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Ecce Homo et Honor Picenis

| PICENIALAND - Digressione sulla serata del Piceno dell'anno.

di Melissa Cellini

La scenografia è delle più inusuali. Una discoteca solitamente popolata da star e pseudo-starlette, nonché dal popolo della notte che non ne ha mai abbastanza, questa volta è piena di volti veramente di tutte le età. C'è il non plus ultra della specie homo picenus: da bimbi talmente piccoli che dopo mezz'ora sono già abbioccati sui divanetti a persone che in una nottata normale verrebbero considerate fuori tempo massimo; da adolescenti che in questa serata con papà e mamma sono venuti esclusivamente per un gettone in pista gratis, a chi non appena il DJ alla consolle fa partire un pezzo "dance" vorrebbe non aver dimenticato a casa i tappi per le orecchie.

Si parla di presenzialismo Piceno e non è voluto mancare nessuno alla propria festa autocelebrativa. Inutile dire che ce ne sono di tutti i colori, ma non negli abiti visto che predomina lo scuro. Eh già però, i Piceni sono biondi, mori, castani e anche rossi, la maggior parte sono abbronzati… Scusate se è poco: "siamo Piceni e sono secoli che andiamo al mare!". Prima dell'inizio dello show ovviamente non manca la solita lotta a chi ha il posto maggiormente in vista, il dilemma è però come determinare quale sia il divanetto migliore visto che si fa fatica ad individuare quale sarà il palco? Finalmente anche noi troviamo il nostro posto – si erano forse dimenticati della stampa?!? - e da bravi "guerrieri Piceni" lotteremo per mantenerlo sino a fine serata … Beh, tanto il palco lo vediamo da lontano e in tutta onestà il nostro posto non fa gola poi a molti.

"Buona sera, buona sera a tutti!" Il Piceno pride ha inizio tra lustri e lustrini, d'altronde siamo tutti qui per sottolineare il nostro orgoglio di essere abitanti del territorio ed anche discendenti forse – in caso di dubbio consultate gli alberi genealogici – del glorioso popolo che secondo Strabone e  Plinio il Vecchio era discendente dei Sabini ed era giunto nel territorio adriatico durante i rituali della "primavera sacra" seguendo un picchio, animale sacro al dio Marte. Nessun divino rituale nella serata se non forse qualche danza a scongiuro della pioggia da parte degli organizzatori che già avevano rinviato il tutto una volta, e la ridondanza cultuale del premio in sé e per sé nell'arco delle due ore di spettacolo.

La carrellata di ospiti si sussegue. Anche qui abbiamo un campionario che ci fa più che onore: giovani e meno giovani che nella vita hanno avuto successo e nella maggior parte dei casi fanno di tutto per portare nelle loro attività, più o meno locali, un tocco del Piceno. Uomini e donne. Ad uno ad uno accolti sulla scena a volte pronunciano parole realmente emozionate, altre mostrano grande nonchalance e rigore. Il Piceno ama distinguersi in questi due tratti contrapposti e conviventi: commozione e sentimento vs fermezza e determinazione. L'eterna lotta caratteriale non darà né vinti né vincitori solo una predominanza di aspetti a seconda delle situazioni. In questo caso ci si trova a ritirare un premio come "simbolo Piceno dell'anno 2003" e chi ha già pronta la sua prossima candidatura non perde occasione per prendere nota a bordo campo sulle qualità dell'atteggiamento vincente.

E veniamo al premio, una bella scultura bronzea realizzata ad ispirazione dei reperti archeologici Piceni da Francesco Milanaccio: una statuetta grande quasi quanto un oscar e più o meno dello stesso colore – che sia un caso? Quello che in realtà ci sorprende di più, è che nessuno nel sereno svolgimento della serata abbia improvvisamente esclamato: "e cche è shtu mammucce'?" come incautamente fece l'agricoltore di Capestrano quando vangando trovò il suo guerriero. Attenzione signori miei, perché il premio oltre che oggetto di valore è soprattutto un riconoscimento di prestigio, pensate che c'è chi farebbe carte false per esserne decorato.

Ma questo Piceno è davvero un guerriero! D'altronde lo aveva previsto un paio di secoli fa l'abate Giuseppe Colucci che l' homo picenus si sarebbe fatto valere, peccato che l'unità d'Italia gliel'abbiano soffiata i Savoia, magari ci saremmo evitati ora le beghe sul loro rientro o no in patria! (Questo detto con il massimo rispetto dei monarchici praticanti). La sua valenza nel nuovo millennio si misura nel campo di battaglia della vita, in quello che riesce a fare giorno per giorno con i suoi successi legati all'operatività nella vita quotidiana.

Ma badate concittadini Piceni, che anche qualora il prossimo anno voi non riceveste il "premio", non consideratevi sconfitti perché potrebbe sempre venire il vostro turno, non è  mai troppo tardi per il vostro momento di gloria. E se la fortuna volesse che voi non ne veniate fregiati, non crucciatevene, perché l'orgoglio Piceno va anche oltre le onorificenze, quello che conta è essere Piceni dentro e per noi stessi … o forse no?

Un dubbio sibillino infatti da quella sera ci attanaglia, sarà forse lo sguardo intenso di quella donna raffigurata sul quadro di scenografia al palco, ma… "la verità è  – davvero – sempre negli occhi di chi guarda?"

20/08/2003





        
  



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