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Erano giovani, erano forti, erano Carabinieri

| 12 novembre 2003: l'Italia è più povera

di Federica Poli

12 novembre 2003: l'Italia è più povera.

19 anime giovani che del lavoro facevano la passione di una vita, lasciano a questa stupenda Nazione un vuoto incolmabile, incolmabile come la voragine di otto metri rimasta al posto dell'attentato, incolmabile come l'undici settembre.

Il Carabiniere nasce nel cuore dell'italiano come quello delle barzellette, quello vicino ai cittadini, quello del Maresciallo Rocca, senza dubbio il pensiero ai militari strappa a tutti un bel sorriso benevolo.

La Polizia è già qualcosa di meno vicino, di più burocratico, il Carabiniere no, il Carabiniere è quello che abita l'appartamento sotto il tuo, è quello a cui ti rivolgi senza soggezione, il Carabiniere è un padre, un nonno, un fratello.

Da oggi siamo tutti un po' più tristi, da oggi l'ilarità soffoca in gola, da oggi il sorriso stenta ad affacciarsi sul volto degli italiani.

Abbiamo perso 12 Carabinieri che con abnegazione, con passione, con ardore facevano un lavoro duro, fatto di sacrifici, di lontananza da casa, di telefonate rassicuranti a chi dall'altro capo del filo cercava di capire l'atmosfera, la vita, la situazione di un Paese come l'Iraq così lontano e così diverso.

Stavano per tornare, stavano per riabbracciare i propri cari, stavano per congedarsi da quel temibile territorio che di Saddam Hussein ha fatto un leader di paura e terrore. Il terrore che ora leggiamo negli occhi dei 57 milioni di compatrioti, il terrore nel pianto dei famigliari di chi per altruismo ha concesso l'esistenza al mondo intero.

Si è librato con loro nell'aria un alito di coscienza, di rabbia, di voglia di riscatto.

Sarà ora più agguerrita la lotta contro i terroristi, la lotta contro l'integralismo religioso contro ogni forma anti democratica.

Purtroppo viviamo in una realtà che contrappone diversi modi di concepire l'esistenza: c'è chi ritiene che la vita sia un valore indissacrabile e chi uccide in nome di non so quale ideale. Morire a 25 anni mentre si cerca di aiutare il prossimo è il servizio reso da quelle povere anime, e guardare le televisioni che rendono servizi su questo scempio della società delle differenze, riga gli occhi di lacrime e riempie il cuore di inquietudine. Il dolore mi attanaglia l'anima. L'impotenza di fronte a cotanta barbarie mi rende astiosa ed arrabbiata.

Come risponde il mondo all'ennesimo atto di terrorismo? Cosa raccontano ai genitori, alle mogli ai figli dei caduti le maestranze del nostro Paese? Un'onorificenza, una medaglia, del denaro, non fermano il pianto, non sedano il rancore e, soprattutto, non rendono la vita più facile.

Questa tragedia nostrana deve aiutare tutti a riflettere sul valore dell'esistenza sulla fortuna di avere una cultura anche fin troppo lassista.

È notizia di pochi giorni fa, terroristi di casa nostra che vengono scovati e arrestati, persone normali che però uccidono, uccidono per degli ideali, di politica. Che boria!

Quando il Paese era in festa perché qualcosa si era mosso, perché Biagi, D'Antona e il poliziotto Petri finalmente ricevevano degna sepoltura e l'Italia compatta gravava sulle nuove B.R. come la mannaia del boia, ecco l'alba del 12 novembre a ricordarci che non è finita, che il male non è geograficamente limitabile, né tantomeno prevedibile.

Non possiamo che stringerci attorno a chi soffre, a chi piange, perché morire facendo del bene è onorevole, perché morire per dei valori pareva ormai appartenere solo ai cavalieri d'antica forgia, perché avere una divisa ed amarla fino a regalarle la vita è eroico.

Erano giovani, erano forti, erano Carabinieri

14/11/2003





        
  



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