Il Consiglio Regionale ha approvato l'introduzione della ASUR azienda sanitaria unica regionale
| "Personalmente ritengo che l'architettura amministrativa approvata non renderà il sistema sanitario regionale sicuramente più efficiente di quello attuale".
di Rocco Sannicandro
Dopo mesi di discussione e polemiche sul riordino del servizio sanitario marchigiano, il Consiglio Regionale della scorsa settimana ha approvato l'introduzione della ASUR azienda sanitaria unica regionale al posto delle 13 aziende sanitarie locali attualmente esistenti.
Il dibattito, tutto di livello regionale, non pare abbia molto coinvolto la comunità locale, né da parte degli utenti né da parte delle rappresentanze politiche.
Qualche intervento, per la verità non è mancato a cura di esponenti della giunta comunale, ma una presa di posizione ufficiale dell'amministrazione non ha visto la luce.
Eppure la sanità non è argomento di secondaria importanza nella vita di tutti né l'aspetto organizzativo può ritenersi avulso dalla qualità delle prestazioni sanitarie che possono essere erogate.
Personalmente ritengo che l'architettura amministrativa approvata non renderà il sistema sanitario regionale sicuramente più efficiente di quello attuale, frutto com'è di un evidente compromesso politico: certamente non renderà il servizio migliore se anche la scelta degli organismi sia di gestione che di controllo risponderanno più che ad una logica di professionalità e capacità ad una esigenza di spartizione tra le forze politiche.
Né può dirsi che il principio ispiratore della riforma attuata sia in sintonia con la fase costituzionale attuale, rappresentata dal passaggio dall'accentramento dei poteri ad una graduale devoluzione, improntata alla sussidiarietà, intesa come partecipazione di diversi soggetti alla gestione dei servizi, partendo proprio da quelli più vicini ai cittadini.
Ma varata la prima parte della riforma, in questa settimana si giocherà la partita più importante, quella strettamente legata alla qualità del servizio che verrà reso ai cittadini ed alla funzione che verrà riservata all'ospedale di questa città sia per le specialità conservate sia per il livello delle stesse.
Nel merito della discussione per l'approvazione del piano sanitario tutta la comunità sambenedettese si augura che i rappresentanti locali in seno al Consiglio Regionale, di qualunque appartenenza, si impegnino affinché nella ristrutturazione dei servizi siano rispettati i LEA livelli essenziali di assistenza siano assicurati servizi di qualità, in grado di consentire una tendenza alla riduzione della mobilità passiva a favore di strutture ospedaliere di altre regioni, sia evitato un depotenziamento di posti letto di alcune divisioni senza il contestuale potenziamento dei servizi alternativi.
Il futuro del servizio sanitario di questa città non può prescindere dalla conoscenza della sua storia, che ricorda un ospedale di eccellenza con servizi che costituivano riferimento di vasto hinterland di utenze e del contesto attuale, di città e vocazione turistica, in cui l'emergenza assume un'importanza indifferibile.
Non si possono inoltre smantellare servizi essenziali, quali chirurgia che nella previsione di tagli di posti letto assume dimensioni preoccupanti.
La necessità di garantire ai cittadini un sistema sanitario equo si legge nel Piano Sanitario Nazionale 2003/2005 diviene sempre più urgente nel nostro Paese.
L'equità dovrebbe guidare le politiche sanitarie. Vi sono parecchie inequità di sistema che vanno dalle differenze quali quantitative nei servizi erogati in varie aree del Paese così come della nostra Regione , alle disuniformi e lunghe liste di attesa anche per patologie che non possono aspettare, agli sprechi e all'inappropriatezza delle prestazioni.
Un piano sanitario serio non può prescindere da queste considerazioni se vuole effettivamente riformare la sanità nel territorio e garantire al cittadino di ogni zona della Marche, da nord e sud, quel diritto alla salute costituzionalmente sancito.
Infine, il nuovo assetto sanitario affida alla Conferenza dei Sindaci della zona il ruolo fondamentale di programmazione e di portavoce dei bisogni della collettività rappresentata.
Finora tale organismo non può dirsi che abbia svolto appieno il ruolo rivestito; c'è da augurarsi che in prospettiva, conscio della determinante funzione di rappresentanza della propria comunità, dia la giusta e necessaria incisività al ruolo assegnatogli.
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26/06/2003
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