La droga mai
| Non arrendiamoci ad una società intossicata e confusa, anche dalle disgrazie dei suoi miti come Marco Pantani
di Ettore Picardi
A questo punto possiamo proprio affermare che viviamo una società drogata. Dove la droga è l'ansia e non il gusto di vivere i piaceri, gli interessi, gli obiettivi che peraltro scegliamo noi stessi. La droga è la scorciatoia per arrivare subito, magari male, comunque arrivare o poter fingere di esserci riusciti.
È il rifugio di menti stanche prima di cominciare qualunque lavoro, prima di assaporare il piacere della stanchezza vera e il riposo che segue. In sintesi è per tutti, giovani e non, l'annullamento della fatica ma soprattutto del senso della vita.
La droga perciò ha invaso il corpo di quelli che definiamo tossicodipendenti, i più evidenti, deboli, sfortunati. Però è anche nel doping sportivo, fenomeno materialmente diverso che passa per altre sostanze e percorsi, con lo scopo dichiarato di migliorare il fisico e le prestazioni atletiche: tuttavia con lo stesso meccanismo di fondo, la scorciatoia, l'ansia e non il piacere del risultato e persino della sconfitta.
La droga è certamente nei meccanismi finanziari per cui si bruciano milioni e milioni di euro, perchè non basta mai la propria ricchezza e se ne vuole sempre un'altra, maggiore ed a qualunque costo, che poi comunque non si saprà godere veramente appresso alle frenesie successive. La droga è nella vanità di politici e potenti che nemmeno un minuto pensano alle loro responsabilità ed alle conseguenze delle loro azioni, sempre tesi ad inseguire un obiettivo personale in più.
Per questi motivi il proibizionismo non funziona e l'anti-proibiuzionismo sarebbe ancora più deleterio. Perchè a ben vedere la droga ce la propone e vende non lo spacciatore ma la cultura, la sottocultura del tutto e subito, che ha invaso questi nostri anni confusi e frenetici. Gli stadi, le discoteche, le strade, ma anche le case, le professioni, gli amori: questa mentalità, oltre allo stupefacente vero e proprio, ha la capacità di invadere ogni ambiente.
Un bel rifugio può ancora essere lo sport, dove si impara cos'è una squadra, dove il lavoro paga, dove le regole hanno un senso immediato che rende possibile la gara. Il doping aggredisce lo sport, ma non è obbligatorio essere i primi, sempre: lo sport è per ciascuno, a suo modo, con le sue gambe. Se poi i campioni sono superpagati, sleali, pompati si può sempre ignorarli, continuare a correre sulla propria pista ed a giocare con la propria squadra, ad ogni età nel suo modo giusto.
Tuttavia qualcosa è necessario: spiegare sempre correttamente ai più giovani che la droga fa male, mentre la mentalità corretta sarebbe quella di accettare ed apprezzare la fatica non sempre dolce che l'esistenza ci propone. Perchè non tutti sono uguali, non lo sono i talenti e nemmeno simile è la sorte.
Perchè ho esordito parlando di un punto di approdo che fa ritenere la società in sè fondamentalmente drogata?
Perchè in questi giorni ci stanno crollando miti di ogni tipo ed un po' tutti da quel sabato sera pensano amaramente a Marco Pantani, il campionissimo sparito non si sa bene perchè. Un dolore incommensurabile ha attraversato le nostre menti che lo ammiravano ed ora possono solo ricordare. La sua classe gli consentiva di nutrirsi come nessun altro dell'entusiasmo collettivo per poi esprimerlo nel suo imprendibile scatto, nella sua agilità vincente.
Ora però spiace dirlo, ed anche pensarlo, ma la scelta per la droga ha il sapore del tradimento, da parte di uno che aveva la forza e l'animo del campione. La grandezza delle sue imprese resterà, esattamente come la sua rinunzia ad affrontare i momenti difficili (e francamente non materialmente insormontabili) della sua vicenda umana.
Qualunque tragitto o avvenimento sia accaduto a quest'uomo che non conoscevamo, coperto dalla sagoma del campione divo, aver scelto la droga rappresenta un errore tragico che non ha concesso ritorno, sfortunatamente ma non sorprendentemente.
Per cui tocca dire che quella scelta delude profondamente e non può essere giustificata mai, una contro-testimonianza che in questi giorni si alimenta della retorica e delle speculazioni fasulle di tanti ipocriti in mala fede.
Ad esempio: l'ambiente dello sport di vertice che non vuole scoprire le magagne del doping, gli specialisti funerei dei talk-show che campano del dolore altrui, quelli che hanno trovato un' altra vetrina per farsi pubblicità, magari proponendo colpevoli che possano essere di un qualche beneficio ai propri interessi.
Amici di tanti comizi e tribune, ripetetela la semplice verità, perchè a volte la voce si è indebolita e qualcuno non vuole più dirlo: la droga fa male, sempre.
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22/02/2004
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