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Caccia al Cinghiale: Coldiretti attacca i sindaci

Ascoli Piceno | Chiederemo a loro i danni causati dagli animali alle imprese agricole e all’ambiente

“Se i sindaci non ritireranno l’ordinanza di posticipo della caccia al cinghiale, chiederemo a loro il rimborso dei danni causati da questi animali alle imprese agricole”. A denunciarlo è Coldiretti Ascoli, dopo che i primi cittadini di otto comuni dell’entroterra piceno (Comunanza, Acquasanta, Roccafluvione, Force, Palmiano, Arquata, Venarotta e Montegallo) hanno deciso di rinviare l’apertura della stagione venatoria dal 15 ottobre al 1° novembre per quanto riguarda gli ungulati.
 
“Lo scorso anno le aziende hanno avuto danni alle colture per oltre 100mila euro, senza dimenticare gli altri problemi causati dai cinghiali, a cominciare dagli incidenti stradali - attacca il direttore Alberto Bertinelli -. Tutto ciò perché il numero degli ungulati ha raggiunto livelli preoccupanti, che mettono a rischio sia l’agricoltura delle aree montane e collinare che lo stesso ecosistema. E ora dobbiamo vedere che chi si riempie la bocca coi discorsi sulla valorizzazione dei prodotti tipici mette a rischio il lavoro delle nostre imprese, senza averci minimamente consultato al momento di prendere le decisioni.
 
Ma chiederemo un immediato incontro al Prefetto e alla Provincia, anche per capire come si possa essere arrivati a questa situazione”.
Né convincono le motivazioni addotte dai sindaci circa il fatto che la caccia al cinghiale mette a rischio la raccolta delle castagne.
 
“In molte aree è già stata completata, ma, in generale, non si sono mai verificati dei problemi – aggiunge Maurizio Orfei, imprenditore e presidente di Coldiretti Acquasanta -. Lo scorso anno gli ungulati hanno fatto disastri nei nostri campi, ma se i sindaci intendono proseguire nella loro decisione ci rivolgeremo ai rispettivi comuni per farci rimborsare i danni”.
 
L’ordinanza degli otto amministratori ha sconcertato anche l’Ambito territoriale di caccia. “La decisione di aprire la caccia al cinghiale il 15 ottobre era stata presa sulla base di precise considerazioni di carattere scientifico, nel corso dei numerosi incontri con la Provincia, il mondo agricolo, le Comunità montane, gli ambientalisti – sottolinea Gabriele Marinelli, presidente dell’Atc 2 – e dunque non si capisce la scelta di questi Comuni, peraltro presa con ordinanze che paiono fatte in fotocopia. E non si è preso in considerazione che i quindici giorni di ritardo non potranno essere recuperati”.

14/10/2005





        
  



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