60° anniversario della Liberazione - Consiglio regionale aperto a Cantiano
| CANTIANO (PU)- Lintervento del presidente della Giunta Gian Mario Spacca
“Ricordare senza cadere nella retorica, nella ritualità, evitando di trasformare la riconoscenza verso i tanti Francesco Tumiani in un ricordo da rispolverare in occasione degli anniversari vuol dire fare proprie le loro storie”, con queste parole il Presidente Gian Mario Spacca ha iniziato il suo intervento durante il Consiglio Regionale aperto che si è tenuto a Cantiano in occasione del 60° anniversario della Liberazione.
“Noi italiani, noi Europei, di fronte ad una delle più immani tragedie dell’umanità, qual è stata la seconda guerra mondiale, siamo riusciti ad uscirne con maggiore convinzione e forza, proprio grazie al sacrificio estremo di tanti, all’impegno civile che ha coinvolto ogni età e fascia sociale” ha proseguito Spacca che poi ha sottolineato quanto la Resistenza sia stata anche scuola di democrazia, una sorta di palestra nella quale si sono formati uomini di ogni orientamento politico che successivamente hanno contribuito con la forza della loro esperienza e delle loro idee alla costruzione della nuova Italia il cui architrave è dato dalla Costituzione.
Costituzione che, ha tenuto a ricordare Spacca, rappresenta ” l’eredità della Resistenza come elemento fondante dell’unità etico-politica del nostro popolo” in quanto porta l’impronta di uno spirito universale, al di là del confronto-scontro di ideologie datate, e viene alla luce con il contributo di uomini di diversa collocazione politica da Nenni a Terracini a De Gasperi.”.
In conclusione il Presidente Spacca ha detto che occorre impegnarsi con ogni forza per evitare l’uso delle armi diventando “costruttori di pace” e ha aggiunto: “Non si tratta di un compito facile, ma allora un’intera civiltà sembrava al tramonto eppure sorsero dal profondo le energie generose e vive come quelle dei tanti Tumiani che ricordiamo con lo sguardo proiettato al futuro. Non è facile, ma dobbiamo provarci perché questo mondo non è nostro, ce lo ha dato in prestito i nostri padri per restituirlo più bello e più giusto ai nostri figli”.
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25/10/2005
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Betto Liberati