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Il primo derby non si scorda mai, purtroppo!

| ROMA - L'esperienza di Federica sul derby Roma-Lazio, sospeso. Gli incidenti, le emozioni, le sue conclusioni.

di Federica Poli

Ai lettori della mia rubrica semiseria sulle gesta dolciamare dell'Ascoli Calcio vorrei chiedere scusa ma io domenica 21 marzo i bianconeri non li ho seguiti in terra di Sicilia poiché sono andata a Roma per il mio primo derby! A posteriori aggiungerei un "purtroppo" di chiusura. Ora vi racconto da spettatrice allibita e impaurita cosa è veramente accaduto ieri nella bolgia dell'Olimpico.

Sono arrivata allo Stadio verso le 19 e tutto scorreva liscio come l'olio, mi accomodo al mio posto, che noto essere tra romanisti, così con la sciarpetta biancoceleste mi inizio a beccare qualche insultino niente male. Lo sfottò tra le tifoserie romane è quanto di più carino si possa immaginare. Cambio, ovviamente, posto e mi sistemo tra le accoglienti ali delle aquile biancazzurre. Gli striscioni del prepartita sono eccezionali, devo dire che quello "la mamma di Cassano è Platinette" è stato davvero esilarante. Entrano le squadre in campo per il riscaldamento e l'adrenalina sale fino ad un picco altissimo. Dentro ho impazienza, voglia di riscatto e, soprattutto, spero di godermi una bella stracittadina. Le premesse ci sono tutte, la Roma fiondata all'inseguimento del Milan per lo scudetto e la mia Lazio in ottima forma mentale e fisica lanciata verso il posto in Champions. La partita ha inizio, la coreografia laziale è un'aquila mastodontica sul cielo di Roma. Comincia il "non mollare mai", salto canto ormai non ci capisco più niente. La mia sciarpetta al cielo il mio cuore assieme a quello di tutti i tifosi biancocelesti. Sono felice!

Mi accorgo che inizia un fitto lancio di oggetti sotto la Tevere tra tifosi delle due opposte fazioni ma tutto si placa in breve tempo.

La partita ha inizio.

Bella, con una Lazio che tenta di prendere il volo ed i giallorossi veloci a tagliare la nostra difesa. Un palo per parte, poi il fischio dell'arbitro Rosetti reo di non aver visto due rigori per noi manda le squadre a riposo.

Fuori dallo Stadio sentiamo dei botti e del fumo nero entra in Curva Sud, il gas dei lacrimogeni investe anche la Tevere dove sono seduta io. Mi chiudo la sciarpa attorno al collo fin sopra il naso. Gli occhi mi bruciano. D'improvviso giunge la notizia della morte di un bambino colpito da un fumogeno della polizia proprio in Curva romanista. La nuova passa di bocca in bocca. Anche gli striscioni sono scomparsi.

La partita comincia ma dopo due minuti tutto si ferma e qui inizia l'incubo.

I giocatori sono immobili con l'arbitro al centro del campo, l'altoparlante smentisce ripetutamente (6 volte!) la notizia falsa dell'uccisione del bimbo. Ma i fischi della Sud e della Nord sovrastano le parole dello speaker. Errore madornale dire che "la Questura smentisce": come può la Questura ammettere?! E come puoi convincere tutti dicendo che l'uccisore si dichiara innocente? Primo errore: anche chi non pensava fosse vero ora ci crede. Al centro del campo si parlotta, sugli spalti il clima è surreale: ci si interroga , il fumo dei lacrimogeni ci lascia senza respiro, piangiamo tutti, intorno al feretro del calcio moderno. Dei teppisti (passatemi il termine) entrano in campo e intimano al capitano giallorosso di non giocare assolutamente. I giocatori non se la sentono, hanno paura, "questi scavalcano e c'ammazzano!". Poi l'ennesimo grandioso errore della serata. Partita sospesa. Mandare decine di migliaia di persone a casa significa fare il gioco di coloro che vogliono seminare il panico. I tifosi (?) della Sud hanno ottenuto quello che volevano. Ora si deve uscire dall'Olimpico.

Credetemi, quello che ho visto dopo è stato uno scenario di guerra. Sono scesa dalla Tevere e la Polizia ha cominciato a caricare, di corsa mi sono avviata ai cancelli dello Stadio dei Marmi e lì ho visto i tifosi giallorossi che lanciavano addosso ai poliziotti di tutto: aste di bandiere, bottiglie, sassi. I fumogeni mi accecano , le lacrime scendono e io ho voglia di vomitare. La gola mi duole ma corro, tossisco, ma corro, corro più forte che posso, voglio andarmene, questo non è il mio derby, questo non è calcio!

Poi ancora scontri, dalla macchina posso vederli, un gabbiotto in fiamme, lanci, ancora botti, sirene di ambulanze, la devastazione ci segue. Faccio appena in tempo a lasciare l'entrata della Tevere con l'auto che la guerriglia si sposta proprio lì, i cassonetti sono tutti incendiati e ardono alla luce della luna, la strada è affollata , la gente cade, corre, piange, guarda. Le sciarpe non hanno più colori sono tutti insieme, laziali e romanisti a guardare, ad assistere alla miseria della gente.

Oggi abbiamo perso tutti! Oggi ha perso la dignità dell'uomo. La forze dell'Ordine sono state encomiabili, hanno subito tutto quello che c'era da subire hanno lasciato sfogare la rabbia di persone represse e, soprattutto, non hanno ammazzato nessuno. È stata una paradossale serata di follia dove poche decine di uomini hanno deciso per molte migliaia . Quattro tifosi cretini che avevano voglia di prendersela con la Polizia ed i Carabinieri hanno rovinato tutto ed hanno condannato a morte un derby che forse sarà meglio giocare a porte chiuse.

Era una serata di festa, ero felice.

Un mio amico romano mi ha detto: il primo derby non si scorda mai! Aveva davvero ragione, purtroppo.

22/03/2004





        
  



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