è la memoria storica del Concorso e ama il suo lavoro, il suo paese, la sua gente più di ogni altro qui a Petritoli.

 

La Commissione ha finito e si va a cena. Gente famosa da tutto il mondo eppure mi sembrano amici da sempre, felici di stare qui in Italia, nelle Marche a Petritoli.

 

*direttore artistico