Occhi aperti / Occhi chiusi
San Benedetto del Tronto | Note su cinema e dintorni
di Dante Albanesi
OCCHI APERTI
La danza della Storia nell'arca di Sokurov
Nato a Irkutsk nel 1951, a lungo censurato dal potere sovietico negli anni '80, Aleksandr Sokurov è autore di una trentina di lavori, soprattutto corti e documentari. In Italia conosciamo di lui il sofferto "Madre e figlio" (1997): una casa isolata in campagna e due personaggi, una donna che muore lentamente e un figlio testimone inerte del suo spegnimento, attese raggelate e stupendi paesaggi rielaborati pittoricamente. Due anni dopo è arrivato "Moloch", sarcastica cronaca di una giornata qualsiasi di Hitler e della sua amante Eva Braun, isolati in un castello tra le montagne, come re e regina di una favola per bambini.
L'ultimo capolavoro di Sokurov si chiama "Arca Russa", e sarà proiettato giovedì 1° aprile alle ore 21.30 al Cinema Calabresi, per la rassegna della Fondazione Bizzarri "Immagini inattese".
Invisibile a tutti, un regista contemporaneo si trova inspiegabilmente proiettato nel 1700, nell'Hermitage di San Pietroburgo. Fa conoscenza con un sarcastico Marchese del XIX secolo e con lui compie un mirabolante viaggio nel tempo, dal burrascoso passato della Russia fino ai giorni nostri. Tra sfavillanti corridoi e saloni, spiano lo Zar Pietro il Grande che frusta un suo generale. L'ultimo Gran Ballo Reale del 1913, con centinaia di danzatori. La famiglia dell'ultimo Zar che cena serenamente, senza immaginare la Rivoluzione alle porte, la fine ineluttabile di un'epoca. Tra Kubrick e Tarkovskij, Resnais e Fellini, le immagini di Sokurov cercano disperatamente di ghermire il tempo che scorre, di imprigionarlo in un teatro della memoria.
OCCHI CHIUSI
Rassegne del VHS
Sono sempre più frequenti, nella nostra provincia, le rassegne cinematografiche organizzate da cineforum e associazioni culturali; e ciò è cosa buona. Non altrettanto buono è il fatto che tali rassegne si basino quasi completamente sulla proiezione di videocassette VHS, un formato qualitativamente basso e inadatto per visioni su grande schermo.
Ovviamente possono esserci dei distinguo: il formato VHS poteva essere ammesso prima del 1985-90, epoca in cui i videoregistratori erano ancora un privilegio di pochi; può (forse) essere ammesso nei comuni più piccoli, sprovvisti di videoteche specializzate; può essere ammesso per opere particolari: cortometraggi, documentari, film inediti o non in commercio; può essere impiegato come materiale di supporto per lezioni accademiche sul cinema
Ma proiettare integralmente in VHS un lungometraggio di pubblico dominio (magari trasmesso decine di volte in televisione) è una procedura che ha pochissimo di culturale ed è quasi offensiva per chi davvero ama il cinema. E al danno si aggiunge la beffa se magari tale VHS non è nemmeno originale, ha un nastro vecchio di decenni, e forse non è neanche filologicamente completo. Quale senso può avere, in pieno 2004, noleggiare un film il pomeriggio in una videoteca e proiettarlo la sera in pubblico, e per giunta anche a pagamento?
A parte i dubbi sulla piena legalità di simili procedure, dispiace che molta stampa (spesso a digiuno di questioni cinematografiche) regali a tali proiezioni un rilievo esagerato, magari ponendole addirittura nella pagina regionale, a discapito di tante iniziative forse più serie. E dispiace ancor più che simili rassegne passino per "Cultura", e riscuotano l'ampio patrocinio di regione, provincia e comuni.
Forse un minimo di trasparenza non sarebbe male. Magari aggiungendo a volantini e comunicati stampa che annunciano tali appuntamenti la dicitura: "Proiezione in VHS - Copia noleggiata dalla videoteca XY". Perché il grande schermo è il luogo dei film in pellicola (o di standard di qualità, come il Beta SP), mentre i film in VHS sono per la televisione.
Tutti noi consumiamo VHS nelle nostre case. Ma non per questo chiediamo il patrocinio della Regione.
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31/03/2004
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