La Processione del Cristo Morto
Monteprandone | Quest'anno sarà presente il cardinale Jorge Arturo Medina Estevez.
di Fernando Ciarrocchi
Il paese
Monteprandone è uno dei 73 comuni della Provincia di Ascoli Piceno. Lembo di terra marchigiano particolarmente laborioso, fortemente legato alle proprie tradizioni religiose e civili, queste ultime ancorate alla storia dei campi che per moltissimi anni ha costituito la voce principale dell'economia picena.
Il castello di Monteprandone, di origine medioevale, sorge a 273 m. s.l., ha oltre 10 mila abitanti, ed è uno di quegli agglomerati urbani, tipici della media collina picena, il cui paesaggio è contrappuntato dai mille colori dei campi, che mutano di stagione in stagione, e dal verde intenso di piante come l'ulivo coltivate sulle amene colline che dolcemente declinano verso il mare. E' un balcone naturale che guarda da una parte il mare adriatico e dall'altra le alte montagne abruzzesi
Con la popolosa frazione di Centobuchi costituisce uno dei poli produttivi (più di mille insediamenti industriali tra piccoli, medi e grandi) più importanti della Provincia di Ascoli Piceno. E' anche la terra natale di San Giacomo della Marca, uno dei protagonisti più autorevoli dell'Osservanza francescana insieme a San Giovanni da Capestrano e San Bernardino da Siena.
In paese vi sono eloquenti testimonianze della vita del Santo: la casa natale posta sul punto più alto del paese, vicino alla chiesa parrocchiale e il Santuario "Santa Maria delle Grazie", voluto da San Giacomo stesso, in cui riposano le venerate spoglie mortali del corpo del Santo, infine, la libreria appartenuta al Santo, posta nel palazzo comunale, in cui sono conservati preziosissimi codici alcuni dei quali impreziositi da uniche miniature su foglia d'oro.
Al centro del paese spicca maestosa la chiesa collegiata, costruita agli inizi del 1800, affiancando la vecchia chiesa quattrocentesca, con sotto la cripta di San Leonardo avente un portale gotico con apprezzabili grifoni. La chiesa prepositura di un bellissimo stile neoclassico ben conservato è intitolata a San Niccolò di Bari.
Al suo interno custodisce le spoglie del Martire romano san Cirino, invocato dai fedeli per la pioggia e la siccità. Conserva anche molte opere d'arte a carattere religioso oltreché numerosi reliquiari che testimoniano il suo glorioso e lontano passato, tra queste opere menzioniamo un crocifisso ligneo del 1400, una madonna nera dello stesso periodo, copia della madonna di Loreto e la prima statua lignea di San Giacomo della Marca del 1500.
La processione
La parrocchia, un tempo, ricca e potente, aveva costituito già nel rinascimento diverse confraternite tra le quali quella del santissimo sacramento e quella della pietà e della morte. Quest'ultima aveva tra i suoi compiti quello di organizzare i riti della passione e la processione del Cristo Morto al venerdì santo. Fu infatti la Confraternita della Pietà e della Morte che nel 1845 decise di avere nella processione del Venerdì Santo una bara bella e preziosa che potesse essere l'orgoglio di tutti i cittadini e nella sua bellezza far contemplare e pregare i fedeli sulla morte di Gesù.
L'artista Emidio Paci realizzò in legno la stupenda statua del Cristo Morto, l'anno successivo, nel 1846, fu la volta dell'ebanista Sante Morelli che curò la costruzione dell'artistica bara tenendo conto delle strette rue del centro storico di Monteprandone. Dunque, un'opera su misura. Nel 1851 si commissionò a Tito Boccachiodi la doratura della bara e nel 1855 con il velluto, le stoffe, le frange d'oro e d'argento,i cuscini e i fiocchi, si completò l'ornamento.
La spesa fu considerevole. Ben 200 scudi romani. Nell'anno 1859 esordì per la prima volta la bara così come la conosciamo oggi incantando coloro che la videro maestosa, splendente, misteriosa, imponente e mistica. Da quel giorno non c'è stato anno in cui non sia uscita dalla chiesa, anche negli anni difficili della guerra dove le donne sostituirono la mancanza degli uomini.
Alcuni aneddoti
Sfogliando il libro delle cronache della parrocchia si apprendono anche altri simpatici aneddoti come quello secondo cui il portare a spalla la bara, da parte degli uomini, è una benedizione; infatti si diceva: "Chiunque avrebbe portato la bara si sarebbe sposato felicemente".
E' intuibile, quindi, che tra i giovani ogni anno si scatenava una vera e propria gara, e non sempre pacifica. A quanto sembra, intorno agli anni venti del secolo scorso, l'allora preposto-parroco, don Giuseppe Caselli, esausto delle continue e stucchevoli liti tra i portatori, ebbe la brillante idea di far aggiungere 50 chili in più per aumentare il peso della bara e scoraggiare i portatori.
Non era sufficiente. Allora chiese ai vari deputati e alle squadre di portatori di consegnare una quota d'iscrizione per partecipare al trasporto della Bara. La squadra che aveva portato più denaro avrebbe sorteggiato per prima il percorso. Dopo tanti anni viene ancora ripetuto questo rito dell'antica tradizione popolare: il sorteggio tra le squadre dei portatori per decidere chi porterà la Bara fuori dalla chiesa e chi la riporterà dentro al termine, naturalmente i due tratti più ambiti.
Il venerdì santo di Monteprandone da ben 145 anni, vede così svolgere la solenne processione del "Cristo Morto". L'elemento centrale suggestivo e singolare, ma anche emotivamente e spiritualmente forte è l'artistica e bellissima bara in legno. I fedeli che a migliaia accorrono da ogni parte del piceno, fin dal pomeriggio vengono a pregare il Cristo Morto, adagiato dentro la Bara, in attesa di accompagnarlo processionalmente al sepolcro. Tutt'attorno le pie donne vestite di nero, intonano vecchi e struggenti lamenti. All'ora stabilita i portatori prendono sulle spalle la pesante bara illuminata a festa e al suono della banda del paese sfilano in mezzo alla folla che commossa piange la morte di Gesù.
L'atmosfera che si crea, nelle antiche rue medioevali del paese, illuminate con i ceri, piene di suoni e colori, è unica. La Croce antica apre il corteo con i confratelli e le 15 squadre di portatori tutti vestiti con la tunica nera, poi le vergini vestite di bianco che introducono le sette parole ricamate ad oro in splendidi gonfaloni color porpora che ricordano a tutti le ultime frasi pronunciate da Gesù prima della sua morte. E' la volta della banda musicale, composta da circa 100 elementi con la loro uniforme a mantella nera, la quale esiste e si convoca solo in questa occasione.
Non mancano i simboli della passione in legno portati dai chierichetti che introducono insieme ai sacerdoti e religiosi la bara del Cristo Morto scortata dalla polizia municipale e dall'arma dei carabinieri in alta uniforme. Seguono composte le autorità civili e militari solitamente tutte presenti dalla Giunta Municipale guidata dal Sindaco On. Orlando Ruggieri, ai vari onorevoli quali l' On. le Gianluigi Scaltritti, il sen. Amedeo Ciccanti, il Presidente della Provincia di Ascoli Piceno, Pietro Colonnella oltre ad altre delegazioni dei paesi limitrofi e diversi rappresentanti del credito locale del mondo imprenditoriale. Un segno dell'importanza storica della processione.
L'ultima parte del corteo vede le pie donne che accompagnano la misteriosa statua della Madonna Addolorata, arricchita solo per quella sera di ori preziosi (corona, spada, ecc..), le ragazze con le sette spade, poi la statua di San Giovanni. Sono, quindi, ben oltre 300 persone del paese che ogni anno con impegno e passione a vestire i ruoli dei personaggi storici.
Il predicatore
A coordinare il tutto è il parroco, Don Francesco Ciabattoni, insieme ai deputati del "Cristo Morto" e al comitato. Appena arrivato nella parrocchia, nel marzo del 2000, don Francesco ha deciso di valorizzare ancor di più l'avvenimento sottolineandone l'aspetto spirituale ed estetico ma non solo. La processione che termina in chiesa viene chiusa con la 'predica' e la benedizione solenne del predicatore. Da alcuni anni si è scelto di invitare personalità di rilievo del mondo ecclesiale.
Due anni or sono ci fu la graditissima partecipazione del Vescovo diocesano, mons. Gervasio Gestori, lo scorso anno si ebbe la prestigiosa presenza di mons. Jospeh Marino, prelato d'onore di Sua Santità, Giovanni Paolo II e stretto collaboratore del Card. Sodano, Segretario di Stato Vaticano, e componente della missione diplomatica che incontrò il Presidente degli Stati Uniti d'America prima dello scoppio della guerra in Iraq.
Quest'anno venerdì 9 aprile vedrà l'autorevole ed eccezionale partecipazione di Sua Eminenza, il cardinale Jorge Arturo Medina Estevez, Prefetto emerito della Congregazione per Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti. Un'eminentissima personalità della Santa Sede di prestigio nazionale e internazionale. E' stato ordinato sacerdote il 12 giugno 1954, si è laureato in teologia nel 1955, ha insegnato filosofia nel seminario fino al 1965 e teologia nella facoltà della Pontificia Università cattolica del Cile fino al 1994.
Ha ricoperto e ricopre numerosissimi incarichi nelle congregazioni vaticane . Nel 1962 . Papa Giovanni XXIII lo nominò perito al Concilio Vaticano II. Tale nomina gli ha consentito di seguire la Grande Assise in tutte le fasi. Nel 1993 è stato chiamato a predicare gli esercizi spirituali i Vaticano alla presenta del Santo Padre, Giovanni Paolo II che lo ha creato cardinale il 21 febbraio 1998.
Il Cardinal Medina, inoltre, è autore di numerose pubblicazioni su temi ecclesiologici, di spiritualità e di diritto canonico. Nel 1996 riceve il Dottorato " honoris causa" della Nostre Dame University, nell'Indiana ( Stati Uniti d'America). E' stato anche nominato Cappellano "ad honorem" del Sovrano Ordine Ospedaliero e Militare di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta.
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05/04/2004
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