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Lettera aperta del presidente Confcommercio Benito Calvaresi

Ascoli Piceno | "Siamo così abituati a guardare simili “gioielli" che non li valorizziamo nel giusto modo pur trovandoceli quotidianamente sotto il naso”.

di Cav. Uff. Benito Calvaresi

Consigli per i programmi dei politici che si accingono alla "singolar tenzone" della imminente campagna elettorale cittadina. Non è un ossessionante ritornello, ma, piaccia o no, per sperare in ulteriori possibilità occupazionali nel nostro territorio è necessario puntare su una politica economica e sociale, che riqualifichi il turismo e tutte le strutture ad esso connesse. Siamo veramente benedetti dal Signore, perché ovunque giriamo lo sguardo, troviamo bellezze architettoniche davvero uniche e di grandissimo valore artistico.

E forse, proprio perché siamo così abituati a guardare simili "gioielli", non li valorizziamo nel giusto modo, pur trovandoceli quotidianamente sotto il naso e così non sappiamo come trasformarli in fonti di lavoro e di guadagno continuamente rinnovabili. Ad esempio, all'incrocio tra via Dino Angelini e via Ricci, ai piedi del Colle dell'Annunziata, ci sono i resti del Teatro Romano, risalente al I secolo a.C., del quale sono visibili l'area dell'orchestra e della cavea, riportate alla luce da scavi archeologici mirabilmente condotti. E fin qui tutto bene.

Ma perché, e ce lo chiediamo da cittadini e non da amministratori pubblici o da addetti ai lavori, questo splendido sito archeologico è "frequentato" stagionalmente solo da erbe e fiori, più o meno selvatici, senza una degna segnalazione turistica,  senza un accesso a percorrimenti, come ce ne sono nella zona archeologica sottostante al Palazzo dei Capitani in Piazza Del Popolo, che permettono ai cittadini, ma soprattutto, ai turisti (e quelli stranieri letteralmente impazziscono per tutto ciò che è di epoca romana!) di ammirare, più da vicino, questa interessante testimonianza della nostra storia antica?

Per realizzare ciò, i politici sarebbero "costretti" ad organizzarsi per reclutare personale, più o meno specializzato, per rendere fruibile questa area archeologica e, quindi, "inevitabilmente", un certo numero di giovani disoccupati o male occupati potrebbero, trovare un lavoro nel settore dell'economia italiana meno debilitato, cioè quello turistico. E perché non utilizzare il Teatro Romano, una volta ripulito da erbacce e rifiuti e munito di strutture ricettive adeguate, come fantastico scenario nelle notti d'estate (magari, anche in concomitanza con il cinquantenario della Giostra della Quintana) per spettacoli di danza, musica e canto che prima immergano magicamente turisti e cittadini in un'atmosfera incantata e poi li riportino con i piedi per terra, nei ristoranti, nei bar e nei negozi del centro storico?

Ed allora, giochiamoci la carta del rilancio turistico della città, perché solo in esso possiamo sperare per risanare le profonde ferite causate dalla crisi occupazionale del comparto industriale. Quindi, valorizziamo tutto ciò che, nella nostra città, è degno di essere conosciuto in Italia ed all'estero e pubblicizziamolo con metodi veramente efficaci e non di difficile "lettura", perché con caratteri tipografici minuscoli, come è accaduto per i manifesti della mostra sul ritorno dell'oro dei Longobardi!

E per favore, apriamo la nostra città a tutti coloro che desiderano conoscerne le bellezze e non comportiamoci come chi tiene gelosamente le "chiavi" in tasca e impedisce l'accesso a coloro che, dalle località più amene della provincia, vallata, costa ed interno compresi, vengono a farci cortese visita!

30/03/2004





        
  



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