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Leggerezza, colore, suggestioni, virtuosismo dal violino magico di Accardo

San Benedetto del Tronto | Magistrale concerto sabato 3 gennaio. Musiche di Mozart, Brahms, Debussy, Szymanowski.

di Giovanni Desideri

Con le prime note della "Sonata in sol maggiore K 301" di Mozart si è installato in sala il suono galvanizzante del violino di Accardo (Stradivari Hart ex Francescatti del 1727). La sala era quella del Palacongressi di San Benedetto, l'appuntamento il concerto che Accardo ha tenuto sabato 3 gennaio (inizio puntualissimo alle 21), accompagnato al pianoforte dalla bravissima Laura Manzini.

Sonata in due movimenti, entrambi "allegro", carattere leggero, spigliato, la migliore delle introduzioni possibili per il pubblico che ha deciso ieri di concedersi una "serata di musica classica". La sonata di Mozart ha davvero introdotto il pubblico in un clima vellutato, per la grazia di entrambi i movimenti, ricchi di sempre nuovi spunti.

Colore più scuro (se ne attribuisca la causa alla tonalità minore o alla marca "Brahms" del prodotto) per la "Sonata per violino e pianoforte n. 3 in re minore op. 108" di Brahms appunto. Composizione risalente agli anni 1886-88, un pezzo certamente più elaborato del precedente, senonaltro per i quattro movimenti ("Allegro/Adagio/Un poco presto e con sentimento/Presto agitato"): inquieti mossi moderni nelle loro evoluzioni. Persino il movimento lento, che pure è pervaso da un forte carattere intimistico e crepuscolare. Ma anche il terzo, dal carattere si fa per dire aperto e solare, essendo però percorso da venature di malinconia. (l'ultimo movimento concede di più, senza "lieto fine") L'interpretazione di Accardo ha smussato le asperità di questa composizione, velandosi in alcuni punti di alcune imprecisioni di intonazione.

Modernità ancor più accentuata, ça va sans dire, nei tre movimenti della "Sonata in sol minore" di Debussy ("Allegro vivo"; "Intermède (fantasque et léger)"; "Finale (très animé)"), musica composta tra il 1916 e il '17, fatta di suggestioni più che di rigide architetture: macchie di musica o di colore fa lo stesso, dai registri più gravi ai più acuti e con una o più f. Non senza grandi difficoltà tecniche. Composizione nella quale l'interprete è parso particolarmente ispirato.

Per finire, siamo ad un concerto di Accardo, almeno un'eco di Paganini. Se non direttamente la musica del genovese, almeno variazioni di suo Capricci (il 20, 21 e 24), trascritti per violino e pianoforte da Szymanowski: "3 Capricci di Paganini, op. 40", composizione del 1918. Una trascrizione che conferisce maggiore cantabilità al virtuosismo degli originali, dunque una musica particolarmente congeniale allo stile di Accardo.

Due bis: la "Gitana" di Kreisler e "Oblivion" di Piazzolla, graditissimi dal pubblico, tersi e nitidi nell'esecuzione.

04/01/2004





        
  



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