Gianni Mina': dell'Iraq e di altre verità taciute
Grottammare | Grandissima partecipazione anche al terzo incontro della serie Scintille
di Giovanni Desideri
Sala gremita e pubblico ben attento per oltre due ore: dalle 21,30 a un minuto dopo mezzanotte. Giovedì 18 marzo, al Kursaal di Grottammare, si è svolto il terzo incontro della rassegna "Scintille. Passioni e teorie del presente", con Gianni Mina'.
I due incontri precedenti erano stati con Paul Ginsborg il 5 marzo e con Raniero La Valle il 12. Minà ha parlato di informazione, dall'autobiografia ai giorni nostri, denunciando molti casi di informazioni non date o date parzialmente. Sul palco con lui il sindaco di Grottammare Merli, l'assessore alla cultura Fabbioni, il suo collaboratore e organizzatore della rassegna Enrico Piergallini. In sala, tra gli altri, il presidente del consiglio Massimo Rossi e il presidente della Provincia di Ascoli Piceno Pietro Colonnella.
Iraq. "Pochi sanno, ha detto Mina', che di fronte alla caserma italiana di Nassiriya c'è una raffineria dell'Eni. Le riprese televisive hanno evitato accuratamente di mostrarla. Il rispetto per i morti richiederebbe invece trasmissioni speciali su questo: la guerra in Iraq è il tentativo da parte degli Stati Uniti di invalidare i contratti stipulati nel 1998 da Francia Italia e Russia con Saddam Hussein per lo sfruttamento del petrolio di quelle zone. I colleghi americani, del New York Times o della televisione, mi parlano dell'umiliazione che provano a non poter mostrare ciò che accade davvero".
Cuba. "Parlando di Cuba non si tiene conto del fatto che non si tratta di un Paese europeo, ma del centro America. Il confronto delle condizioni di vita a Cuba andrebbe fatto con quelle di altri Paesi dell'America Latina: Haiti, Honduras, Guatemala, Nicaragua, Salvador o con lo stesso Messico. Paese, quest'ultimo, dove ci sono stati 200 mila desaparecidos negli ultimi anni. Per non parlare della vita media a Cuba, che è di 76 anni, contro i 48 del continente sudamericano. O del tasso di mortalità infantile, minore a Cuba che nel distretto di Washington. O infine della medicina cubana, in grado di brevettare molti nuovi medicinali. Detto questo, neanche a me piace il partito unico che c'è a Cuba o il controllo della stampa".
"Comunista!", "capitalista!". "Oggi dire a qualcuno "comunista!" è quasi un insulto, ha proseguito Mina', adducendo i crimini del comunismo sovietico. Ma chi si sente così apostrofato potrebbe tranquillamente rispondere "capitalista!". Il capitalismo nell'America Latina ha prodotto le favelas di Caracas e San Paolo, nelle quali vivono milioni di persone. Molte dittature sono state create e mantenute dagli Stati Uniti. Oggi sentiamo spesso alla televisione italiana il politologo Edward Luttwak, che negli anni '70 e '80 fu il teorico delle dittature in America Latina, dove oggi vivono 500 milioni di persone, di cui 300 milioni sotto la soglia della povertà e 80 milioni miserabili".
"L'ex dittatore del Guatemala Efraín Ríos Montt è responsabile di 200 mila morti, 30 mila desaparecidos, 400 villaggi scomparsi, tremila fosse comuni. Tutto questo è stato perpetrato fino agli '90. Eppure non se ne parla, perché in Guatemala ha sede la "United Fruit", la più grande multinazionale agroalimentare del mondo. Il prof. Bruce Jackson dell'Università di Buffalo ha parlato recentemente di tre mila desaparecidos negli ultimi tempi negli stessi Stati Uniti".
Lula e la sinistra europea. "La sinistra europea è ormai incapace di capire l'America Latina. La prima visita di Stato del nuovo presidente brasiliano Lula è stata a Cuba. Il suo PT [Partido dos Trabalhadores, n.d.r.] è una realtà politica simile a quella che Cofferati aveva intorno nel febbraio 2003. I piani del Fondo Monetario Internazionale o della Banca Mondiale hanno affossato Paesi potenzialmente ricchi come l'Argentina o il Brasile. Le condizioni di non vita dell'80% dell'umanità sono frutto di questa economia, a causa della quale Lula deve oggi attuare un "Piano Fame Zero". Sono cose che sfuggono alla sinistra riformista".
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21/03/2004
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