Tutto esaurito per il concerto di Brad Mehldau al Bitches Brew
San Benedetto del Tronto | Il pianista ha incantato l'affollata platea con una musica fuori da ogni genere.
di Antonella Roncarolo
Solo posti in piedi per l'atteso concerto del pianista Brad Mehldau organizzato dal Bitches Brew Jazz Club. Nella sala dell'hotel Intenational, diventata un cult per gli amanti del jazz, si mescolavano le cadenze marchigiane, umbre, abruzzesi e laziali: da tante regioni sono arrivati, infatti, gli ammiratori di questo giovane talento del jazz rivelatosi a Umbria Jazz '97, considerato da molti uno dei più grandi pianisti della scena intenazionale.
Brad Mehldau è uno di quei musicisti che suona per l'anima, capace di dirigersi direttamente verso il cuore della melodia.
I paragoni su di lui sono molti, anche se mai eccessivi, da Glenn Gould a Bill Evans, fino a Jarrett e Benedetti Michelangeli. Ma il giovane pianista proveniente dalla Florida sconvolge ogni volta il suo pubblico perché è capace di rimanere fedele a se stesso, e quando lo si vede appoggiare le dita sul pianoforte, la lucidità del fraseggio, il suono terso, la sensibilità dell'esecuzione mescolata ad una poesia sofferta, sono le caratteristiche che ne hanno decretato l'affermazione internazionale.
Nell'indimenticabile concerto sambenedettese, Mehldau ha presentato i brani del suo ultimo lavoro "Anithing goes", realizzato insieme al contrabbassista Larry Grenadier ed al batterista Jorge Rossy, incantevoli nel seguire la musica fuori da ogni genere di Brad.
Se il jazz è improvvisazione e fusion, senza dubbio Brad Mehldau ne ha acquisito la sua filosofia, componendo ed interpretando una musica che spazia tra tutti i generi, fino alla musica da camera, mantenendo sempre il soul, l'anima di un linguaggio nato dalla sofferenza e dall'impegno.
Nel suo modo di suonare sono palesi le influenze che esulano dal jazz canonico: la sua musica parte dal contrappunto di Bach e Brahms, si muove tra i risvolti spirituali di John Coltrane fino ad arrivare all'ortodossia di Miles Davis e, perché no, al rock dei Radiohead che Brad ha molte volte dichiarato di amare.
A fine concerto, che entrerà nella storia del coraggioso jazz club sambenedettese, è rimasto, nei fortunati spettatori dell'evento, la sensazione di aver conosciuto un grande musicista, capace di trasmettere con facilità una musica spesso difficile proprio perché fuori dagli schemi, un artista ricco di stile e fascino anche se, come ha dichiarato Brad in una recente intervista: " Io non cerco uno stile, non ci rifletto sopra, non so nemmeno come definirlo. Cerco invece di suonare, di essere soddisfatto, di progredire. Se lo stile è un look, allora nessuno mi troverà mai davanti a uno specchio intento ad adularmi."
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24/02/2004
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