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Discorso del Sindaco Martinelli per la Festa della Repubblica

San Benedetto del Tronto | "Andiamo a rileggerci la nostra Costituzione: capiremo tante cose della nostra storia"."Non c'è benessere economico, progresso sociale senza l'affermazione dei diritti di democrazia e libertà".

di Domenico Martinelli*

Autorità, rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d'arma, cittadini.

Eccoci nuovamente riuniti in questa sala, la sede della massima espressione democratica della nostra città, per una festa di compleanno.  Compie infatti 57 anni la nostra Repubblica. 57 anni fa, con il voto referendario, gli italiani compirono la scelta definitiva e solenne di vivere nel migliore sistema di organizzazione di una società civile che l'uomo si sia mai dato, la democrazia repubblicana.

“Res publica”, cioè patrimonio di tutti. Sembra un concetto scontato, quasi ovvio dopo 57 anni di vita democratica. Così non è: la storia ci insegna che la democrazia repubblicana è una conquista faticosamente raggiunta non solo nel nostro Paese ma, seppure con forme e tempi diversi, in tutto il mondo. Basti pensare ai regimi che hanno dominato il mondo nei secoli scorsi, dal feudalesimo agli stati assoluti, ma soprattutto alla situazione dei tempi odierni, in cui sono tantissime le nazioni che non conoscono il principio di eguaglianza dei cittadini, i diritti di libertà, le pari opportunità di crescita sociale e civile per tutti. I rapporti delle Nazioni  Unite segnalano purtroppo un regresso nel processo di democratizzazione dei Paesi in via di sviluppo che era stato faticosamente avviato negli anni 80 e 90.

Ecco perché non dobbiamo mai dimenticarci da dove veniamo, quanta fatica e quanto sangue siano stati necessari per avere tutto ciò di cui oggi godiamo. E dobbiamo anche ricordare sempre che non c'è benessere economico, progresso sociale senza l'affermazione dei diritti di democrazia e libertà: diritti umani e civili e ricchezza materiale viaggiano sempre di pari passo, dove mancano i primi la seconda stenta a diffondersi. E' impensabile una società libera dove l'economia possa dominare sull'azione politica, intesa come costante e continua affermazione di quei diritti fondamentali.

Ecco perché non dobbiamo mai considerare momenti come quello di stamane come ripetitive occasioni piene di retorica: queste cerimonie sono un rito laico di ringraziamento, un momento di riflessione collettiva per apprezzare ogni giorno quanta strada abbia fatto l'Italia in questi 57 anni e per prendere tutti, tutti insieme, un impegno solenne, affinché quelle conquiste siano mantenute e rafforzate.

Purtroppo il clima che si respira oggi in Italia non è dei più favorevoli: non passa giorno senza che i mass media registrino attacchi reciproci tra le varie forze politiche, attacchi che senza dubbio indeboliscono le istituzioni e rischiano di minare lo stesso patto solenne di civile convivenza che sta alla base della nostra giovane democrazia. Anche le parole possono diventare pietre, e negli ultimi tempi di pietre ne sono state scagliate tantissime, di ogni dimensione e in tutte le direzioni.

Io credo che sia ora che tutti coloro che hanno responsabilità pubbliche, ad ogni livello, si fermino un attimo a riflettere su ciò che sta accadendo e su ciò che può accadere. Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi si è più volte speso in prima persona per invitare le parti a riportare il confronto democratico, che è il fondamento della vita pubblica, sui binari del rispetto reciproco. Il che non significa, si badi bene, rinunciare a criticare, a manifestare, a ribadire la propria diversità dal comportamento e dalle opinioni della parte avversa. Confronto democratico vuol dire riconoscere all'avversario politico il diritto dovere di esprimere le proprie opinioni in assoluta libertà, fornendo il proprio contributo di idee ad un processo di costruzione dello sviluppo di un Paese. Senza confusioni tra chi governa e chi è all'opposizione, ma anche senza sentirsi in diritto di dare o togliere patenti di legittimità democratica.

Ha detto di recente il nostro presidente Ciampi: ”Vi sono princìpi su cui tutti concordiamo, e ciò va tenuto sempre presente. All'origine della concordia, come ideale di vita civile, vi sono dei valori, sui quali anche coloro che sono stati accaniti avversari si sono alfine riconosciuti. Dalla condivisione di quei valori è scaturita una riconciliazione che in alcuni momenti poteva apparire impensabile”. E' un monito che trae esempio dal passato ma che deve valere sopratutto oggi.

E poi è necessario tornare ad occuparci dei problemi concreti della gente, delle riforme indispensabili per mettere questo Paese al passo con l'evoluzione del mondo moderno di cui è parte integrante. Ognuno naturalmente ha la propria ricetta, probabilmente la soluzione ai problemi non sta mai soltanto da un parte: proprio per questo è indispensabile il confronto, lo scambio di opinioni. Questo Paese ha le intelligenze, le forze operose, le energie per trovare risposte alle tante legittime esigenze dei cittadini.
E prima di concludere mi sia consentito soffermarmi, in questa giornata in cui si celebra la nostra Repubblica, su una parola che per anni è stata sinonimo di retorica o, peggio, di vecchiume nostalgico. Questa parola è PATRIA. Io credo che sia ora di riprendere a pronunciarla con forza e convinzione, ancor più in una fase in cui, seppur con un percorso abbastanza confuso e irto di ostacoli, ci si incammina verso un'Italia federale.

E' giusto oggi ricordare che solo la Repubblica ha saputo costruire il regionalismo, lo sviluppo dell'autogoverno, delle autonomie locali. Va inoltre ricordato che la scelta di accogliere il progetto delle Regioni all'interno della carta Costituzionale fu accolta dalle giovani forze che si accingevano a ricostruire il Paese come una grande conquista di libertà, un arricchimento per la Nazione.
Carlo Cattaneo, uno dei padri riconosciuti dell'idea federalista, definisce la Patria "un comune nascimento di pensieri" .

Io credo che quel concetto, quel modo di sentire il concetto di federalismo, sia ancora valido. C'è in tutti noi italiani un comune sentire pur nella diversità di opinioni, di culture, di storie alle quali ciascuno di noi sente di appartenere. In ciò sta la nostra vera forza, la forza di questa Patria che ha superato secoli di dominazione straniera, due guerre mondiali, un difficile percorso di ricostruzione grazie al grande coraggio dei suoi cittadini.

Questo è un grande Paese, non ce lo dimentichiamo mai, che ha fatto grandi cose soprattutto negli ultimi 60 anni.

Andiamo a rileggerci la nostra Costituzione: capiremo tante cose della nostra storia, capiremo soprattutto perché, quel 2 giugno del 1946, un Paese stremato da una lunga e terribile guerra ma intriso di quei valori di libertà e democrazia che furono alla base della Lotta di Liberazione dal nazifascismo, decise che proprio quei valori sarebbero stati il fondamento del suo riscatto. Così è stato, e di questo dobbiamo tutti essere orgogliosi.  

* Sindaco di San Benedetto del Tronto.  

02/06/2003





        
  



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