Viaggio attraverso le città sospese
Ascoli Piceno | Grazie alla Compagnia di Valerio Festi Ascoli ha vissuto un sogno attraverso le pareti dei suoi palazzi e le sue torri, parte emersa di cinque città invisibili calviniane
di Stefania Mistichelli
Un viaggio a cinque tappe, Zemrude, Andria, Sirma, Ottavia, Zobeide: i palcoscenici, cinque torri ascolane, a rappresentare simbolicamente la parte emersa di cinque delle città invisibili di Calvino.
La Compagnia di Valerio Festi, ispirata dal racconto, in parte filosofico in parte fantastico/allegorico, Le città invisibili di Italo Calvino, ha condotto il pubblico itinerante attraverso le vie della città, riscoprendo la magia di uno dei simboli più importanti di Ascoli, le sue torri.
Il Viaggio è cominciato dal Palazzetto Longobardo, dove gli abitanti di Zemrude hanno danzato scivolando giù da due delle pareti della sua Torre; quindi è stata la volta dei cittadini di Andria, dove, racconta Calvino, ogni sua via corre seguendo l'orbita d'un pianeta e gli edifici e i luoghi della vita in comune ripetono l'ordine delle costellazioni e la posizione degli astri più luminosi: Antares, Alpheratz, Capella, le Cefeidi.
Ecco infatti sorgere da dietro il palazzo della Ragioneria, palcoscenico verticale per questa seconda tappa, i quattro astri, e dalla torre, mentri i suoi abitanti vivono e danzano, per poi cadere addormentati.
A seguire Zirma, dalla Torre di San Pietro Martire, e subito accanto a Ottavia, città ragnatela, che si materializza sulla torre della Chiesa dei Santi Vincenzo ed Anastasio. Di tutte la città più sospesa è forse questa, perché di essa racconta Calvino:
C'è un precipizio in mezzo a due montagne scoscese: la città è sul vuoto, legata alle due creste con funi e catene e passerelle. Si cammina sulle traversine di legno, attenti a non mettere il piede negli intervalli, o ci si aggrappa alle maglie di canapa. Sotto non c'è niente per centinaia e centinaia di metri: qualche nuvola scorre; s'intravede più in basso il fondo del burrone. Questa è la base della città: una rete che serve da passaggio e da sostegno. Tutto il resto, invece d'elevarsi sopra, sta appeso sotto: scale di corda, amache, case fatte a sacco, attaccapanni, terrazzi come navicelle, otri d'acqua, becchi del gas, girarrosti, cesti appesi a spaghi, montacarichi, docce, trapezi e anelli per i giochi,teleferiche, lampadari, vasi con piante dal fogliame pendulo. Sospesa sull'abisso, la vita degli abitanti d'Ottavia è meno incerta che in altre città. Sanno che più di tanto la rete non regge.
Il viaggio si conclude quindi con Zobeide, città bianca, ben esposta alla luna, in piazza del Popolo, in un percorso sospeso tra la Chiesa di San Francesco e il Palazzo dei Capitani.
Ma il tragitto, simbolico e immaginario, prosegue idealmente fino a Piazza Arringo alle 22.00, quando il pubblico viene accompagnato, da immagini evanescenti proiettate sul palazzo dellArengo e dalle parole dal carattere fantascientifico di Manganelli, a mettere in dubbio lesistenza stessa della città di Ascoli.
Ecco allora che la facciata del palazzo dellArengo diviene il palcoscenico ideale per i dieci ballerini che, in una dimensione capovolta, danzano sospesi sulle parole e sulle musiche, che scandiscono i tre momenti della serata: La città possibile, che può essere di ghiaccio, progetto, infranta in omaggio al Londra ferita dal recente attentato - e gioiosa; quindi Il viaggio ed infine lultimo capitolo Esiste Ascoli Piceno?, in cui le parole del Manganelli, tra il ricordo e la fantasia, rendono Ascoli città evanescente e irreale.
Una serata indimenticabile quella del 16 luglio, nella quale, dal tramonto a mezzanotte, i turisti e gli ascolani hanno affollato la città, trasformata in un vero e proprio teatro allaperto, dove la Compagnia di Valerio Festi ha messo in scena uno spettacolo straordinario, che, capovolgendo lottica e forzando lo sguardo dello spettatore a cambiare punto di vista, ha guidato davvero alla riscoperta di una città invisibile e, ai più, sconosciuta.
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17/07/2005
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