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Il costo della vita ad Ascoli Piceno

Ascoli Piceno | L’amministrazione provinciale ritiene che l’aumento dei prezzi dei prodotti in commercio deve essere controllato

di Federico Biondi

L’amministrazione provinciale ritiene che l’aumento dei prezzi dei prodotti in commercio, molti dei quali indispensabili per i cittadini, deve essere controllato e questo perché nel territorio piceno si evidenziano preoccupanti differenze con il resto della regione e della nazione, quindi in collaborazione con l’Eurispes (l’Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali) aprirà delle sessioni di lavoro dedicate all’osservazione dell’andamento dei prezzi di mercato dei prodotti.
 
Dai dati Istat (Istituto Nazionale di Statistica) risulta che nel territorio ascolano il costo della vita e più elevato rispetto ad altri territori. A farne le spese sono le categorie più deboli della società e i ceti medi, infatti il costo della vita degli operai e impiegati è aumentato di circa un punto percentuale.
 
Alla conferenza erano presenti il presidente nazionale dell’Eurispes Gian Maria Fara il quale ha ricordato che la situazione nel Piceno non è rosea, ma anche nel resto d’Italia l’inflazione corrode gli stipendi dei lavorati, il presidente della provincia Massimo Rossi, l’assessore al turismo Avelio Marini e il presidente dell’Eurispes Marche Camillo Di Monte.
 
“Circa 3 anni fa abbiamo dato il primo segnale d’allarme – dice Fara e aggiunge – il Governo era affaccendato e non ci prestò attenzione, la recessione economico iniziò inesorabilmente a muovere i suoi primi passi insieme all’inflazione e noi chiamammo entrambi simpaticamente Reflazione”.
 
L’inflazione colpisce i redditi fissi e medio bassi, colpisce chi non riesce a nascondere al fisco delle entrate economiche e chi non ha la possibilità di arrotondare lo stipendio magari facendo un lavoro in nero.
 
Dalla conferenza emerge che in Italia si è bloccata la mobilità sociale dei cittadini, ovvero, è decisamente diminuita la possibilità che un cittadino di umili origini riesca a evolversi sulla scala sociale, mentre c’è la possibilità che un individuo appartenente al ceto medio può discendere la scala sociale e magari diventare povero.
 
“È la prima volta che ciò accade in Italia dopo 50 anni e quando i ceti medi sono a rischio è a rischio la democrazia stessa del paese”.
 
Per i ceti abbienti l’inflazione ha altri significati, per primo le perdite del potere d’acquisto non intacca minimamente il tenore di vita, secondo alcuni prodotti e in special modo quelli lussuosi, hanno degli sconti anche del 20% sul prezzo totale, facendo così risultare l’acquisto vantaggioso.
 
L’Eurispes con sede a San Benedetto del Tronto è già presente sul territorio regionale da circa un anno e dopo l’estate metterà a disposizione della popolazione i dati raccolti.
 
“Una fotografia sull’andamento dei prezzi per meglio capire le dinamiche economiche del territorio provinciale – dice il presidente Rossi – saranno analizzati serenamente con le associazioni di categoria per meglio capire qual’è l’origine di questo squilibrio”.
 
L’amministrazione provinciale costituirà uno sportello per fornire informazioni ai cittadini che quotidianamente hanno difficoltà nel fare la spesa e questo perché negli ultimi anni l’inflazione ha divorato il 25 % del potere di acquisto degli italiani.
 
L’Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali non è un antagonista dell’Istituto Statistico Nazionale ma a questo contesta la poca operatività sul territorio che contribuisce ad una discrepanza tra la condizione reali dei cittadini e i dati in possesso dal governo.
 
“Non siamo contro l’Istat e non facciamo il gioco dell’opposizione di governo qualsiasi essa sia – dice Fara – però l’Istituto Statistico Nazionale deve riformarsi, così come è organizzato non ha un sistema serio ed efficace di rilevazione dei dati sul territorio, basti pensare che su 3000 dipendenti ha solo 120 statistici per una intera nazione ”.

04/06/2005





        
  



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