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Si è svolta, quest'oggi, la 3^ Conferenza provinciale sulla cooperazione

Ascoli Piceno | L'incontro ha visto la partecipazione ed il confronto di istituzioni, esperti, cooperatori e rappresentanti del Movimento Cooperativo.

di Mauro Giorgi

Sostegno e supporto, rafforzamento ed accelerazione, attività di informazione e sensibilizzazione, attivazione di un Osservatorio, maggiore visibilità e presenza ed infine un maggior coinvolgimento della Cooperazione nelle politiche locali di sviluppo sulla base di progetti ad hoc.
E' su questi 5 aspetti, dovuti da una analisi e studio delle caratteristiche del Movimento Cooperativo provinciale, delle dimensioni e peculiarità, del posizionamento strategico nel contesto economico e sociale provinciale dei cambiamenti intervenuti nel corso degli anni '90, delle tendenze in atto ed infine dei punti di forza e debolezza del sistema, con le sue minacce e opportunità, che si punta per lo sviluppo e la promozione della Cooperazione in Provincia di Ascoli Piceno.

Questa indagine, metodologicamente fondata sull'integrazione di 3 ambiti di analisi (quantitativa, qualitativa ed economico finanziaria), sull'approccio di marketing strategico (analisi del posizionamento e del S.W.O.T.) ed infine sul benchmarking (confronto con altri contesti ed aree di riferimento della cooperazione in Italia), vede che, nelle dimensioni medie tra gli addetti per cooperazione, Ascoli Piceno e Macerata sono su valori inferiori (tra il 6 ed il 7%), Pesaro in posizione intermedia (› 7%) ed infine Ancona su valori superiori all'11%.
In questo confronto, infatti, si denota che:
Ancona possiede una maggiore concentrazione (› 20%), ed una specializzazione nel settore manifatturiero e dei servizi socio sanitari;
Pesaro mostra valori superiori nell'edilizia, nel settore turistico e nel credito;
Macerata nell'edilizia e servizi;
Ascoli Piceno vede, infine, una maggiore concentrazione nei servizi socio-sanitari ed una specializzazione nei servizi professionali e dell'istruzione.

L'analisi del posizionamento strategico, invece, si fonde su più chiavi di lettura:
La percezione e la visione del Movimento Cooperativo ove si registra un livello di conoscenza non elevato, una notorietà, in termini di sigle e nomi, che premia maggiormente le Cooperative (78% di risposte valide) rispetto alle Organizzazioni (50%) ed infine una percezione che sfocia nel proseguimento di scopi sociali (28% degli operatori leader), nella democrazia economica (18%), nella mutualità interna (13%), nella gestione di utili (15%) ed infine nella presenza della figura del socio lavoratore (11%);

La vicinanza/distanza dalla "mission" cooperativa in cui si rileva un "gap" di circa 6/8 punti nei due campioni dovute ad una carenza di visione strategica, manageriale, culturale, formativa e di competenze del management cooperativo ed a una gestione cooperativa più tesa al perseguimento degli obiettivi economici che di quelli mutualistici e di solidarietà. I cooperatori, inoltre, pongono l'accento sul contesto esterno (mercato, norme e cultura) e sulle difficoltà ed i vincoli che esso pone;

I bisogni della società, del sistema economico e la capacità di soddisfarli avendo un'esigenza sempre più avvertita e crescente, un aumento nella diffusione del cosiddetto "Terzo Settore", ed un progresso rivolto verso la responsabilità sociale (CSR) e la sua certificazione (l'Italia è il 2 paese al mondo per numero di certificati rilasciati), il bilancio sociale ed il commercio equo-solidale;

La collocazione ed il ruolo nel contesto economico, sociale e locale dove la frequenza dei rapporti tra Movimento Cooperativo ed ambiente esterno non raggiunge mai elevati livelli di frequenza, dove si rileva l'esiguità dei rapporti con Università e Centri di Ricerca, dove la qualità si rivela generalmente più che soddisfacente ed infine si conferma la necessità, per le Centrali Cooperative, di agire e lavorare per una maggiore visibilità e capacità di fare rete con gli altri settori del sistema socioeconomico.

20/06/2003





        
  



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