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Sorprendente adattamento di "Un sogno di una notte di mezza estate" al Ventidio Basso

Ascoli Piceno | Ieri sera la prima del capolavoro di Shakespeare reinventato dall'ottimo regista Giuseppe Marini

di Andrea Castelli

Il versatile regista Giuseppe Marini, considerato uno tra i più promettenti del panorama italiano, mette in scena uno Shakespeare inedito, uno Shekespeare che sicuramente deluderà i suoi adepti più snob e tradizionalisti, ma che riesce a mio parere ad esaltare e stupire.                       

Una lettura critica mai vista prima, che si presenta come un delizioso e intonso scrigno entro il quale si cela qualcosa di molto più inquietante.

Qualcosa che si nasconde dietro la commedia che i quattro della compagnia stanno preparando per le nozze, qualcosa che trama nell’ombra giocando con le vite, intrecciandole, capovolgendole, sconvolgendole, mosse da un enorme energia nella quale si puo’ riconoscere la enorme e irrimediabile frustrazione, il forte desiderio erotico e sessuale, e la voglia di vendetta e di espiazione. 

Come Shakespeare, qui Marini mette in scena quello che è il pericoloso meccanismo della mutazione in qualcun altro, della tendenza dell’essere umano a desiderare di tramutarsi nell’altro, trovata ampiamente realizzata, anche a livello visivo grazie al meraviglioso gioco di costumi e di trucco, riuscendo a mescolare gli attori e a rendere complessa l’operazione di identificazione di Elena da Ermia, di Lisandro da Demetrio. 

La notte di mezza estate è stata interpretata dalla critica come una “Noche Oscura”, dove i ruoli sono invertiti e la ragione collassa.

 ”Una festa grottesca e folle…dove il caos e la dismisura dettano le regole, generando mostri”. 

Un plauso particolare è ampiamente meritato dalla scenografia, allestita in maniera minimalista con il bianco a dominare su tutta la scena e una enorme porta scorrevole rotonda sullo sfondo quasi ad rappresentare la luna e le sue fasi al momento di aprirsi o di chiudersi.Ttutto supportato da una miriade di piccoli specchi e ottimi giochi di luce.

Splendidi i costumi, a sposare perfettamente il millenario binomio bianco e nero. 

Magistrale l’interpretazione degli attori, puntuali, bravi a miscelare parti drammatiche e riflessive ad alcune grottesche e addirittura divertenti e strapparisate, sempre nel dovuto rispetto verso il capolavoro che è quest’opera di Shakespeare, considerata tra le migliori della produzione del drammaturgo inglese. 

In replica fino a domenica al Ventidio Basso, dunque, una trasposizione teatrale promossa a pieni voti; doveroso di conseguenza spendere una serata per ammirarla.

26/11/2004





        
  



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