“Una manifestazione spontanea” così la definiscono i marinai, tanti, che questa mattina si sono riuniti al porto per concordare una azione comune di sensibilizzazione al problema del caro gasolio che rischia di incidere in modo peasante sui costi riducendo al minimo i ricavi. Primo passo di questo sciopero la chiusura del mercato ittico. dopo aver fatto uscire alcuni camion già pronti a fare le consegne del pesce precedentemente pescato. Questo momento di protesta si sta allargandio rapidamente a macchia d'olio coinvolgendo le marinerie di Civitanova, Ancona, Falconara, e su fino a Rimini. Per il pomeriggio di lunedi 11 luglio, erano attesi verso le ore 18 due pulmann che avrebbero portato a San Benedetto una 60 di colleghi dalle altre realtà pescherecce di Civitanova e Ancona. A far sentire la loro presenza come rappresentanze ufficiali ed ascoltare le istanze dei pescatori sono arrivati al molo il Vice Questore Aggiunto Marco Fischetto, il Comandante della Capitaneria di Porto Giuseppe Aulicino, il Vice Comandante Piccioli e l'Assessore Marco Lorenzetti.

L'incontro si è poi trasferito in uno dei locali adiacenti dove l'Assessore Lorenzetti, dopo aver espresso la solidarietà dell'Amministrazione annunciava che intendeva portare in Giunta la proposta di ridurre l'aliquota di tasse spettante al Comune. Questo per venire incontro, nel limite del dovuto, al momento difficile che sta attraversando la pesca a San Benedetto. Dava quindi lettura di un Comunicato congiunto di Cgil-Cisl-Uil-Marche nonchè Legapesca, Federpesca, federcoopesca e Agci Pesca. Nel testo si mette in risalto come il prezzo del gasolio sia passato dai 0,30euro del 2001 ai 0,34 medi del 2004 fino agli attuali 0,45 euro con un incremento da gennaio scorso di ben 10 centesimi al litro.

Quindi il costo del carburante che al momemnto incide per ben il 50% sul ricavo dell'impresa. Percentuale che è superiore del 20% rispetto a quelle degli altri paesi europei. A questo, si unisce ad una diminuzione del potere di acquisto dei salari legata alla riduzione dei ricavi di motopescerecci. Ne consegue una perdita per i lavoratori dipendenti , solo negli ultimi undici mesi, di ben 200/300 euro mensili dei propri stipendi. Da qui il rischio di arrivare ad una diminuzione del 30% dei dipendenti attualmente impiegati. Ecco quindi le proposte immediate. Estendere al settore Pesca ed Acquacoltura la “compensazione IVA” come già avviene per l'Agricoltura. Prevedere nella programmazione comunitaria (FEP) l'inserimento di tutte le regioni italiane nello stesso obbiettivo.

Estendere al settore in questione l'utilizzo della Legge 388 ed in particolare il credito d'imposta. mantenere i benefici previsti dalla Legge 30 per il triennio 2006/2008. Infine, definire una quota nazionale di ingresso per i lavoratori immigrati da ripartire regionalmente.