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Conclusione dell'assemblea di Attac: alla ricerca di nuovi iscritti e di una migliore organizzazione

Grottammare | Nel dibattito di domenica 15 febbraio affrontati i temi dell'organizzazione interna. Le dichiarazioni di Petrella e Prieri

di Giovanni Desideri

Domenica 15 febbraio, giornata conclusiva dell'assemblea nazionale di Attac alla sala Kursaal di Grottammare. Il dibattito conclusivo riguarda i prossimi obiettivi di Attac, soprattutto per quanto riguarda l'organizzazione interna.

Claudio Jampaglia, del consiglio nazionale, ne fissa alcuni nel suo intervento introduttivo: la questione del tesseramento e quella della costituzione o del rafforzamento dei tre principali gruppi di lavoro ("finanziarizzazione e Tobin tax", comprendente al suo interno temi come "paradisi fiscali" e "fondi pensione"; "beni comuni e privatizzazioni": acqua, ambiente e salute, brevetti, trasporti, energia; infine "mediattac", ovvero la capacità di Attac di fare informazione, attraverso i suoi esperti di informatica, le traduzioni, la rivista online "Il granello di sabbia").

La questione del tesseramento viene ritenuta importante e viene poi ripresa da Marco Bersani, altro membro del consiglio nazionale: "dobbiamo fare una prima vera campagna di tesseramento, per aumentare i nostri iscritti, rafforzare l'autofinanziamento e la nostra autonomia". In omaggio il cd rom con i primi cento numeri del "Granello" e il "Pin", la spilla dell'associazione con il simbolo "%".

Jampaglia e Bersani parlano inoltre della sede nazionale da poco istituita a Roma e della necessità di trovare sedi per i comitati locali. Nel corso della mattinata si sono succeduti molti interventi su questi temi. Sul carattere "violento/non violento" dell'associazione è stata sollevata la polemica più accesa: dai più ritenuta, di fatto, "malposta".

Ma già ieri, durante le poche ore trascorse a Grottammare, il prof. Petrella aveva accettato di parlarci di Attac, insieme a Paolo Prieri (Attac Torino, altro membro del consiglio nazionale).

Petrella è stato tra i fondatori di Attac Francia nel 1998 (da un'intuizione di Ignacio Ramonet, direttore di "Le Monde Diplomatique") e di Attac Italia nel 2001 (di cui è oggi presidente onorario). Da dodici anni è titolare della cattedra di "Globalizzazione" presso la prestigiosa Università di Lovanio in Belgio. Ci dice: "l'idea che non si possa privatizzare la gestione di alcuni beni e servizi essenziali per la vita come l'acqua o l'istruzione rappresenta uno dei principi centrali della nostra associazione. Noi riteniamo che le persone abbiano diritto a quei beni e servizi essenziali, dunque ci opponiamo alla loro trasformazione da diritti in bisogni da soddisfare a pagamento, ovvero alla loro mercificazione".

"Un'altra critica che muoviamo a questo genere di privatizzazioni, prosegue Petrella, deriva dal fatto che le società che finiscono per gestire quei beni e servizi tendono ad acquisire un potere superiore a quello dei politici, specie nel momento in cui quelle società diventano "multiutilities", arrivando a gestire più beni e servizi. Per esempio i trasporti, l'energia, le comunicazioni, ecc. Si creano così le cosiddette "economie di scala". Affidare a delle aziende private queste cose vuol dire privare il politico del suo potere decisionale".

"Un esempio concreto è quello della Hera Spa, dice Prieri, che in Emilia-Romagna gestisce una serie di servizi come acqua, gas, nettezza urbana. Ci si obietta che si tratta di società pubbliche per il 51%, ma questo non vuol dire niente, perché una Spa deve comunque ricercare gli utili e per questo tagliare i costi e alzare le tariffe. Detto questo è chiaro che noi non siamo "partigiani dello spreco"".

Prieri spiega poi come è organizzata Attac: "a parte il presidente onorario, non abbiamo una struttura gerarchica. Soltanto una base di associati, raggruppati in comitati locali e un consiglio nazionale. Non abbiamo neppure un portavoce. Un altro dei punti centrali della nostra azione è la lotta alla finanziarizzazione, ovvero allo spostamento dei capitali a fini speculativi da un continente all'altro, senza creare economie reali. Ma quei capitali finanziano anche il traffico di armi, per cui si crea un circolo tra finanza e guerra nel mondo. Per il 2004 contiamo di essere sempre più un movimento di autoeducazione degli iscritti e dei simpatizzanti, orientata ai nostri obiettivi".

15/02/2004





        
  



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