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Le mancate riforme e gli effetti sciagurati di una legge truffa

| Una analisi colta profonda e amara della realtà politica del nostro Paese.

di Roberto De Berardinis

Chi ha studiato con impegno e serietà un po' di diritto pubblico, sa che non esiste un sistema elettorale di per se "neutro".

Ogni sistema di voto, cioè ogni legge elettorale è funzionale ad un assetto istituzionale e influisce assecondando fondamentalmente due determinati obiettivi di politica costituzionale, comunque non inconciliabili tra loro: la rappresentatività o la governabilità.

La scelta fondamentale a riguardo viene fatta  nella Grundnorm.

E nel nostro Paese è stata fatta dai deputati costituenti nel 1948 scrivendo e approvando la parte relativa alla disciplina della forma di governo.

I deputati della Costituente persone certamente preparate sotto il profilo della cultura giuridica nell'immediato dopoguerra  giustamente fecero una scelta sotto il profilo della forma di governo volta a garantire  la rappresentatività, indispensabile a ricostituire il tessuto morale e civile del paese dopo l'immane tragedia del secondo conflitto mondiale in cui ci avevano precipitati il fanatismo avventuriero e cialtrone del fascismo assieme alla vergognosa imbelle incapacità e viltà della corte sabauda.

In relazione alla forma di governo parlamentare  di cui alla parte seconda, titoli dal primo al terzo, del testo vigente della carta costituzionale, venne poi approvata una legge elettorale su base proporzionale funzionale e simmetrica a tale assetto in cui il parlamento composto da due camere, con poco meno di mille parlamentari, appare come il fulcro del sistema e del potere politico  a cui si affiancano in posizione via via  meno incisiva il ruolo del governo e poi quello del presidente della repubblica.

Dalla seconda metà degli anni ottanta tale assetto ha mostrato vieppiù i suoi limiti,  in termini di incisività, celerità ed efficacia dell'azione di governo, tanto più in rapporto alle democrazie più evolute ( USA, Gran Bretagna, Germania, .Francia) in cui il ruolo delle camere legislative  appare comunque fondamentale ma ad esso si affianca un robusta funzione del governo e delle autonomie locali (sistema federale).

In Italia si è deciso dopo cinque legislature di chiacchiere, e la penosa fine della commissione bicamerale  cioè i deputati e i senatori hanno deciso comunque di non mutare, con legge costituzionale la forma di governo, poiché ciò avrebbe ridimensionato in ogni caso ruolo e numero dei parlamentari stessi, ma hanno  approvato una legge elettorale maggioritaria con la salvaguardia di una consistente quota proporzionale (la famigerata legge Mattarella)  con l'apparente finalità di garantire maggiore consistenza alle alleanze parlamentari, ma che ha prodotto l'unico effetto di conservare, anzi  far proliferare il numero dei gruppi parlamentari e dei partiti ( due partiti comunisti, cinque partiti ex democristiani, due, tre, partiti socialisti, la nascita dei partiti nominativi quello di Di Pietro, di  Occhetto, di  Rutelli, di Prodi, di Sgarbi di Dini, di Segni, etc. etc.).

Al declamato intento di promuovere la bipolarizzazione del sistema politico onde consentire la formazione di maggioranze parlamentari più stabili si è invece sostituita la insuperata e insuperabile tentazione levantina tutta italica della frammentazione trasformistica dei gruppi parlamentari e dei partiti.

Perché il vero problema della democrazia italiana è lo strapotere  del potere parlamentare a cui non corrisponde da contrappeso alcun serio ed  efficace sistema di responsabilità a differenza di quanto accade per i ministri, i sindaci, i presidente di province, di regioni e gli assessori comunali, provinciali e regionali, mentre i parlamentari non sono responsabili neppure per le opinioni espresse e le votazioni effettuate. Per i parlamentari poi non esiste limite ai mandati ( a differenza dei sindaci e dei presidenti delle province) e ciò può apparire meno bizzarro solo se si pensa per un attimo che non a caso i giudici costituzionali sono nominati per un terzo proprio del parlamento stesso e per un terzo dal presidente della repubblica eletto a sua volta dal parlamento.

Ai deputati spetta un impegno certamente non paragonabile a quello veramente duro, serio e gravido di pesanti responsabilità, per cui bisogna esser veramente e seriamente preparati come il lavoro dei  sindaci, degli assessori, dei presidenti di province o regioni, o dei ministri, e  difatti, non a caso,  le aule vuote del parlamento non sono il frutto di un effetto ottico o televisivo, ma danno il senso plastico dell'impegno richiesto ai parlamentari. Va da se infatti che se un cretino viene messo a fare il sindaco se ne occorgono tutti, se un cretino si ritrova a fare il parlamentare non se ne accorge proprio nessuno..

Le indennità dei parlamentari italiani poi sono tra le più alte in assoluto di tutto il mondo, i dipendenti del senato e della camera sono diverse migliaia e sono pagati almeno il quadruplo rispetto gli altri  dipendenti della P.A. e dicono risultino  particolarmente efficienti e motivati (?!), anche se, come risulta noto a chi ha studiato,  i veri problemi della "burocratizzazione" dell'azione della pubblica amministrazione risiedono proprio nel sistema legislativo italiano (e le leggi le fa il parlamento, per l'appunto) che risulta il più pletorico, confuso, incerto e contraddittorio di tutto il mondo occidentale, e con il quale devono però lavorare ed agire e comunque andare avanti i pubblici funzionari e i tribunali della Repubblica.

Ma la legge Mattarella consente a ristrette oligarchie romane di pilotare candidature e collegi sicuri permettendo a partiti virtuali (verdi, Rutelliani, etc.) di avere una rappresentanza che giammai alcuna legge elettorale serie permetterebbe loro, e ai capi dei partiti nominativi di ritagliarsi comunque un seggio sicuro, con le candidature multiple e le liste civetta.

E certi  leader di partiti di opposizione di estrema sinistra neppure si sognano di aspirare ad andare al governo dove si lavora gravati da pesanti responsabilità politiche e amministrative, tanto comodo, prestigioso,  duraturo e ben pagato appare  un seggio di oppositore perenne al parlamento italiano.

Una persona certamente geniale come Berlusconi ha studiato e capito il meccanismo elettorale della legge Mattarella, se ne impadronito, e in forza del controllo totale che ha del proprio partito e della sua alleanza allargata penso regnerà per decenni, alla faccia dei democristiani che avevano preparato l'ordigno elettorale magico salva partiti post-tangentopoli, e dei rappresentanti del centro sinistra divisi su tutto, all'opposizione ora come al governo prima, che come tanti galli in un pollaio ogni sera fanno la lunga irritante e deprimente passerella al telegiornale della tv pubblica, ignorando così di esporre proprio solo le proprie miserie politiche accecati dal proprio egocentrismo infantile e dal lusso dei palazzi romani della politica che accoglie in fondo proprio tutti, finti governanti e finti oppositori.

Il bicameralismo perfetto infatti appare in contraddizione insanabile con la riforma federalista del titolo V della costituzione operata con la legge costituzionale 3 del 2001, un sistema oltretutto così costoso che non possono permettersi e non si concedono  neppure gli Stati Uniti d'America. Ma spettando  ai deputati e senatori riparare a tale illogicità costituzionale, che reclama la modifica riduttiva delle camere legislative e dei propri componenti penso dovremo aspettare chissà quanto altro tempo, tanto questi parlamentari non hanno limiti ai loro mandati…

C'è infatti chi siede in parlamento ininterrottamente dal 1946, come l'ex presidente della repubblica, e non avverte il bisogno di andare in pensione, mentre chissà perché mai invece tutti gli altri italiani si agitano così tanto per la fissazione dell'età pensionabile.

In Francia, Regno Unito, Germania, USA, anche in Spagna, la classe dirigente nazionale cambia ogni dieci, quindici anni, da noi sono sempre gli stessi a sedere in Parlamento…, in compenso cambiano per fortuna, o almeno, solo i Sindaci e i presidenti della province dopo due mandati consecutivi..

Ma il nostro è un paese moderno, una democrazia evoluta, dicono…


*dottore in giurisprudenza, abilitato all'esercizio della professione di avvocato,

dottore in scienze politiche, specialista in diritto amministrativo e scienza dell'amministrazione,

dirigente pubblico già consigliere comunale di San Benedetto del Tronto -1988-1992. 

05/05/2004





        
  



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