Terroristi, nemici dell'Occidente
| Le analisi del terrorismo tra passato e futuro
di Tonino Armata
Due cose accomunano ogni genere di terrorismo.
In primo luogo l'odio: un odio morboso, arrogante, capace di portare un uomo/donna a far strage d'uomini, donne e bambini.
Poi, ancora più morbosa, l'autogiustificazione, la discolpa lamentevole secondo cui tutto avviene in nome di una nobile causa ed è quindi giustificato.
Così l'Ira massacrava civili "per l'Irlanda". Il fatto che l'Irlanda non abbia mai invitato all'omicidio nel suo nome, non c'entra. La banda Baader-Meinhof uccideva per "la classe operaia tedesca". Poco importava che i lavoratori tedeschi ne fossero disgustati. Così anche per le Brigate Rosse in Italia.
Il terrorismo ha, in massima parte, un terzo denominatore comune. I terroristi avanzano richieste che una società vile potrebbe, se si umiliasse con intensità e rapidità sufficiente, esaudire. Il massacro poi cesserebbe. Ma Al Qaeda non avanza richieste di questo tipo, non cerca il negoziato ha un solo scopo. Uccidere. Uccidere cristiani, ebrei e musulmani laici.
Le ultime vittime dell'odio sono i quattro prigionieri italiani in Iraq, uno dei quali assassinato subito. Gli altri tre dopo alcuni giorni, inermi filmati dai loro sequestratori ed esibiti in video da una televisione araba "Al Arabiya" per dire con più forza al nostro Paese che li uccideranno "senza esitazione" se non ubbidiremo all'ultimo diktat: sostenere la loro causa, sconfessare la politica "serva" del nostro governo con una manifestazione per le strade di Roma, per costringere il governo a ritirare le truppe dall'Iraq.
Questi nuovi terroristi non hanno bisogno di essere provocati, perché sono folli. Ma da dove viene la follia? L'Islam è una religione davvero grande e, al pari di tutte le grandi fedi, si basa teoreticamente sull'amore: di Dio e degli altri uomini e donne. Come tutte le grandi religioni, possiede un testo fondamentale d'insegnamento spirituale e morale. Il Corano insegna che è auspicabile che la pace e l'amore prevalgano sull'odio e sulla guerra. Da dove viene allora il terrorismo, l'odio, la brama di uccidere in nome di Allah?
Trecento anni fa apparve nel cuore desertico di quella che è oggi l'Arabia Saudita un predicatore estremamente violento e fanatico, Muhammadibn Abdul Wahab. La setta da lui fondata si basava e si basa ancora oggi sulle sue convinzioni e sul suo insegnamento. Ma circa 20anni fa il wahabismo ha infranto i confini della penisola saudita esportandosi in ogni angolo dell'Islam.
Lo ha fatto inviando imam e predicatori, fondando e finanziando scuole in più di 100 paesi per fare il lavaggio del cervello ai giovani e convincerli al nuovo credo. Il wahabismo, chiamato anche salafismo, condanna circa il 90% dei musulmani come impuri, insieme a tutti i cristiani, agli ebrei e ai non musulmani.
Ecco perché sembra che i fanatici salafiti vengano da tanti paesi diversi. Molti musulmani sono perplessi quanto i cristiani dalla continua ascesa di questo culto maniaco e si chiedono: "Che cosa abbiamo fatto?". La risposta è: nulla. Non c'entra quello che abbiamo fatto, ma che cosa siamo.
Gli studiosi del corano (non tutti, ma alcuni) lamentano a gran voce che il sacro libro non ha mai imposto ai suoi seguaci di andare in giro a far strage di cristiani ed ebrei e che il wahabismo quindi non è il vero Islam, ma un'aberrazione. Ma coloro che ormai hanno subito il lavaggio del cervello considerano questa tesi un'eresia da punire con la morte.
Nella sua predicazione e nei suoi scritti Wahab non fece altro che apportare due modifiche all'ortodossia e proclamare quindi che queste sue modifiche corrispondevano alla vera ortodossia. Il Corano fa menzione della Jihad, o guerra santa, ma come estrema risorsa per difendere lo stesso Islam. Wahab fece della Jihad il primo dovere del vero credente. Cosa ancora più pericolosa, Wahab cambiò lo status dei cristiani e degli ebrei.
Nel Corano è chiaramente indicato che poiché queste due religioni precedenti adorano anch'esse l'unico vero Dio, i loro fedeli sono la "gente del libro" e possono quindi essere tollerati. Nell'ambito di questa tolleranza, cristiani, ebrei e musulmani vissero per secoli in armonia sotto dominatori musulmani dalla Spagna meridionale e dal bacino del mediterraneo fino in Asia.
Ma c'è un'altra categoria cui questa tolleranza non è garantita - coloro che adorano molti dei, gli idolatri. Essi sono ripugnanti agli occhi di Dio e possono essere uccisi in massa se rifiutano di convertirsi. Wahab riclassificò i cristiani e gli ebrei come "mushrikum", idolatri, meritevoli di morte fino all'estinzione. Da qui la jihad globale contro tutti noi occidentali.
Ecco perché non si possono negoziare condizioni con i Salafiti o i numerosi gruppi omicidi scaturiti dalla loro esplosione in tutto il mondo, oggi raggruppati sotto il nome-ombrello di Al Qaeda. L'Islam tradizionale non può semplicemente alzare le mani e dire "nulla a che fare con noi". Se si vuole che il mondo recuperi la ragione i sani di mente devono unirsi per scacciare l'incubo folle nato in un remoto angolo dell'Islam.
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02/05/2004
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