Cerca
Notizie locali
Rubriche
Servizi

Essere consumisti

| Bisogna consumare e far avanzare l'economia oppure astenersi anche a costo di veder ridotti p.i.l. e tasso di sviluppo?

di Lucilio Santoni

Provate a chiedere a chiunque vi capiti a tiro cosa ne pensa del consumismo.

Vi risponderà, invariabilmente, che è una cosa spregevole. Che i guai nostri e delle nostre famiglie derivano tutti da quel cancro maligno. Che i ragazzi pensano solo agli abiti firmati e alle auto di grossa cilindrata con le quali vanno a schiantarsi. Che un tempo si stava riuniti intorno al focolare ad ascoltare i vecchi che ci riempivano di saggezza. Che oltre a consumare i beni materiali ci siamo abituati a consumare anche i rapporti, con relativa distruzione delle famiglie e dei valori. Eccetera.

Insomma, tutti vi risponderanno con l'interminabile litania del "c'era una volta e adesso non c'è più".

Ma un fatto dovrebbe quantomeno porci degli interrogativi. Ed è il seguente. Tutti gli economisti, anche quelli più scalcagnati e provinciali, anche la pubblicità, quella simpatica del bravo figlio che va a fare la spesa alla madre anziana, tutti ci invitano a spendere. Se non spendiamo, cioè se non compriamo, qualunque cosa, l'economia recede. E chi vorrebbe questo? Nessuno, certamente. Non si tratta qui di colore politico. Dall'estrema destra all'estrema sinistra, nessuno si sognerebbe di auspicare la recessione, giustamente.

Ma se compriamo, siamo consumisti. O no?

Qualcuno potrebbe dire, con superficialità, che la cosa migliore sarebbe comprare con moderazione. Ma questo cosa significa? Non ha senso. Poiché se già comprando come compriamo oggi, cioè in maniera smodata e consumista, riusciamo a mala pena a far stare sopra lo zero le lancette di p.i.l. e sviluppo, come possiamo pensare di comprare meno evitando la recessione?

La contraddizione mi sembra fondamentale.

Ci sono aspetti, poi, anche più inquietanti. Ad esempio, quella pubblicità tace sul fatto che anche un incidente stradale fa avanzare l'economia. Perché bisogna riparare o, meglio, ricomprare l'auto. Anche un terremoto. Perché bisogna ricostruire. Anche una guerra, naturalmente. Insomma, qualsiasi "rottamazione", di uomini ed oggetti, incrementa la produzione e la ricchezza, salva i posti di lavoro, garantisce le pensioni.


Terribile ma è così. E non credo ci sia una soluzione a portata di mano.

Io, personalmente, credo al consumismo. Ma non credo che siamo consumisti, questo è il punto. Magari lo fossimo. Vorrebbe dire avere la qualità degli animali, che consumano per trarne energia vitale. Il pesce grosso che mangia il pesce piccolo, e così si nutre e vive. Il gatto che gioca col topo, e così si rinforza e vive. Chi sa consumare vive, e muore, nell'eterno giro della creazione e della distruzione. Nell'eterno giro dell'amore.

Noi purtroppo non sappiamo proprio consumare. Sappiamo solo essere consumati, dal mercato, da ciò che ci circonda, da un meccanismo che abbiamo innescato con le nostre stesse mani. Condannati a non vivere e a non saper morire.

19/02/2004





        
  



1+2=

Altri articoli di...

ilq

Una serata di emozioni e scoperte

ASPIC Psicologia di San Benedetto del Tronto presenta il Centro Psiconutrizionale

Betto Liberati