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Giacomo Manzoni: “musica contemporanea poco conosciuta non per colpa del pubblico”

| ANCONA - Intervista al compositore, ad Ancona per la prima assoluta di “Alla Terra”, commissione degli “Amici della Musica”

Giacomo Manzoni

Giacomo Manzoni (1932) è oggi tra i maggiori compositori viventi. Insegnante di composizione e critico musicale, ha tradotto gli scritti teorici di Schönberg e i saggi musicali di Adorno. Domenica 28 novembre era ad Ancona per la prima assoluta del brano “Alla Terra” per voce femminile e sei strumenti su testo di Alce Nero, commissione della società “Amici della Musica – Guido Michelli”, in occasione dei 90 anni di attività.
 
Nello stesso concerto (alle 21) l’Ensemble Nuovo Contrappunto diretto da Mario Ancillotti ha anche eseguito “Piccola musica notturna” di Dallapiccola, “Serenata per 5 strumenti” di Petrassi, “Pierrot Lunaire op. 21” di Schönberg (Monica Benvenuti voce). Sempre presso il Teatro Sperimentale ma al pomeriggio, è stato presentato il volume “I Novant’anni della Società Amici della Musica Guido Michelli di Ancona” di Alberto Barbadoro, Erika Fuà Rosenthal, Giorgio Giachi (edizioni Tecnostampa, Loreto, 2004).
 
Come è nata l’idea di questa composizione?
“Ho composto “Alla Terra” tra il 2003 e il 2004, a partire dal testo di Alce Nero, che trovavo molto stimolante per il senso della natura e della difesa del mondo che ispira. Temi evocati cento anni fa in versi, ma dolenti ancora oggi che stiamo distruggendo il mondo con un progresso incontrollato. Oltre a questo, mi ha anche stimolato la lettura di “No logo” di Naomi Klein, che documenta in maniera molto accurata e scientifica la distruzione della natura in atto nel mondo. Dedicare il brano alla Klein mi è sembrato un modo per dare testimonianza di resistenza a tutto questo.”
 
Che spiegazione dà del fatto che la musica contemporanea non sia molto seguita dal pubblico?
“Semplicemente la musica contemporanea non viene molto presentata. La colpa è degli interpreti e di molti organizzatori, che trovano più comodo rappresentare la Butterfly o il Trio di Schubert piuttosto che commissionare ed eseguire nuove opere. Il pubblico non ha colpa. Ovvero: la musica contemporanea richiede una certa attenzione per essere seguita, ma per questo bisogna sviluppare un minimo di abitudine, conseguenza della possibilità di ascoltarla. Quindi non è il pubblico ad avere tutte le responsabilità.”
 
Alcuni, come Maazel, non sembrano preoccupati dal fatto che il pubblico che segue la musica contemporanea o la classica in generale sia poco numeroso: “meglio pochi ma buoni”. Altri, come Pollini, sono invece preoccupati, eccome.
“Bè, togliendo il pubblico, alla fine si va all’estinzione. Gli esecutori suoneranno solo per se stessi. La musica fa parte della cultura, della civiltà. E va difesa.”
 
Cosa propone?
“Più che protestare contro istituzioni passatiste e reazionarie o firmare appelli posso fare ben poco. Certo, sarebbe bello che ci fosse un movimento numeroso di persone in difesa della musica. Invece siamo quattro gatti.”
 
La situazione italiana è così negativa?
“In Italia è in corso un decadimento culturale spaventoso. Moltissimi compositori italiani, direi il 90%, sono costretti ad emigrare. Ricevono le loro commissioni in Francia, in Olanda, in Germania, dove vanno poi a risiedere.”

29/11/2004





        
  



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