La scomparsa di Marco Pantani. Un ricordo in poche righe di un campione fragile ma vero.
| Dal 1994 aveva riacceso gli entusiasmi che solo questo sport può dare. Quando gettava via il suo berrettino era il segno più bello, quello dell'attacco sportivo ai suoi colleghi e si arrampicava come solo lui sapeva fare.
di Roberto Cicchiné
E' stato come un fulmine a ciel sereno quella notizia arrivata sabato mentre la Televisione stava celebrando come sempre il calcio. L'agenzia con poche righe rimarcava la morte di Marco Pantani avvenuta in un Residence di Rimini. Subito un brivido freddo mi ha attraversato non solo perchè il ciclismo è per il sottoscritto pane quotidiano, ma anche e sopratutto perchè Pantani con le sue imprese aveva riacceso in tutti gli sportivi fin dal 1994 antichi e sopiti entusiasmi. La figura del Pirata che gettava via il suo cappellino e scattava scartando dalla sua ruota gli avversari per 5 anni è stata impressa nella mia mente, ma credo anche in quella di tutti gli sportivi del mondo intero e forse anche in altri pianeti dove esiste la bellezza dello sport.
Marco ci ha lasciato ma il suo ricordo non potrà mai svanire, quello di un campione vero capace di tornare a vincere dopo un grave incidente in una Milano - Torino o dopo una caduta al Giro d'Italia. Personalmente non ho mai avuto modo di consocerlo, l'unico incontro " Ravvicinato " con il Pirata risale alla Milano - Sanremo del 2002, quella che vide trionfare Mario Cipollini. " Re Leone " era arrivato sul traguardo finale da circa un quarto d'ora, stavo raggiungendo la sala stampa allestita nel vecchio Ariston per seguire la conferenza stampa del vincitore, quando nell'attraversare la sede stradale vidi la maglia gialla di Pantani tagliare il traguardo.
Sorrideva il Pirata, ma era un riso amaro per un campione che non era riuscito ad essere protagonista in questa gara e che nemmeno lo Speaker citò tanto era il ritardo accumulato. Pantani aveva già imboccato la parabola discendente dopo quello che gli era accaduto nel Giro del '99 a Madonna di Campiglio quando per l'Ematocrito alto, con la maglia rosa che nessuno gli poteva più torgliere, fu escluso dalla gara a lui più cara, quella che lo aveva lanciato nel panorama mondiale. Li probabilmente è iniziata la sua parabola discendente, prima come atleta e poi come uomo. Però quando riuscì a porsi all'attenzione come grande campione, nel 1994 scalando per due volte il mitico Mortirolo per poi trionfare Pantani era stato in grado di ridare un grande entusiasmo a tutto il movimento.
Con lui se ne è andato un uomo fragile, ma un campione vero l'ultimo Italiano a conquistare nello stesso anno Giro e Tour, quella fragilità che non conoscevamo perchè ogni volta che era andato a terra era stato grande a rialzarsi. Probabilmente quello che pensavamo essere indistruttibile, aveva le sue debolezze. Il 14° posto nell'ultimo giro d' Italia non gli era piaciuto, era pronto a rimettersi in discussione e a pedalare di nuovo. non ce l'ha fatta, ha perso la sua ultima battaglia anche se al momento non si conoscono le cause della sua morte. In molti gli sono stati vicini,amici e colleghi che hanno provato sopratutto a recuperarlo come uomo prima, come campione poi.
In molti in questi giorni hanno speso tante parole verso questo personaggio tracciandone profili sportivi e non che ci hanno anche emozionato e fatto riflettere. Pantani merita il più grande rispetto da parte di tutti anche e sopratutto per le grandi emozioni che è stato in grado di trasmetterci. Lo salutiamo e lo immaginiamo ancora in salita mentre getta via il suo cappellino e si lancia in solitario verso il traguardo finale, Marco sarai sempre nei nostri Cuori.
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16/02/2004
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